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Assalto squadrista alla Rai, minacce a “Chi l’ha visto”

Assalti e minacce, secondo la migliore tradizione squadrista. E a farne le spese stavolta è la Rai, un suo programma, una redazione. Come ogni lunedì su Rai Tre va in onda ‘Chi l’ha visto’, condotto da Federica Sciarelli: tra gli argomenti della puntata gli scontri tra studenti di destra e di sinistra a piazza Navona.

Ai telespettatori vengono mostrate le immagini dei ragazzi ripresi dalle telecamere, quelli più violenti. Quelli che hanno cominciato a picchiare e lanciare in aria tavoli e sedie. I filmati ricostruiscono le fasi immediatamente precedenti l’aggressione di un gruppo di studenti dell’estrema destra ai danni di altri che manifestavano davanti al Senato contro il decreto Gelmini. La trasmissione continua, altri fatti, arrivano segnalazioni. Poi si chiude; la Sciarelli saluta. Arrivederci alla prossima settimana. Ma i fascisti preparano la loro “risposta”. E tentano un blitz a via Teulada, dove si trova la redazione del programma.

A tarda sera infatti una trentina di giovani appartenenti ad un movimento dell’estrema destra romana del centro sociale Casa Pound, alcuni con il viso coperto da passamontagna, scavalca i cancelli della sede Rai e cerca di fare irruzione. Ad accorgersi dell’intrusione è stata una guardia giurata che ha avvicinato alcuni di loro ma è stato allontanato al grido di «lasciaci in pace dobbiamo protestare». Quando la guardia giurata ha informato i giovani che a quell’ora non c’era più nessuno nelle redazioni il gruppo ha desistito e si è allontanato.

E ha scelto la strada delle telefonate minatorie: «Questa mattina sono arrivate alla redazione di ‘Chi l’ha visto?’ quattro telefonate di minaccia, in una di esse una voce ha esordito dicendo «siamo la segreteria di Forza Nuova» ha spiegato il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini in riferimento a quanto avvenuto questa notte nel Centro di produzione Rai di via Teulada. «Queste telefonate sono ora a disposizione della magistratura – prosegue Ruffini – Le voci anonime hanno accusato redattori della trasmissione con frasi del tipo ‘state attenti, sappiamo dove vivete e lavorate’». Il direttore di Raitre ha affermato che le minacce sono state indirizzate anche verso «i parenti di chi lavora alla trasmissione condotta da Federica Sciarelli» ed è stata poi presentata denuncia dalla Rai contro l’irruzione e «si è messa a disposizione delle autorità per collaborare all’identificazione dei responsabili dell’assalto notturno».

Assalto che i protagonisti definiscono «una pacifica passeggiata» per denunciare un uso strumentale e criminale del servizio pubblico». Secondo i militanti di estrema destra nella puntata della trasmissione «sono state mostrate immagini di militanti del Blocco Studentesco, invitando i telespettatori a fornire informazioni e generalità di ragazzi che non sono né scomparsi né tanto meno sconosciuti», afferma, in una nota, Casa Pound Italia.

«Non c’è stato alcun invito alla delazione in trasmissione – replica e precisa la Sciarelli – Sono solo stati documentati con alcune immagini gli scontri di Piazza Navona. Abbiamo detto solo che erano brutte immagini. Non ho in alcun modo invitato il pubblico a fornire indicazioni sugli scontri e tantomeno sui ragazzi presenti».

«Forza Nuova non c’entra con le minacce a “Chi l’ha visto” – ha fatto sapere Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di forza nuova -, come non c’entra con la “spedizionè fallita” alla Rai di roma da parte di un gruppo di destra». Di più: «Queste fantomatiche minacce non sono addebitabili a noi –
continua – nè direttamente nè indirettamente. Noi abbiamo centinaia di utenze telefoniche intestate, come movimento politico mai faremmo una tale assurdità. c’è qualcuno che sta facendo di tutto per sollevare un vespaio inutile facendo un grande favore a Berlusconi. se i riflettori vengono puntati su
queste facezie non si riesce più a organizzare un’opposizione bipartizan al ddl sul decreto gelmini».

Gli abitanti di Casa Pound, invece, insistono: «Nei fatti tramite una trasmissione del servizio pubblico si è voluto fornire a livello nazionale una vera e propria lista di proscrizione per invitare gli antifascisti più violenti a mettere in pratica la loro aspirazione più nota: ‘uccidere un fascista non è reato’».

L’Unità, 5 Novembre 2008

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