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“Forse la Gelmini mente non sapendo di mentire”, di Osvaldo Roman

L’audizione del Ministro Gelmini, svoltasi martedì 21 aprile alla Settima Commissione del Senato, rappresenta un documento importante che potrà incoraggiare in questa fase finale dell’anno scolastico la ripresa di un’iniziativa di lotta nelle scuole e soprattutto servirà a settembre per chiedere le dimissioni di un ministro che ha mentito al Parlamento e al Paese.
Ciò potrà essere fatto sulla base di una dimostrazione circostanziata, verificata nei fatti concretamente verificatisi nelle scuole, delle bugie che il ministro con severa amabilità va raccontando a destra e a sinistra, forse essendone attualmente inconsapevole.
E’ utile pertanto predisporre un materiale utile per questa ulteriore evenienza analizzando puntualmente le principali e più sbalorditive affermazioni che hanno costellato l’audizione.

Il ministro inizia la lettura del suo intervento ricordando che: “I regolamenti sul dimensionamento della rete scolastica e sul primo ciclo – definitivamente approvati dal Consiglio dei ministri – sono in via di pubblicazione.” Dimentica di ricordare che sono passati 60 giorni da quel 27 febbraio e che il Decreto interministeriale sugli organici uscito come schema e quindi non firmato è ancora probabilmente all’esame della Corte dei Conti. Dimentica soprattutto di ricordare che tutto quello che si sta facendo attualmente negli Uffici regionali e nelle scuole è privo di ogni legittimità giuridica.

Il ministro elenca le benemerenze del suo operato: “Rivendica peraltro con soddisfazione l’Intesa recentemente raggiunta in sede di Conferenza unificata Stato, Regioni ed autonomie locali sui criteri per il dimensionamento, oltre che sull’edilizia scolastica. Governo ed autonomie territoriali si sono infatti accordati per una  reciproca assunzione di responsabilità, che condurrà all’aggiornamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica e alla valutazione analitica del dimensionamento, garantendo particolare tutela alle scuole situate in zone di montagna o in altre aree disagiate.”

E’ grave che il ministro lasci intendere di ignorarlo che l’Intesa sull’edilizia scolastica (G.U. n. 33 del 10 febbraio 2009) purtroppo non si riferisca specificamente all’anagrafe e alla soluzione dei suoi problemi. Anzi aggiungendo una raccolta di nuovi moduli a quelli già esistenti essa non da una risposta alle cause strutturali che hanno ritardato e impedito il compimento dei lavori per la sua realizzazione ma compie una fuga in avanti destinata ad un sicuro fallimento. E’ significativo peraltro che il Ministro nulla abbia riferito in materia di attuazione degli impegni stabiliti nella legge 169/09 all’art.7-bis.

Quanto alla razionalizzazione della rete, e al Parere espresso dalla Conferenza unificata il 20 gennaio 2009 è vero che il Titolo I del Regolamento approvato il 18 dicembre è stato modificato, prevedendo per i criteri della razionalizzazione una specifica Intesa con la Conferenza unificata, ma è anche vero che stanti le premesse tutta la partita è ancora da verificare nei contenuti. Con riguardo alle competenze delle autonomie locali, in questi giorni gli amministratori regionali, provinciali e comunali stanno verificando come, in assenza del relativo Regolamento, si stia dando concreta attuazione a quanto previsto al TITOLO II, Art. 2 ,comma 5, del medesimo: “I dirigenti preposti agli uffici scolastici regionali provvedono alla ripartizione delle consistenze organiche a livello provinciale, avendo cura di promuovere interlocuzioni e confronti con le Regioni e con gli Enti Locali al fine di realizzare una piena coerenza tra le previsioni programmatiche del piano regionale di localizzazione delle istituzioni scolastiche e dell’offerta formativa e l’attribuzione delle risorse.” Stanno verificando cioè come in assenza di una normativa regolarmente vigente si dia attuazione agli impegni assunti. Anche da parte loro in materia i consuntivi saranno forniti a settembre.

E’ stato reintrodotto il maestro unico di riferimento – o prevalente nel caso in cui debba essere affiancato dall’insegnante di religione cattolica e/o di inglese qualora non in possesso dei relativi requisiti – sulla base di una precisa scelta didattica. Tale modello appare infatti, rispetto a quello basato sul modulo, più funzionale all’innalzamento degli obiettivi di apprendimento, con particolare riguardo ai saperi di base; inoltre, favorisce l’unitarietà dell’insegnamento soprattutto nelle classi iniziali, costituisce un elemento di rafforzamento del rapporto educativo tra docente ed alunno, valorizza il ruolo di guida, di stimolo e di sostegno dell’insegnante, amplifica e consolida le relazioni tra scuola e famiglia.”
Nell’articolo 64 della legge 133/08 non vi è traccia di tali finalità ascrivibili alla reincarnazione del maestro degli anni ’50. Il ministro cita esiti della restaurazione che sono estranei alla cultura scientifica e agli studi compiuti in materia nelle Università del nostro paese. Il Ministro non sa che avrà il suo bel da fare per costringere le scuole paritarie ad adottare tale modello e forse non sa che se non lo adotteranno perderanno il riconoscimento che è stato loro concesso. Oppure ciò non è vero? Ce lo spieghi presto per favore!

Peraltro, una volta affidata alle istituzioni scolastiche la propria dotazione organica, ciascuna scuola potrà esercitare la sua autonomia nell’organizzazione dei modelli didattici, secondo quanto previsto dall’articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999.”
Quindi se le scuole paritarie l’organico ce l’hanno possono continuare con i moduli e le compresenze? E allora per loro si potrà tollerare la perdita dei così reclamizzati e taumaturgici benefici? Nella scuole statali si lascia intendere che le aborrite compresenze, se consentite dalle disponibilità dell’organico di istituto, potranno continuare ad esistere. Non è chiaro in quel caso a cosa possano servire.

Il Ministro si sofferma indi sul tempo pieno, per il quale resta confermato, nei limiti dell’organico disponibile, il modello di 40 ore settimanali con due insegnanti, eventualmente coadiuvati da insegnanti di religione cattolica e/o di inglese in possesso dei relativi requisiti. In proposito, precisa che per il prossimo anno scolastico il numero di posti attivati è rimasto invariato rispetto all’anno scolastico 2008-2009, senza alcuna decurtazione percentuale. Anzi, la disponibilità è stata aumentata del 20-30 per cento. Inoltre, esso resta disciplinato dalla normativa vigente, non potendosi in alcun modo parlare di ritorno al “dopo scuola”. Il Ministro coglie peraltro l’occasione per esprimere stupore rispetto al notevole incremento di domanda di tempo pieno, proveniente anche da istituti privi dei necessari requisiti, manifestando il sospetto che tale aumento sia stato influenzato da informazioni strumentali, volutamente distorte e spesso condizionate da posizioni ideologiche.
Non si comprende come si possa affermare che la disponibilità per il tempo pieno è stata aumentata del 20-30 per cento. Poiché ogni insegnante del tempo pieno nella scuola primaria depone nell’organico di istituto le sue 4 ore di compresenza ci vogliono 10 insegnanti per fare 40 ore. Il Ministro ritiene seriamente che con questo modello si può offrire un aumento del 20-30% del tempo pieno e che sia in tal caso vietato definirlo doposcuola?.

Per quanto riguarda il tempo normale, il Ministro specifica che le risorse di organico disponibili consentiranno di accogliere la maggior parte delle richieste delle famiglie, ivi comprese quelle relative al modello sino a 30 ore. Il fabbisogno dell’organico è stato peraltro calcolato moltiplicando per 27 (ore settimanali) il numero complessivo delle classi prime e per 30 (ore settimanali) il numero complessivo delle classi seconde, terze, quarte e quinte, senza tener conto della disponibilità di ore derivante dalla presenza aggiuntiva di insegnanti di religione cattolica e/o di insegnanti specialisti di inglese.”
Il ministro crede di parlare in Parlamento e nel Paese con persone che non intendono come si potranno raggiungere le 30 ore con l’organico previsto per il prossimo anno. Con persone che non comprendono che un 30 ottenuto da un 22+ 8 o da un 20 +10, o da un 20+[(1)(+2)(+3)]+2 + [(+7)(+6)(+5 )] e così variamente sommando non è la stessa cosa del modulo preesistente. Non lo è soprattutto proprio sul piano didattico ed educativo. Il ministro deve sapere che ricorderanno queste sue affermazioni quei  molti milioni di famiglie italiane i cui figli, iscritti alle classi successive alla prima, torneranno a casa dopo i primi giorni di scuola e racconteranno loro che non hanno  più tutti gli insegnanti che li seguivano l’anno scorso. Si chiama continuità didattica: mai una riforma di ordinamento in Italia l’aveva violata così brutalmente!

“Il Ministro rammenta indi che, per l’anno scolastico 2009-2010, il complessivo contenimento dei posti era previsto in 44-45.000 unità. Tuttavia, in considerazione dei numerosi pensionamenti richiesti, che già assommano a circa 33.000, i tagli potranno essere meno pesanti, anche con riferimento al personale ATA.”
Il Ministro (o chi per lui) ignora che i posti vacanti per prepensionamento sono sì disponibili per i perdenti posto a causa dei tagli di organico ma che, come il buon Tremonti le potrà agevolmente spiegare, ciò non rende meno pesanti i tagli e i loro effetti economici. Non sono neppure meno pesanti gli effetti occupazionali perché moltissimi supplenti annuali e i precari in attesa di nomina perderanno ugualmente il posto o non lo conseguiranno dopo anni di attesa.

“Ella giudica infine complessivamente sostenibile l’impatto della manovra, considerando che i 2 miliardi di risparmi previsti potranno essere reinvestiti nella qualità. A tale scopo, ritiene indispensabile razionalizzare tutte le spese improduttive, in un’ottica di assunzione di responsabilità da parte dei diversi soggetti istituzionali coinvolti, fermi restando i principi di autonomia.”
In verità la legge prevede che solo il 30% di tali turpi economie possa essere reimpiegato per la scuola. Che il ministro voglia cambiare tale norma non risulta da questa dichiarazione che probabilmente più che una bugia è un refuso.

“Il ministro Mariastella GELMINI, riprendendo la propria replica, ribadisce che la polemica sul tempo pieno, protratta per mesi, ha generato ingiustificati allarmismi nelle famiglie. Si augura pertanto che le polemiche abbiano termine, atteso che la scuola ha bisogno di stabilità e punti di riferimento certi, anziché di una sistematica disinformazione”.
In numerose occasioni nel corso dell’audizione Il Ministro ricorre a toni intimidatori che in quella sede, come altrove, suonano come molto grotteschi e caratteriali.

“L’istruzione deve tuttavia fare i conti con un bilancio modesto, oltretutto caratterizzato da sprechi e da una spesa in molti casi inefficace.”
Continua la denigrazione gratuita e non documentata di un Ministro che con tutta evidenza ignora i propri compiti.

“ Quanto all’edilizia scolastica, rileva che, negli ultimi trent’anni, l’Italia ha accumulato un ritardo impressionante. Appena insediata al Ministero, ella ha peraltro istituito un gruppo di lavoro specifico; rivendica altresì con soddisfazione l’importante intesa raggiunta in Conferenza unificata di cui ha dato conto in apertura dell’audizione. Per la prima volta, infatti, è stata superata la frammentazione delle competenze; inoltre, i 1.500 milioni di euro stanziati dal Governo, sia pure certamente insufficienti, rappresentano pur sempre un segnale importante.”
I 1.500 milioni sono una vera novità. Si danno i numeri senza precisare come,in quanti anni, dove e quando!Gli ultimi numeri in materia erano i 1.000 del piano triennale antisismico che la delibera CIPE del 6 marzo 2009(ancora non pubblicata peraltro) sottraeva ai FAS dello stesso ministero oppure i 480 scodellati dal Sottosegretario Pizza il 13 gennaio 2009 alla Camera in risposta ad uninterrogazione in materia. Della presunta anagrafe si è detto.

“Con riferimento alla normativa antisismica, esprime indi l’auspicio già prossimo che il Consiglio dei ministri manifesti sensibilità nei confronti delle esigenze delle scuole, ad esempio con riguardo al “piano casa”.
L’auspicio è molto gradito non altrettanto la fumosità del suo contenuto.

“Dopo aver confermato l’abolizione delle compresenze, salvo che durante il tempo mensa, conviene sull’esigenza di incrementare le attività di orientamento al fine di ridurre la dispersione scolastica. Anche in questo caso, invoca peraltro un’informazione trasparente e corretta, che non generi confusioni.”
Avremo le compresenze nel tempo mensa. Non è vero che prima ci fossero, ma se lo saranno sarebbe una innovazione rivoluzionaria probabilmente dettata dai dietologi così come quella dei grembiulini era dettata dagli stilisti.

“Rispondendo indi alle domande sulle “classi-ponte”, precisa che si tratta di una misura niente affatto volta alla discriminazione, bensì alla piena integrazione degli alunni stranieri.”
Il Ministro ignora che una mozione parlamentare per diventare una “misura” abbisogna di qualche corposo accadimento. Di cui non ha ancora informato le scuole e neppure la stupefatta Commissione parlamentare.

Dopo aver assicurato che il Ministero ha allo studio misure adeguate per corrispondere gli arretrati cui le scuole hanno diritto, saluta e se ne và. Nelle stesse ore alcune decine di Dirigenti scolastici, forse quelli che si rammarica di non poter licenziare, incatenati ai cancelli del Ministero, le stavano ricordando che ormai nelle scuole siamo…alla carta igienica.

Audizione, ai sensi dell’articolo 46, comma 1, del Regolamento, del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sui dati relativi alle preiscrizioni scolastiche. Resoconto 

Il PRESIDENTE introduce l’audizione del Ministro, ringraziandolo per aver dato la sua disponibilità ad essere presente nella seduta odierna.

Ha la parola il ministro Mariastella GELMINI, la quale tiene in primo luogo a precisare che la riforma della scuola, delineata dall’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, è in fase avanzata di attuazione in quanto i regolamenti sul dimensionamento della rete scolastica e sul primo ciclo  – definitivamente approvati dal Consiglio dei ministri – sono in via di pubblicazione. Ella rivendica peraltro con soddisfazione l’intesa recentemente raggiunta in sede di Conferenza unificata Stato, Regioni ed autonomie locali sui criteri per il dimensionamento, oltre che sull’edilizia scolastica. Governo ed autonomie territoriali si sono infatti accordati per una reciproca assunzione di responsabilità, che condurrà all’aggiornamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica e allvalutazione analitica del dimensionamento, garantendo particolare tutela alle scuole situate in zone di montagna o in altre aree disagiate. Quanto al regolamento sul personale tecnico-amministrativo, prosegue, esso è stato recentemente sottoposto al parere della Conferenza unificata, mentre i regolamenti sui licei e gli istituti tecnici saranno a breve approvati in via preliminare dal Consiglio dei Ministri, contestualmente all’esame del provvedimento sugli istituti professionali. Passando al tema centrale dell’audizione, costituito dalle rilevazioni sull’andamento delle iscrizioni per l’anno scolastico 2009-2010 e dalle previsioni sulla formazione delle classi nella scuola primaria, ribadisce che la volontà del Governo è stata nel senso di garantire la massima scelta alle famiglie sul quadro orario, dando la possibilità di optare fra più articolazioni. Peraltro, del tutto indipendentemente dall’organizzazione oraria, è stato reintrodotto il maestro unico di riferimento – o prevalente nel caso in cui debba essere affiancato dall’insegnante di religiocattolica e/o di inglese qualora non in possesso dei relativi requisiti – sulla base di una precisa scelta didattica. Tale modello appare infatti, rispetto a quello basato sul modulo, più funzionale all’innalzamento degli obiettivi di apprendimento, con particolare riguardo ai saperi di base; inoltre, favorisce l’unitarietà dell’insegnamento soprattutto nelle classi iniziali, costituisce un elemento di rafforzamento del rapporto educativo tra docente ed alunno, valorizza il ruolo di guida, di stimolo e di sostegno dell’insegnante, amplifica e consolida le relazioni tra scuola e famiglia. Nega quindi che la scelta maggioritaria delle famiglie italiane a favore del modello a 30 ore segni una sconfitta per il Governo, come da taluni pretestuosamente sostenuto. Né va dimenticato, sottolinea, che il modulo articolato su due classi con tre docenti non solo costituisce una peculiarità del sistema scolastico italiano, ma comunque non ha sortito gli effetti positivi reclamizzati, considerato che l’Italia è passata, negli ultimi 10 anni, dal 3° all’8° posto nelle classifiche europee. Peraltro, una volta affidata alle istituzioni scolastiche la propria dotazione organica, ciascuna scuola potrà esercitare la sua autonomia nell’organizzazione dei modelli didattici, secondo quanto previsto dall’articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999. Il Ministro si sofferma indi sul tempo pieno, per il quale resta confermato, nei limiti dell’organico disponibile, il modello di 40 ore settimanali con due insegnanti, eventualmente coadiuvati da insegnanti di religione cattolica e/o di inglese in possesso dei relativi requisiti. In proposito, precisa che per il prossimo anno scolastico il numero di posti attivati è rimasto invariato rispetto all’anno scolastico 2008-2009, senza alcuna decurtazione percentuale. Anzi, la disponibilità è stata aumentata del 20-30 per cento. Inoltre, esso resta disciplinato dalla normativa vigente, non potendosi in alcun modo parlare di ritorno al “dopo scuola”. Il Ministro coglie peraltro l’occasione per esprimere stupore rispetto al notevole incremento di domanda di tempo pieno, proveniente anche da istituti privi dei necessari requisiti, manifestando il sospetto che tale aumento sia stato influenzato da informazioni strumentali, volutamente distorte e spesso condizionate da posizioni ideologiche. Per quanto riguarda il tempo normale, il Ministro specifica che le risorse di organico disponibili consentiranno di accogliere la maggior parte delle richieste delle famiglie, ivi comprese quelle relative al modello sino a 30 ore. Il fabbisogno dell’organico è stato peraltro calcolato moltiplicando per 27 (ore settimanali) il numero complessivo delle classi prime e per 30 (ore settimanali) il numero complessivo delle classi seconde, terze, quarte e quinte, senza tener conto della disponibilità di ore derivante dalla presenza aggiuntiva di insegnanti di religione cattolica e/o di insegnanti specialisti di inglese. Dopo aver puntualizzato che per la scuola dell’infanzia sarà possibile confermare le consistenze organiche dell’anno scolastico 2008-2009 e che per la secondaria di primo grado il modello orario normale è stato assicurato in 30 ore settimanali, ella si sofferma sui criteri e le modalità per l’attribuzione dell’organico di sostegno, richiamando il rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni definito dal Governo precedente. Informa altresì che è stata confermata la disposizione che prevede, di norma, non più di 20 alunni per classe in presenza di soggetti disabili. Su richiesta delle relative associazioni, è stata infatti eliminata dal regolamento sul dimensionamento la possibilità di derogare a tale criterio. Il Ministro rammenta indi che, per l’anno scolastico 2009-2010, il complessivo contenimento dei posti era previsto in 44-45.000 unità. Tuttavia, in considerazione dei numerosi pensionamenti richiesti, che già assommano a circa 33.000, i tagli potranno essere meno pesanti, anche con riferimento al personale ATA. Ella comunica altresì che nei giorni scorsi ha provveduto a chiedere al Ministero dell’economia di dar corso al piano triennale delle immissioni in ruolo del personale docente ed ATA e ad autorizzare per l’anno scolastico 2009-2010 circa 20.000 nomine in ruolo. Inoltre, è stata prevista la possibilità per i docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento di richiedere, per il prossimo anno scolastico, l’inserimento nelle graduatorie di più province, ovviamente in coda a coloro che sono già compresi nelle stesse, al fine di garantire ai docenti precari ulteriori possibilità di conseguimento dell’incarico annuale e ridurre così notevolmente il numero dei supplenti annuali che si prevede non otterranno nomina. Sono poi allo studio, di concerto con il Ministero del lavoro e con quello della pubblica amministrazione e innovazione, interventi intesi a dare precedenza assoluta, nel conferimento delle supplenze temporanee, ai supplenti annuali attualmente in servizio, anche con l’adozione di provvedimenti in deroga alla normativa vigente in materia di precariato. Prima di concludere, il Ministro pone altresì l’accento sulla prossima emanazione di un provvedimento di riforma della formazione iniziale dei docenti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, che costituisce il completamento della moratoria delle Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario (SSIS) disposta dal decreto-legge n. 112. Riservandosi di intervenire sui contenuti della riforma in una diversa occasione, precisa fin d’ora che essa prevede una consistente valorizzazione dell’autorità di tirocinio, coniugando l’esigenza di approfondite conoscenze disciplinari con la riflessione pedagogica e lo sviluppo delle capacità didattiche. Ella giudica infine complessivamente sostenibile l’impatto della manovra, considerando che i 2 miliardi di risparmi previsti potranno essere reinvestiti nella qualità. A tale scopo, ritiene indispensabile razionalizzare tutte le spese improduttive, in un’ottica di assunzione di responsabilità da parte dei diversi soggetti istituzionali coinvolti, fermi restando i principi di autonomia.

Seguono quesiti posti dai senatori.

Il senatore RUSCONI (PD) sollecita preliminarmente il Ministro a rispettare il ruolo del Parlamento, lamentando che fino ad ora siano state diffuse informazioni principalmente alla stampa, incrinando in tal modo il confronto sui contenuti nelle Commissioni competenti. Fa presente al riguardo che in questi mesi il Parlamento ha supportato adeguatamente l’Esecutivo per far fronte alla crisi economica, ad esempio con riguardo alle Fondazioni lirico-sinfoniche e allo sport, sicchè analoga posizione potrebbe essere assunta a favore dell’istruzione. Con riferimento alla libertà educativa ed alla scelta delle famiglie in ordine al quadro orario della scuola primaria, rammenta poi che l’Esecutivo aveva assicurato che sarebbero state mantenute anche le eventuali richieste aggiuntive di tempo pieno; a fronte dei cospicui risparmi conseguiti, domanda pertanto se saranno effettivamente garantite le scelte delle famiglie, al di là dell’abolizione ormai acclarata delle compresenze. Si sofferma poi sul tema delle supplenze, che costituiscono oneri economici per le scuole, rispetto al quale chiede di sapere come verranno sostituiti i docenti assenti, stante il limite di 18 ore di servizio; domanda altresì come sarà gestita la fascia oraria della mensa durante il tempo pieno nonché quali saranno i soggetti su cui graveranno i costi delle visite fiscali. Dopo aver domandato delucidazioni in ordine al presunto ritorno alla “riforma Moratti” in ordine al modello delle 30 ore, segnala che secondo dati Unicef circa un terzo degli studenti delle scuole superiori italiane non raggiunge il diploma; ciò rappresenta a suo avviso un dato assai grave, dimostrazione del livello di insufficienza della scuola secondaria di secondo grado anche a confronto con gli standard  europei. Chiede altresì maggiori dettagli circa le risorse destinate al merito, invocando un chiarimento riguardo al mantenimento del Piano triennale di assunzioni introdotto dal Governo Prodi, nonché sulle prossime nomine in ruolo con particolare riferimento al personale ATA. Nel ricordare con dispiacere che circa il 40 per cento dei bambini non pratica alcuna attività sportiva, ipotizza l’inserimento dell’insegnante specialista in scienze motorie anche nella scuola primaria, accanto a quelli di inglese e di religione cattolica. Chiede inoltre l’intenzione del Governo circa la sicurezza degli edifici scolastici, rammentando che il Partito democratico e l’Italia dei valori avevano proposto di destinare il 20 per cento dei risparmi conseguiti nella scuola a tale questione. Avviandosi alla conclusione, pone in luce il tema del reclutamento, interrogandosi sulle modalità per incentivare i giovani laureati ad inserirsi nella scuola considerato che attualmente le SSIS sono a pagamento e non garantiscono un’immediata immissione in ruolo. Dichiara infine la disponibilità del suo Gruppo a stipulare un vero e proprio patto di legislatura affinché tutti i risparmi ottenuti nella scuola siano reinvestiti nel comparto.

Il senatore ECCHER (PDL) fa presente che alcune realtà territoriali – tra cui la provincia di Trento – si sono volutamente differenziate dalle scelte del Governo con riferimento ad esempio all’introduzione del voto in condotta, che non rientra nella media scolastica. Ciò ha dimostrato a suo giudizio il tentativo di rivendicare una autonoma capacità decisionale nei confronti della quale l’Esecutivo dovrebbe invece prendere adeguati provvedimenti. Invoca inoltre un chiarimento definitivo sulla durata delle ore di insegnamento, atteso che spesso esse non sono effettivamente di 60 minuti ma vengono artificialmente ridotte senza parametrare la conseguente determinazione dell’organico, esclusivamente a vantaggio del personale. Nel deplorare che il tempo scuola e il modulo siano stati articolati sulla base di rivendicazioni sindacali senza tener conto delle esigenze dell’utenza, sollecita infine maggiore trasparenza e correttezza per evitare improprie distorsioni. 

La senatrice  Mariapia GARAVAGLIA (PD), nel precisare di aver chiesto più volte al Governo una discussione assidua con il Parlamento sui temi del sapere a conferma che la scuola è un patrimonio di tutti, reputa che le richieste aggiuntive di tempo pieno anche da parte di istituti che attualmente non posseggono i relativi requisiti testimonino un’esigenza nuova nei confronti della quale occorre dare risposte idonee. Lamenta inoltre la lesione dell’autonomia scolastica, troppo spesso intaccata da provvedimenti di tipo centralistico. Chiede quindi al Ministro come sarà concretamente attuato il tempo pieno, tenuto conto che sono state eliminate le compresenze e che l’orario pomeridiano non è più correlato all’assolvimento dell’obbligo di istruzione essendo gestito da un docente diverso da quello cui è affidato l’orario antimeridiano, giudicato principale. Nel rilevare con rammarico il disimpegno nei confronti della scuola anche da parte degli enti locali, invita a rendere operativa la valutazione anche in termini monetari. Auspicando un confronto con la Commissione in ordine all’imminente regolamento sulla formazione del personale, ritiene altresì che l’insegnante unico rappresenti un impoverimento per la didattica atteso che ciascuna materia necessita di apprendimenti specifici. Si associa inoltre alla richiesta del senatore Rusconi di un chiarimento circa il modello introdotto nella scuola primaria rispetto alla “riforma Moratti”, sottolineando la necessità di un approfondimento dal punto di vista pedagogico-didattico per valutare se il modulo basato su tre insegnanti può essere realmente considerato obsoleto. Al riguardo, nel lamentare la ristrettezza dei tempi che la Commissione ha avuto a disposizione per l’esame del decreto-legge n. 137, rinnova la richiesta di un dibattito nel merito con il Parlamento,tanto più che si avverte un diffuso bisogno di certezza nel Paese. Con particolare riferimento al voto in condotta, invita a valutare che il suo inserimento nella media di ciascuno studente rischia di determinare squilibri sul rendimento accademico solo in parte condivisibili. Concorda infine con la prioritaria esigenza di reinvestire nella scuola i risparmi conseguiti nel settore.

Il sentore VALDITARA (PDL) reputa che la relazione del Ministro smentisca l’allarmismo diffuso impropriamente nella stampa e nella scuola, augurandosi che vengano adottati gli opportuni provvedimenti nei confronti degli insegnanti che hanno boicottato la riforma e generato sterili disagiCon riferimento alla scelta delle famiglie, sottolinea la distinzione tra il modello del maestro prevalente con le 30 ore settimanali, da un lato, e il modulo, dall’altro, atteso che quest’ultimo rappresenta una scelta didattica da modificare recuperando quella serietà che in passato alcuni esponenti del Centro-sinistra avevano rivendicato. In proposito, cita come esempio i risultati in matematica degli alunni delle scuole primarie, che appaiono assai deludenti negli ultimi anni rispetto al periodo in cui non era ancora stato introdotto il modulo dei tre insegnanti. Reputa altresì necessaria una seria specializzazione per quanto concerne l’insegnamento dell’inglese nella scuola primaria, che potrebbe trovare spazio proprio nell’imminente regolamento sulla formazione dei docenti. Nel concordare con l’intenzione di investire una parte dei risparmi per la valorizzazione dei docenti, domanda infine al Ministro in che modo sarà giudicata la qualità dei docenti, tanto più che le somme da destinare sono alquanto considerevoli. 

La senatrice BASTICO (PD) ritiene che le informazioni rassicuranti fornite dal Ministro non corrispondano assolutamente ai provvedimenti assunti, generando gravi difformità che creano allarme nella scuola e nelle famiglie. Nel ribadire a sua volta l’opportunità di un confronto costante con il Parlamento sollecita il Ministro a fare chiarezza, deplorando l’assenza di un disegno di riforma. Pur riservandosi di approfondire la riforma del secondo ciclo, lamenta che fino ad ora la logica prevalente sia stata quella dei tagli la cui origine è rinvenibile nell’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008; in proposito reputa insostenibili tali decurtazioni per la scuola se non a svantaggiodella qualità. Precisa poi che il Governo Prodi aveva avviato una sperimentazione provinciale per l riorganizzazione selettiva del comparto, nella consapevolezza dell’esigenza di una razionalizzazione; fa presente altresì che i risparmi realizzati nelle province restavano a disposizione delle scuole e dei territori. Stigmatizza pertanto che, a fronte di un’iniziativa ragionevole e diversificata, il Governo abbia invece deciso di abbandonare detta sperimentazione e di operare tagli indiscriminati che incideranno pesantemente proprio sulle realtà che hanno fino ad ora prodotto risultati positivi come ad esempio l’Emilia Romagna e la Lombardia. Al riguardo deplora la riduzione dei docenti in alcune aree nonostante si registri un incremento della popolazione studentesca. Rispetto alle presunte conferme riguardanti il tempo pieno, rammenta che il Governo aveva promesso addirittura un incremento che risulta irrealizzabile stanti le attuali misure. Nel sottolineare la necessità di soddisfare le domande delle famiglie anche rispetto alla scuola dell’infanzia, paventa il rischio di una diminuzione delle ore nelle materie fondamentali quali ad esempio italiano,informatica e lingua straniera nella scuola secondaria di primo grado, mentre in quella di secondo grado, benché la riforma sia rinviata di un anno, si riducono comunque in maniera drastica i docenti. Quanto ai precari, nega che i tagli siano meno pesanti in quanto si registrano numerosi pensionamenti, atteso che questi ultimi non possono essere confusi con i posti in organico, oggetto di una brusca diminuzione. I tagli del personale, prosegue, impediscono infatti ad altri docenti precari di essere immessi in ruolo, con conseguenze assai gravi, considerato che non sono previsti ammortizzatori sociali. Puntualizza inoltre che sono vacanti circa 25.000 posti in organico rispetto ai quali le prossime assunzioni sono totalmente insufficienti. Domanda quindi l’opinione del Governo rispetto alla proposta del Partito democratico di introdurre un’indennità di disoccupazione per il personale della scuola che ha svolto nell’ultimo anno almeno 180 giorni di servizio, analogamente a quanto previsto per altri comparti. Invita poi il Ministro a ridurre l’entità dei tagli dei docenti e del personale ATA a partire dall’Abruzzo, nella prospettiva di ripensare le riduzioni regione per regione dando anche un segnale di solidarietà e coesione sociale. Chiede altresì l’elaborazione di un piano di sicurezza delle scuole con risorse effettive, suggerendo interventi straordinari per adeguare la situazione attuale alla normativa anti-sismica e lamentando il dimezzamento dei finanziamenti destinati a tale scopo. Quanto alla riforma del secondo ciclo, nel rammentare che fino ad ora non è stato fatto cenno ad un riordino degli istituti professionali, manifesta forte preoccupazione per l’intensa stipulata con la regione Lombardia, in quanto essa prefigura un passaggio dell’istruzione professionale alle regioni, sul quale il Partito democratico è contrario. Sollecita indi maggiori chiarimenti sul sistema dei licei nonché sulle “classi- ponte”, domandando a tale ultimo riguardo se è previsto un tetto di alunni stranieri nelle classi. Nel lamentare la confusione e l’incertezza in cui versa il comparto, invoca infine più trasparenza e rispetto della legalità in merito all’attuazione del Piano programmatico e alla pubblicazione – non ancora avvenuta – dei regolamenti inerenti il primo ciclo, atteso che essi sono il presupposto giuridico per l’emanazione della circolare sulle iscrizioni e del decreto sugli organici.

Il senatore PITTONI (LNP) auspica un confronto con la Commissione con riferimento all’imminente regolamento sulla formazione del personale della scuola.

Il senatore BEVILACQUA (PDL) augurandosi che al termine della legislatura la scuola possa diventare davvero meritocratica, segnala il disagio e la preoccupazione di alcuni territori rispetto ai recenti provvedimenti sull’istruzione, soprattutto in termini di possibili riduzioni di posti. Domanda inoltre se corrisponde al vero l’affermazione per cui nelle scuole primarie l’insegnante prevalente, in  assenza di docenti specialistici, sia chiamato anche ad insegnare l’inglese e la religione. Chiede altresì se è previsto un piano per la sicurezza delle scuole, suggerendo uno studio specifico sulle realtà meridionali, tenuto conto che numerosi istituti sono collocati in edifici privati determinando così notevoli costi. Nel domandare l’orientamento dell’Esecutivo circa il proliferare dei progetti attuati nelle scuole, manifesta preoccupazione per il presunto decremento, pari a circa il 70 per cento, dei fondi assegnati alle scuole materne paritarie. Chiede infine al Ministro di chiarire la posizione dei dirigenti scolastici vincitori di concorso che abbiano rifiutato l’incarico, pur avendo acquisito legittimamente il titolo.

La senatrice ADERENTI (LPN) nel ringraziare il Ministro per le rassicurazioni rese alla Commissione, suggerisce di riattivare corsi di aggiornamento per i docenti onde fugare i dubbi circa le possibili difficoltà per gli insegnanti della scuola primaria di impartire tutte le discipline. In
merito, precisa che anche i docenti più anziani nonché i laureati in scienze della formazione
primaria, pur abilitati per l’insegnamento delle varie materie, potrebbero beneficiare del ripristino di tali corsi, sul modello di quanto avvenuto con la collaborazione dell’Indire in occasione della “riforma Moratti”. Segnala inoltre con disappunto che molti dirigenti scolastici, invocando l’autonomia, hanno offerto ai genitori moduli di iscrizione diversi da quelli previsti dalla circolare ministeriale, impedendo alle famiglie di esercitare una scelta consapevole tra i quattro modelli orari proposti. Sollecita pertanto la valutazione dei dirigenti scolastici e dei docenti, nella prospettiva di fare emergere le responsabilità e premiare il merito. Invita inoltre il Ministro a superare le difficoltà tecniche registrate fino ad ora per l’assegnazione alle scuole delle risorse arretrate dovute ad esempio per il pagamento di supplenze brevi, per corrispondere agli oneri degli esami di Stato nonché per i compensi alle cooperative addette alle pulizie. Augurandosi a sua volta che i prossimi regolamenti siano discussi in Parlamento al fine di arricchire il dibattito sui contenuti, chiede maggiori dettagli circa le graduatorie ad esaurimento, che rappresentano un modello non diffuso nel resto d’Europa e che potrebbe creare perciò difficoltà alla libera circolazione dei docenti. Rivolge inoltre alcuni quesiti al Ministro circa i possibili provvedimenti inerenti la valutazione del voto in condotta per l’ammissione agli esami della scuola secondaria di primo grado, l’attuazione delle cosiddette “classi-ponte”, nonché l’aumento incontrollato dei progetti nelle scuole, che rischiano a suo giudizio di polverizzare l’insegnamento con dispendio di risorse. A tale ultimo riguardo, nel ricordare che anche l’allora ministro Fioroni aveva tentato di ridurre il fenomeno dei “progettifici”, reputa più utile utilizzare il Fondo di istituto per premiare i docenti migliori anziché realizzare attività non sempre coerenti con la “mission” della scuola.

Il senatore ASCIUTTI (PDL) manifesta soddisfazione per le affermazioni del Ministro, che hanno
confermato quanto promesso dal Presidente del Consiglio, a dimostrazione del mantenimento degli impegni assunti dal Governo. Dopo aver stigmatizzato l’utilizzo improprio dell’istruzione come terreno di battaglia politica, ritiene che le cause della dispersione scolastica nella scuola superiore di secondo grado abbiano radici risalenti e non vadano affrontate erroneamente promuovendo tutti; occorre invece a suo avviso garantire la qualità del sistema, attribuendo la giusta severità allo studio senza fare demagogia. Deplora inoltre l’allarmismo ingiustificato in relazione all’accorpamento degli istituti, atteso che ciò danneggia il Paese e testimonia solo uno sterile scontro ideologico. Pur apprezzando le aperture del senatore Rusconi, reputa indispensabile un clima più pacato che consenta di lavorare sui contenuti, evitando accuse gratuite. Si compiace indi dell’aumento previsto del tempo pieno, sottolineando altresì che l’Italia ha accumulato un pesante ritardo nel sistema di assistenza sociale, rispetto al quale occorre innescare un meccanismo virtuoso per dare respiro ai precari. Giudica inoltre essenziale attribuire al personale ATA la responsabilità in vigilando, atteso che fino ad ora tali figure non hanno una chiara definizione dei rispettivi compiti. Concorda poi con l’esigenza di ridurre il numero dei progetti, i quali talvolta sono utilizzati per soddisfare esigenze personali o sindacali, evidenziando l’opportunità di valorizzare le discipline fondamentali, in ossequio alle finalità della scuola. Nel ribadire il suo favore per l’operato dell’Esecutivo, invita infine a considerare nella giusta prospettiva lo sforzo compiuto sugli organici, rilevando come spesso essi siano aumentati fittiziamente senza un reale riscontro sulla situazione effettiva della scuola.

Il senatore CERUTI (PD) paventa che il dibattito sulla dimensione organizzativa ed economica dei saperi, senz’altro cruciale, allontani l’attenzione dall’esigenza prioritaria di trasmettere i saperi stessi nella loro diversità ma anche nella loro unità. Non va infatti dimenticato che, nella società contemporanea, i ragazzi apprendono prevalentemente fuori dalla scuola, senza alcun governo pedagogico. Nel rammentare il lavoro svolto nella scorsa legislatura per la definizione di Indicazioni nazionali che semplificassero i saperi essenziali e consentissero al tempo stesso l’unificazione degli apprendimenti, chiede l’orientamento del Ministro al riguardo, soprattutto in vista della riforma della formazione degli insegnanti. In particolare, ritiene che le Indicazioni nazionali, così come elaborate nella scorsa legislatura, possano costituire un utile modello anche in sede europea.

Agli intervenuti nel dibattito replica il ministro Mariastella GELMINI, la quale – in risposta ad
alcune osservazioni dei senatori Rusconi, Mariapia Garavaglia e Aderenti – conferma il massimo
rispetto per il ruolo del Parlamento e manifesta piena disponibilità ad intervenire ai lavori della
Commissione ogni volta che sia ritenuto opportuno. Auspica tuttavia che tale confronto politico sia scevro dalla vis polemica che ha invece animato alcuni interventi nel dibattito odierno, atteso che ciò rischia di riverberarsi negativamente sugli utenti del servizio scolastico. In particolare, deplora che la senatrice Bastico abbia accusato il Governo di mentire sul tempo pieno, atteso che ciò diffonde preoccupazioni infondate nelle famiglie e mina la coesione sociale.

In una breve interruzione, la senatrice BASTICO (PD) nega di aver mai reso siffatta affermazione.

Il ministro Mariastella GELMINI, riprendendo la propria replica, ribadisce che la polemica sul
tempo pieno, protratta per mesi, ha generato ingiustificati allarmismi nelle famiglie. Si augura
pertanto che le polemiche abbiano termine, atteso che la scuola ha bisogno di stabilità e punti di riferimento certi, anziché di una sistematica disinformazione. Ella conviene poi con la senatrice Mariapia Garavaglia che sarebbe preferibile garantire a tutte le scuole i requisiti necessari per richiedere il tempo pieno. Sottolinea tuttavia che si tratta di un compito che non spetta al solo Ministero di sua competenza, coinvolgendo in primo luogo la responsabilità delle autonomie territoriali. Al senatore Ceruti, che aveva invitato a non focalizzare l’attenzione sulla sola questione finanziaria, risponde indi che si tratta tuttavia di un problema reale, in assenza del quale certamente sarebbe più facile individuare l’organizzazione scolastica ottimale. L’istruzione deve tuttavia fare i conti con un bilancio modesto, oltretutto caratterizzato da sprechi e da una spesa in molti casi inefficace. Con riferimento alla esagerata proliferazione dei progetti, del resto già affrontata sia pure senza successo dall’ex ministro Fioroni, conviene che in alcuni casi si tratta di attività discutibili, che devono cedere il passo ad esigenze primarie. Conferma quindi di dedicare la massima attenzione, anche attraverso la riorganizzazione del Ministero, a recuperare risorse attraverso la razionalizzazione della spesa. A tal fine, ritiene tuttavia poco proficuo negare il problema delle risorse o rifiutarsi di affrontare il nodo dei meccanismi di spesa. Passando alle richieste di approfondimento sull’istruzione tecnica, conferma di essersi avvalsa del lavoro svolto nella scorsa legislatura, che con qualche affinamento entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico. Quanto all’edilizia scolastica, rileva che, negli ultimi trent’anni, l’Italia ha accumulato un ritardo impressionante. Appena insediata al Ministero, ella ha peraltro istituito un gruppo di lavoro specifico; rivendica altresì con soddisfazione l’importante intesa raggiunta in Conferenza unificata di cui ha dato conto in apertura dell’audizione. Per la prima volta, infatti, è stata superata la frammentazione delle competenze; inoltre, i 1.500 milioni di euro stanziati dal Governo, sia pure certamente insufficienti, rappresentano pur sempre un segnale importante. Auspica inoltre che le regioni rivedano la propria offerta formativa, riallocando risorse su queste tematiche piuttosto che su infiniti corsi di formazione senza adeguati sbocchi professionali. Con riferimento alla normativa antisismica, esprime indi l’auspicio già prossimo che il Consiglio dei ministri manifesti sensibilità nei confronti delle esigenze delle scuole, ad esempio con riguardo al “piano casa”. Dopo aver confermato l’abolizione delle compresenze, salvo che durante il tempo mensa, conviene sull’esigenza di incrementare le attività di orientamento al fine di ridurre la dispersione scolastica. Anche in questo caso, invoca peraltro un’informazione trasparente e corretta, che non generi confusioni. Passando alla riforma della scuola secondaria, conferma l’esigenza di accelerare i tempi. Ritiene peraltro indispensabile un’efficace attività di valutazione, in piena autonomia non solo dal Ministero ma anche dalle organizzazioni sindacali. Ciò, al fine di un’efficace valorizzazione del merito. Rispondendo indi alle domande sulle “classi-ponte”, precisa che si tratta di una misura niente affatto volta alla discriminazione, bensì alla piena integrazione degli alunni stranieri. Questi ultimi infatti, soprattutto se in età adolescenziale e inseriti in un contesto familiare che non parla la lingua italiana, incontrano notevoli difficoltà di apprendimento e necessitano di interventi mirati. A tal fine, ritiene che anche l’educazione civica possa essere di grande aiuto. Quanto all’insegnamento dell’inglese, conviene che le 150 ore attualmente previste per la formazione dei docenti non siano sufficienti. Preannuncia pertanto un apposito piano di aggiornamento per le scuole elementari che consenta una preparazione più idonea. Dopo aver assicurato che il Ministero ha allo studio misure adeguate per corrispondere gli arretrati cui le scuole hanno diritto, si sofferma sul tema del precariato, ribadendo l’esigenza di chiudere l’esperienza delle SSIS a fronte della messa ad esaurimento delle graduatorie. Anche in questo caso, invita tuttavia a non diffondere cifre inesatte al solo fine di generare allarmismi. Al senatore de Eccher precisa indi che le ore sono effettivamente di 60 minuti. Non ritiene peraltro che la qualità della scuola risulti incrementata in corrispondenza di un aumento delle ore o della quantità dei compiti. Oltre un certo limite, crolla infatti il livello di attenzione e di apprendimento degli alunni. Conclude ribadendo l’impegno del Governo a migliorare l’offerta formativa affrontando con coraggio i profili di maggiore problematicità, fra cui in primo luogo la riqualificazione della scuola.

Il PRESIDENTE ringrazia il Ministro per la sua disponibilità e dichiara chiusa la procedura
informativa.

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