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“L’acqua fresca del governo sulle imprese”, di Francesco Scommi

Arriva la risposta allo scontro politico che ha contrapposto Tremonti e Berlusconi: il governo tramite decreto decide di differire una parte (il tre per cento) degli acconti Ires e Irap delle imprese. Per il taglio si attende di conoscere l’entità delle entrate dello scudo fiscale. Bersani attacca: “Una partita di giro”, la Cgil denuncia: “I redditi da lavoro e pensione rimangono al palo”. Accordo con gli artigiani e i commercianti per la revisione degli studi di settore

Arriva per decreto legge, varato oggi dal Consiglio dei ministri, la soluzione politica agli scontri delle settimane scorse tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e una parte del Pdl, guidata dal presidente del Consiglio in persona, che chiede risorse per riprendere in mano il taglio delle tasse. Silvio Berlusconi aveva parlato di un taglio graduale, fino alla soppressione, dell’Irap.

Tecnicamente, la via scelta dal governo è quella del “differimento” di una percentuale degli acconti Ires e Irap per le imprese e dell’Irpef sulle persone fisiche, per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro. Un “differimento”, per ora, e non una riduzione, in attesa di conoscere le nuove entrate derivanti dallo scudo fiscale, quando, il 15 dicembre 2009, scadranno i termini per il rientro dei capitali e, quindi, per il pagamento dell’imposta del 5 per cento su di essi. Non si tratta di taglio quindi, solo di un differimento. Per l’abbassamento della pressione fiscale si rimane in attesa di capire quanti soldi ci saranno a disposizione.

Le imprese avrebbero dovuto pagare entro il 30 novembre il 60% dell’imposta, dopo aver versato a luglio il 40%. Ora invece dovranno versare all’Erario il 57%. La differenza, appunto del 3%, verrà recuperata nel 2010 con il pagamento del saldo.

Con l’entrata in vigore del decreto, chi ha già versato l’acconto si vedrà riconoscere con ogni probabilità un credito d’imposta, da scontare sul saldo. L’operazione è a invarianza di saldo perché le minori entrate verranno coperte dal gettito dello scudo fiscale. Il taglio degli acconti permette inoltre di risolvere un problema contabile: il gettito raccolto grazie allo scudo sarà iscritto al bilancio di quest’anno dal momento che l’imposta del 5% per la regolarizzazione o il rimpatrio dei capitali detenuti illecitamente all’estero deve essere versata entro il 15 dicembre 2009. Così facendo, invece, sarà possibile utilizzare le maggiori entrate versate in sede di saldo per l’anno prossimo.

Solo “acqua fresca”, nient’altro che “palliativi”, per il nuovo segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che chiede una manovra di stimolo “vera”, “miliardi veri per i redditi e gli investimenti dei comuni”, “soldi freschi in tasca alle famiglie per far ripartire i consumi” e l’economia. Bersani aggiunge: “È solo un differimento ed è bene che la gente lo sappia. Poi queste tasse si devono comunque pagare, è solo una partita di giro che serve ad usare gli introiti dello scudo fiscale prima delle regionali”.

La presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, è moderatamente soddisfatta: “In termini di liquidità il taglio negli acconti Irap Ires e Irpef può essere di aiuto. Mi pare che si parli di 2-3 miliardi di euro complessivi per le imprese e i cittadini. Per una platea così ampia la dimensione è minima, può essere di aiuto alla liquidità ma servono riforme più ampie e strutturali”.

La Cgil, con il segretario generale della Funzione pubblica Carlo Podda, denuncia invece su tutta la linea la strategia dell’esecutivo: “La politica dei due tempi del Governo è davvero sfacciata: le risorse provenienti dallo scudo fiscale, ancorché vergognose, sono ancora indeterminate, ma si decide di spenderle subito per coprire la riduzione degli acconti Ires e Irap, prevedendo, in un eventuale quanto indeterminato e incerto futuro, di utilizzare i maggiori proventi derivanti dai saldi per politiche di rilancio dell’economia, cui lo scudo era destinato”.

Podda prosegue: “Ancora una volta i redditi da lavoro e da pensione rimangono al palo, sorpassati da sostegni indiscriminati alle imprese, per giunta privi al momento di copertura finanziaria”, e conclude: “Non finisce qui: le imprese chiedono con forza la moratoria della revisione degli studi di settore o una sospensione dei controlli degli stessi, richiesta sulla quale non si può che essere contrari. Dopo la reintroduzione della politica dei condoni, attraverso lo scudo fiscale, il Governo uscirebbe definitivamente allo scoperto istituzionalizzando l’evasione fiscale come unica politica di sostegno alle imprese. In un colpo solo, cioè, legalizza l’illegalità, riduce le entrate così necessarie in periodi di crisi, e penalizza i pagatori onesti, i lavoratori e i pensionati”.

Podda si riferisce nell’ultima parte alla richiesta congiunta di Confcommercio e degli artigiani della Cna a sospendere gli studi di settore (il sistema con il quale l’Agenzia delle Entrate stabilisce il giro d’affari minimo di ogni attività imprenditoriale) a cui il governo, con il sottosegretario Daniele Molgora, ha risposto aprendo a una revisione degli stessi per l’anno prossimo.

Aprileonline, 12 novembre 2009