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Napolitano parlerà della crisi «Bisogna ridare serenità», di Marcella Ciarnelli

Un po’ più lungo del solito anche se, comunque, entro i venti minuti. Perché i problemi del Paese sono tanti. E l’anno che si chiude è stato difficile e quello che verrà di queste difficoltà ne porterà i segni. Quindi il presidente della Repubblica, nel suo tradizionale saluto di augurio, bilancio e prospettive, che indirizzerà questa sera agli italiani e che andrà in onda a reti unificate, si è preso più tempo rispetto al passato per riuscire a fare i conti con un passato difficile e con le speranze per il futuro parlando in modo chiaro, ne ha preso lui stesso l’impegno, in modo che tutti possano comprenderlo quando inviterà a proseguire nello sforzo per uscire dalla crisi con un Paese migliore a cui «bisogna ridare serenità». Visitando l’antivigilia di Natale la Comunità di Sant’Egidio, colpito e commosso, Napolitano si era lasciato andare ad uno «spero che ciò che ho visto mi ispiri per il messaggio di fine anno». E c’è da essere certi che il presidente parlerà innanzitutto di quell’Italia migliore che tanto gli sta a cuore. E di coloro cui l’Italia del volontariato, del precariato in ogni settore, dalla manovalanza alla ricerca, delle difficoltà affrontate con quotidiana dignità, forniscono i mille volti limpidi e puliti rispetto a quelli di coloro che i problemi dovrebbero risolverli. E non lo fanno.

Il discorso Giorgio Napolitano lo sta preparando da giorni. In solitudine. Vuole parlare direttamente al Paese il presidente dopo un anno particolarmente difficile, condizionato da una crisi globale che però ha trovato qui specificità diverse che altrove.

I problemi
Nel nostro Paese c’è quel conflitto permanente nella politica che alla fine non giova a nessuno ma che sembra non ci sia buona volontà per superalo. Ci sono state le catastrofi, naturali e non, dal terremoto in Abruzzo all’alluvione di Messina fino alla strage nella stazione di Viareggio. Lutti, dolore, una vita all’improvviso senza più nulla. Occasioni tragiche che hanno messo in evidenza una straordinaria solidarietà. E poi c’è quell’eterna questione meridionale la cui soluzione resta la chiave di volta per riuscire a portare l’intera realtà italiana verso uno sviluppo complessivo e a creare una crescita economica più solida di quanto finora sia stato. Strettamente collegata è l’insicurezza in cui i giovani sono costretti a vivere in balia del precariato e del desiderio di fuga quando è possibile nutrirlo. A vivere in in un continuo fare i conti con la disoccupazione anche quando la si credeva una situazione superata. Giovani, Sud e la loro precarietà. A loro parlerà certamente il presidente. E parlerà anche alle famiglie in difficoltà, ai nuovi poveri, a coloro che hanno passato questo Natale nelle fabbriche occupate, sui tetti. Ai pensionati per cui ogni mese è sempre più difficile.

All’attenzione del presidente ci sono stati in questi mesi tutta una serie di problemi cui certamente non mancherà di fare cenno. I rapporti tra politica e giustizia. Le riforme, alcune non più rinviabili. L’allarme per la mancanza di un confronto costruttivo tra le forze politiche. Confronto, dato che lui la parola dialogo da tempo non ama più usarla. Un accenno all’aggressione al Papa. E anche a quella a Berlusconi.
L’Unità 31.12.09