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No alle mafie, 150mila in piazza "La politica si impegni di più", di Oriana Liso

La manifestazione di Libera. Don Ciotti: “Più rispetto delle regole da parte di tutti”. In novanta si sono alternati ai microfoni sul palco, davanti a una piazza Duomo pienissima e colorata. A turno hanno scandito più di 900 nomi, quelli delle vittime di tutte le mafie. Dopo quindici anni la giornata organizzata da “Libera” e dal suo fondatore don Luigi Ciotti approda a Milano, e porta nelle vie della città 150mila persone – tanti, tantissimi i ragazzi – arrivate da tutta Italia. Tra di loro, cinquecento parenti di persone morte ammazzate da Cosa nostra, dalla camorra, dalla ‘Ndrangheta – e c´era anche il figlio della giornalista russa Anna Politkovskaja – con le foto stampate su manifesti e magliette, per non dimenticare i loro cari e per chiedere alla politica e alla giustizia di andare avanti. “Ricordate i morti, ma ricordateli vivi”, c´era scritto sulle magliette di alcuni ragazzi.
E proprio in una manifestazione senza bandiere di partito, ma dove tante sono state le presenze di politici – del centrosinistra, quasi del tutto assente la maggioranza di governo – don Ciotti dal palco ha lanciato un monito: «Serve responsabilità e legalità, perché il rispetto e la pratica delle leggi devono essere di tutti, le leggi devono essere rispettate da tutti». Parole riprese dal procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli, tra la folla: «Dividere i magistrati in buoni e cattivi a seconda che il loro operato piaccia o meno è un grosso problema per il nostro paese. I magistrati, anche con la lezione dei colleghi uccisi dalle mafie, per ora tengono, ma la domanda è: fino a quando?». Le polemiche, i confronti con la piazza romana, don Ciotti ha cercato di tenerli lontani da un palco eccezionalmente disposto di fronte all´ingresso del Duomo. Ha parlato, il prete che è riuscito a portare sotto la bandiera colorata di Libera donne e uomini di tantissime città, della battaglia che «la politica e ognuno di noi deve fare per eliminare la mafia dalle istituzioni e dal Paese». Ha parlato di democrazia, «della concentrazione di potere, di monopoli e di conflitti di interesse che logorano i principi costituzionali» e la mettono a rischio, di ecomafie e di colletti bianchi, di beni confiscasti.
Tra i tanti che si sono alternati nella lettura dei nomi, anche uomini delle forze dell´ordine e parenti di vittime come Annalori Ambrosoli, Nando Dalla Chiesa, Claudio Fava, Elisabetta Caponnetto e Benedetta Tobagi. C´era Walter Veltroni, che ha ricordato come la politica debba «fare i conti con il condizionamento che in tante parti d´Italia la mafia esercita nella scelta dei candidati», un pensiero simile a quello di don Ciotti che al microfono scandiva: «I candidati si scelgono anche in base ai comportamenti e alle frequentazioni». E poi il leader Idv Antonio Di Pietro con Luigi De Magistris, il pm Ingroia, Paolo Ferrero di Rifondazione, i candidati lombardi Penati del Pd, Pezzotta dell´Udc e Agnoletto di Sel. La giornata di Libera, per tradizione, si svolge il 21 marzo: il vicepresidente della commissione nazionale antimafia Fabio Granata ha presentato una proposta di legge perché diventi la giornata nazionale contro le mafie.
La Repubblica 21.03.10