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"Ue, la salute diseguale", di Dina Galano

L’Osservatorio europeo sulle politiche sanitarie ha diffuso ieri il suo bollettino, avvertendo i governi: «Bisogna ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche che ostacolano l’accesso alle cure». Se l’Europa sta meglio è perché la salute dei suoi cittadini sta seguendo un trend positivo, dove aumentano le occasioni di diagnosi e cura, così come si perfezionano tecnologie e assistenza. Ma sono molte le sfide che restano ancora aperte. Per questo l’annuale rapporto diffuso ieri dall’Osservatorio europeo sulle politiche e i sistemi sanitari, su richiesta della Commissione europea, mentre rincuora ne approfitta per lanciare raccomandazioni importanti. Sia ai governi «che devono ridurre le diseguaglianze di reddito, istruzione, lavoro che si ripercuotono nei livelli di salute della popolazione», sia ai cittadini che con condotte sbagliate incrementano i rischi di malattie. Il rapporto su un punto è chiaro: «Se la salute è mediamente migliorata, le diseguaglianze non si sono ridotte». E la relazione tra condizioni di vita, fattori socioeconomici e lo stato di salute sono analizzate con «l’obiettivo di stimolare il dibattito e azioni per creare una società europea più sana ed equilibrata».

Aspettative di vita
Nell’Europa a 27 dai 73.65 anni registrati nel 1980, si è passati mediamente ad un’età di 79.05 nel 2006. Un risultato sempre più positivo raggiunto grazie alle donne, di gran lunga più longeve (circa sei anni in più) dei loro compagni. Il nostro Paese, dopo Svezia, Francia e Germania, è tra i primi per aspettativa di vita. Se poi si contano gli anni passati in buona salute, nell’Europa a 15 approssimativamente si poteva arrivare a oltre 70 anni senza incontrare disagi, mentre nei Paesi dell’Est e dei Balcani la media scende a 62 anni.

Malattie croniche
Si muore soprattutto a seguito di malattie croniche che rappresentano il 77 per cento delle cause di decesso in Europa. Si parla principalmente di malattie cardiache, infarti e tumori. Sopra i 65 anni oltre 50 persone ogni 100mila abitanti muoiono a seguito di problemi cardiovascolari. Tra le tipologie di tumori letali, il cancro al polmone è quello che fa ancora più vittime. Le punte più rilevanti sono registrate in Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda e Svezia. Ma i decessi per tumori sono in crescita in tutto il territorio europeo: in quindici anni si è registrato un +12 per cento negli uomini e un +9 per cento nelle donne.

I rischi
Colpevoli dell’incidenza delle malattie più letali, ancora una volta, improprie abitudini alimentari, inattività fisica, fumo e consumo di alcol. Il fumo, in particolare, uccide in media 650mila persone l’anno ed è la prima causa di mortalità dovuta a comportamento volontario. Ma l’Europa, poi, si scopre in patologico sovrappeso: è a rischio obesità circa il 50 per cento della popolazione, con numeri che i sono triplicati nell’ultimo ventennio. Nel nostro Paese sono soprattutto i bambini i soggetti più esposti. «Se si continua così – avvertono i ricercatori – nel 2010 ci troveremo con 150milioni di adulti e 15 milioni di bambini obesi».

Malattie mentali
Rappresentano il 20 per cento del totale. Disordini di tipo depressivo toccano il livello massimo in Austria (9,8 per cento), mentre appartengono al 6,8 per cento degli italiani. Un cittadino europeo su quattro almeno una volta nella vita ha sofferto di disturbi di questo tipo. Si va dalla depressione, alla schizofrenia, ai disturbi bipolari fino a quelli legati all’abuso di alcol. Il suicidio resta tra le prime dieci ipotesi più accreditate di morte prematura, che la ricerca inserisce nel capitolo delle malattie mentali in virtù del fatto che «il 90 per cento dei casi di suicidio è connesso a problemi di salute mentale». Se il record è toccato in Lituania ed Ungheria, l’Italia spicca per il più basso numero di suicidi in Europa.

Incidenti
Ogni anno in Europa oltre 250mila persone muoiono a seguito di incidenti, primi tra tutti quelli stradali e domestici. Il 75 per cento di chi lascia la vita su strada è maschio e ha un’età compresa tra i 15 e i 29 anni. L’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di morti accidentali in casa.

Accesso alle cure
Risulta fortemente compromesso per chi ha un reddito basso, a causa delle barriere finanziarie e delle integrazioni dei pagamenti richieste nelle strutture pubbliche (i cosiddetti out-of-pocket payments). In Paesi come Cipro, Bulgaria, Grecia e Lettonia oltre il 40 per cento dei costi totali deve essere sostenuto dal paziente. A queste difficoltà si aggiungono le barriere geografiche, e la percezione nutrita sulla vicinanza della struttura ospedaliera (calcolata su una media di 20minuti). Per quanto riguarda l’Italia, il reddito non pare incidere sulle possibilità di accesso, che è universalmente garantito (anche se i più virtuosi sono i servizi sanitari di Francia e Lussemburgo), quanto, invece, sulla fruibilità dei servizi connessi alle cure primarie. Risulta che chi ha un reddito medio alto preferisce rivolgersi a specialisti e, nella maggioranza dei casi, ai privati.
Terranews 23.03.10