attualità, politica italiana

"Regioni in rivolta contro Tremonti. Formigoni: federalismo spazzato via", di Luisa Grion

E´ scontro frontale fra le Regioni e Tremonti: ieri l´incontro fissato
fra gli enti locali e il ministro dell´Economia per discutere sui tagli
previsti dalla manovra si è concluso con le dichiarazioni infuocate dei
governatori che – al di là dell´appartenenza alla maggioranza o all´opposizione – parlano di attacco al federalismo, di emergenza sociale e situazione insostenibile.
Così nel giorno in cui è saltato definitivamente il taglio alle mini-province
(l´emendamento che già aveva abbassato il tetto minimo ai 200 mila abitanti è
stato stralciato dal ddl sulla Carta delle autonomie) e il governo ha dato il
via libera alla pensioni delle statali a 65 anni (dal 2012), il clima attorno
alla manovra si fa ancor più teso. Le Regioni non ci stanno: le misure che le
riguardano e che coprono il 50 per cento del pacchetto sono «irricevibili e
mettono a rischio i servizi primari e fondamentali ai cittadini», commenta
Vasco Errani, presidente della Conferenza delle regioni. Ma è Roberto
Formigoni, governatore della Lombardia per il centrodestra, ad alzare il tiro
della polemica affermando che «questa manovra spazza via dal tavolo il
federalismo, quindi, c´è una grande emergenza nazionale». Ed è Niki Vendola,
presidente della Puglia, a dichiarare che «vista la saracinesca chiusa e
l´atteggiamento intollerante e a tratti perfino sfottente di Tremonti» ora « ci
sono tutti gli ingredienti per una ribellione sociale importante». Il fronte è
compatto e nei prossimi giorni i presidenti, Formigoni e Polverini in primis,
metteranno in atto iniziative comuni per spiegare l´impatto della Finanziaria.
Un nuovo appuntamento fra i governatori e il ministro è fissato per martedì
prossimo, ma Tremonti ha già lasciato intendere che «i tagli che riguardano le
regioni sono sostenibili e fattibili». Sui saldi, ha precisato, la posizione è
rigida, «la flessibilità riguarda come la distribuzione dei mancati aumenti di
spesa».
Quanto alla previdenza, ieri – come chiesto dalla Ue – il governo ha dato il
via libera all´innalzamento dell´età pensionabile delle donne che lavorano nel
settore pubblico: dal 2012 potranno smettere di lavorare a 65 anni, non più a
61 come ora previsto. La norma che vara lo «scalone» e che sarà inserita nella
Finanziaria è riuscita a mettere d´accordo tutti i sindacati. «E´ un
provvedimento grave, aberrante e iniquo; si doveva assicurare la flessibilità
in uscita» ha detto la Cgil. Secondo il ministro Sacconi il provvedimento
riguarderà 25 mila donne e permetterà un risparmio di 1,4 miliardi di euro fra
il 2012 e il 2019. Ma per Michele Gentile della Cgil «i risparmi non ci saranno
proprio e l´impatto dell´anticipo sarà ben più forte: riguarderà circa 130 mila
donne». Sempre in tema d´interventi sulla previdenza, i tecnici stimano che
l´introduzione di una finestra unica di 12 mesi e il pagamento rateale delle
liquidazioni agli statali potrebbero far sì che le novità invece che risparmi
generino costi. Se oltre alle 90 mila uscite annue si verificasse una «fuga» di
altri centomila dipendenti si realizzerebbe un costo di 10 mila miliardi a
fronte di un risparmio – in minor stipendi pagati – di soli 4 mila.

La Repubblica 11.06.10

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Formigoni contro Tremonti: «La manovra mette in grave pericolo il federalismo»

«Questa manovra non solo mette a repentaglio il federalismo fiscale ma, dopo
l’incontro di oggi, lo spazza via dal tavolo: quindi, c’è una grande emergenza
nazionale». Lo ha detto il presidente della Lombardia Roberto Formigoni, al
termine dell’incontro delle Regioni con il ministro dell’Economia Giulio
Tremonti sulla manovra.

Al termine dell’incontro con Tremonti, al quale si sono uniti anche i ministri
Raffaele Fitto e Roberto Calderoli, sia Formigoni che la presidente della
regione Lazio Renata Polverini, a fianco di Vasco Errani in conferenza stampa,
sottolineano che i governatori hanno sottoscritto un documento all’unanimità.
Le regioni, dice la presidente del Lazio, «si muovono come un blocco unico
perché sono a rischio servizi importanti». Polverini, inoltre, ha criticato la
manovra perché «penalizza anche i non autosufficienti».

Di parere opposto il ministro Tremonti, secondo il quale «ci sono margini per
fare riduzioni fattibili e sostenibili». Per il ministro, i bilanci delle
Regioni sono pari a 170 miliardi (di cui 106 per la sanità che non verranno
toccati) e dunque il taglio di 5 miliardi significa una diminuzione delle
entrate per le Regioni pari al 3%: «Un peso sostenibile», ritiene Tremonti per
il quale è possibile distribuire in maniera diversa i tagli previsti dalla
manovra sulle Regioni ma il saldo finale deve rimanere invariato.

Formigoni, dopo aver detto di «condividere pienamente quanto detto dal
presidente Errani sulla manovra come tutte le regioni che hanno votato un
documento all’unanimità», ha ribadito che il peso dei tagli è «del tutto
sproporzionato e pesa quasi esclusivamente sulle Regioni. Non è vero – ha detto
– che le regioni fino ad ora hanno avuto ed è giusto che
paghino; noi abbiamo contribuito a diminuire il debito pubblico».
Sul federalismo Formigoni ha lanciato un grave allarme: «Occorre salvarlo e
dalla prossima settimana proporrò alle regioni di avviare una grande operazione
di salvataggio».

Il Sole 24 Ore 11.06.10