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"Bersani: Voglio che il Pd sia il partito della Costituzione", di Concita De Gregorio

Una manovra pesantissima. Un assalto costante ai diritti costituzionali, la Carta «inferno di regole». La trattativa su Pomigliano, il diritto di sciopero in gioco. Il ddl bavaglio che spunta le armi a chi indaga il crimine e mette a tacere la stampa blindato dalla fiducia. Il debito alle stelle. Ogni giorno un assalto all’architrave. Segretario Bersani, non pensa che sia venuto il momento di giocare d’attacco?
«È sempre stato il momento. Il Pd deve tirare la palla avanti. Noi diversamente da Berlusconi, pensiamo al futuro del Paese. Berlusconi pensa al suo, e non prenderà un sabbatico. Non so immaginare che questa situazione duri ancora tre anni. Siamo chiamati a dare credibilità all’alternativa adesso. Non ci serve un papa straniero. Tocca a noi, ora».

Pierluigi Bersani parla in questa intervista dell’accordo Fiat su Pomigliano, naturalmente, («Rifiuto di pensare che a questo punto non si arrivi all’intesa. In ogni caso non sarà un modello»), della manovra e dell’assalto alla Costituzione («stiamo preparando una campagna d’autunno: il Pd sarà il partito della Costituzione»), di Tremonti che studia da premier e di Fini, di primarie nel centrosinistra, di De Benedetti e di Montezemolo, di «rabbia e dolorosa sfiducia», di vecchi e di giovani, di quale sia la china da risalire.

La manifestazione di sabato ha per titolo: la manovra ingiusta. E’ la manovra oggi il cuore del problema?

«Il cuore del problema è tenere assieme i temi sul tappeto e parlare chiaro di un disegno complessivo. Siamo all’incrocio fra la questione democratica e la questione sociale. L’attrito, nella terza fase del berlusconismo, è destinato ad accentuarsi. Non vogliono pagare dazio e rilanciano messaggi di tipo populistico. Guardi alla Federalberghi: è andato per parlare delle tasse di soggiorno e ha sparato contro le regole. Non può più sostenere la narrazione dei cieli azzurri e butta la palla in corner. La manifestazione al Palazzo dello sport salderà i temi della manovra, delle intercettazioni, l’attacco alla costituzione, i diritti del lavoratori».

Cominciamo da qui, da Pomigliano.

«Non credo che nessuno, nemmeno la Fiat o Sacconi, possa pensare che un diritto costituzionale sia aggirabile da un accordo. Non abbocchiamo all’amo di chi ce la racconta così. Sacconi dice che vede un grande orizzonte fatto di deroghe ad ogni livello. Se lo sogna. La Costituzione non è derogabile. È una partita delicatissima. Mi rifiuto di pensare che giunti a questo punto non si possa arrivare ad un accordo. C’è un fatto oggettivo: siamo di fronte al primo caso in Europa di rientro della produzione esternalizzata. Ci vuole buona volontà, fantasia. Bisogna sentire la voce dei lavoratori. In ogni caso Pomigliano non sarà un modello».

C’è in ballo anche l’articolo 41 della Costituzione, la libertà d’impresa e l’interesse generale.

«Un conto è un delicato caso di contrattazione, un altro quello di chi ha gli strumenti per cambiare la Carta. Berlusconi, diversamente da Marchionne e da Landini, è lì perché ha giurato sulla Costituzione. Ha messo in moto un meccanismo di delegittimazione: fa correre l’idea che il consenso sia tutto ciò che serve, il resto è inutile. Questa l’idea sovrana. Ne deriva disprezzo per le quel che la Carta garantisce: la magistratura, la libera stampa, il presidente della Repubblica. Sono elusive della Costituzione anche le pratiche di formazione delle leggi: un uso parossistico di decreti, fiducia. Il governo zittisce il Parlamento. La sovranità appartiene al popolo, certo, che però “la esercita nei limiti e nelle forma della Costituzione”. Che non è solo memoria: ha una strada davanti».

Parliamo del Bavaglio. La destra fa propaganda dicendo che è uguale alla proposta Mastella, governo Prodi. Cosa risponde?

«Un’altra bugia delle loro. È radicalmente opposto il concetto da cui le due proposte muovono: lì, nella proposta Mastella, si diceva di responsabilizzare i magistrati e gli uffici giudiziari rispetto all’uso improprio delle intercettazioni. Evitare la fuga di notizie, la divulgazione di notizie inutili, eliminare in origine le parti non attinenti all’indagine. Affrontava il tema facendo leva sulla responsabilità dei magistrati e rinnovando loro fiducia. Questi non vogliono evitare la divulgazione delle intercettazioni ma impedire di farle, colpendo così in una volta chi indaga, chi garantisce la giustizia, la stampa».

Il Popolo viola sarà in piazza il 9. Il Pd aderisce?

«Come sempre, se la piattaforma è convincente parteciperemo. Noi abbiamo le nostre manifestazioni. Nostro compito è fare il maggiore sforzo di tenere assieme i temi. Non dimentichiamo che mentre si parla di intercettazioni questi ti tolgono 218 euro a testa agli handicappati».

Sta già parlando di manovra.

«Difatti. Un colpo alle Regioni. 11 miliardi in due anni non è il taglio delle auto blu. È una botta storica alle politiche sociali per i non autosufficienti, al sostegno alle piccole imprese, a una parte di ammortizzatori sociali e di istruzione. Come dice Burlando: ci hanno messo in mano una pistola perché spariamo noi. Anche Formigoni si ribella. Avrà effetti gravissimi, ingestibili. Poi ci sarà un ulteriore taglio sulla sanità. un milione e mezzo forse due. Poi il pubblico impiego. Diciamo chi sono queste persone: poliziotti, insegnanti, infermieri, redditi medio bassi. Non chiede un euro a chi ha le rendite. È una manovra iniqua, depressiva della crescita. Oltretutto di corto raggio: gli effetti durano otto mesi».

Non teme la rabbia sociale?

«Oggi più che rabbia vedo rassegnazione e dolorosa sfiducia».

Tremonti acclamato dagli imprenditori, studia da leader?

«Tremonti sa usare il potere che ha anche in termini di costruzione del suo profilo. In 15 anni attorno al Tesoro ha coagulato molto. La Lega, questo il punto: è la Lega che sostiene Berlusconi, non ci sarebbe Berlsuconi, oggi, senza la Lega. Il punto di sutura è quello determinante. Anche quello critico, però. La Lega non può fare tutte le parti in commedia: avrà difficoltà a far digerire quel che sta arrivando. Questa maggioranza può indebolirsi che nel suo rapporto con la Lega».

E Fini? Teme un polo costituito da Fini Casini Montezemolo?

«È una costruzione che corrisponde a un sentimento che c’è in strati moderati del centrodestra che mal sopportano l’ipoteca leghista. Ho visto toni sprezzanti nella maggioranza. Se si preoccupano loro ci dobbiamo preoccupare un po’ meno noi».
Non la preoccupa nemmeno l’avvio delle candidature per le prossime primarie del centrosinistra?

«C’è questa litania che il centrosinistra sia in cerca del comandante. Non è così. Siamo chiamati a dare credibilità all’alternativa di governo. Dobbiamo farlo noi, adesso».

Pensa alle elezioni anticipate?

«Guardo l’oggi. Non so se si voterà nel 2011 ma faccio fatica a pensare ad altri tre anni così».

Dicevamo delle primarie. Vendola è pronto, altri in pista.

«Quando si fanno accordi di coalizione si parla di primarie di coalizione. Non c’è altro da aggiungere».

Autocandidature?

«All’interno delle forze che partecipano alla coalizione».

Niente papa straniero.

«Nel 2013 sarà libero Obama, eventualmente».

Marini dice che nel Pd c’è poco Ppi

«Colgo l’aspetto positivo: verso un rafforzamento del Pd».

Al contrario, la balena spiaggiata di De Benedetti…

«Anche gli inglesi a Dunkerque sembravano spiaggiati, invece…»

Un calcio ai vecchi, ha detto Prodi.

«Fra due o tre mesi avremo in rete tutti gli amministratori del Pd: hanno in larghissima maggioranza tra 30 e 40 anni. Detto questo, siamo e resteremo in costruzione. Avremo finito il compito quando il partito sarà in mano ai nativi del Pd».
I giovani, i dirigenti e i militanti, chiedono manifestazioni unitarie e combattive. Civati propone una campagna d’estate. Per ora ha risposto Cicchitto: dice che rinuncia alle ferie d’agosto.
Batteremo di un giorno l’eroico Cicchitto. Se per stare nella società fosse sufficiente scendere tutte le settimane in piazza sarebbe facile. Bisogna prima, come si sarebbe detto una volta, aver chiara la linea: poi gestire la proposta e l’azione tra la gente. Non serve andare alla rinfusa. Ci vediamo sabato al Palazzo dello sport, da lì partiremo per la campagna d’estate. Abbiamo due mesi, a settembre lavoriamo sulle scuole: voglio che il Pd sia il partito della Costituzione a partire dalle scuole. Hanno ristretto l’offerta in qualità e quantità, siamo di fronte all’analfabetismo di ritorno. Bisogna partire da lì».

L’Unità 16.06.10