economia, politica italiana

"Prove di federalismo, più tasse sulle imprese", di Valentina Conte

Il fisco in salsa federalista sa già di promessa mancata. A sorpresa, da una prima indagine sugli effetti dei nuovi studi di settore “regionalizzati”, si scopre che non solo l´obiettivo di pagare meno tasse si allontana, anzi si ribalta, ma a versare di più sarà proprio quella parte del Paese che da sempre lo invoca: il Nord. Le città più “tartassate” sono proprio lì: Milano, Venezia, Bologna. Mentre il Sud, per una volta, sorride.
Notizia ferale per i 3,6 milioni di contribuenti soggetti agli studi. A partire dalle 220 mila aziende del settore edile, le prime a testare il nuovo meccanismo di accertamento legato alle diversità territoriali. Entro il prossimo 5 agosto, molte tra loro si confronteranno con un livello del fatturato presunto relativo al 2009 superiore a quello del 2008 (calcolato in base al “vecchio” metodo nazionale) anche del 17%. E dunque saranno soggette a più tasse.
La simulazione, condotta dalla Cgia di Mestre, tiene conto dei criteri introdotti dalla legge 133 del 2008, pensati come apripista al federalismo fiscale. In pratica, nel nuovo modello, per ora applicato solo al settore delle costruzioni, si fanno rientrare tre tipi di correttivi “federalisti”. Il primo, territoriale, è basato su indicatori “locali” come retribuzioni, reddito disponibile e quotazioni immobiliari. Il secondo, congiunturale, scorpora gli effetti della crisi. Il terzo, individuale, considera livelli di calo di fatturato molto rilevanti. Tre correttivi che, nelle intenzioni, dovevano “alleggerire” i ricavi presunti su cui calcolare le tasse, proprio perché legati in maniera ancora più forte al territorio. E invece, no. O almeno non ovunque.
La Cgia prende ad esame il conto economico di due piccole imprese edili (due soci e un dipendente) e colloca la loro attività nei diversi capoluoghi: una costruisce e l´altra ristruttura immobili. Applicando i criteri incorporati da Gerico, il nuovo software delle Agenzie delle Entrate, i risultati sono inaspettati.
La prima impresa avrà un fatturato presunto 2009 superiore a quello del 2008 in quasi tutte le regioni del Nord, in particolare a Bologna (+16,8%), Milano (+16,3%), Venezia (+10,3%), ma anche ad Ancona (+7,9%), Trieste (+6,4%), Roma (+5,4%) e Firenze (+4,3%). Si salvano solo Aosta, Genova e Trento. Mentre al Sud, i ricavi presunti hanno cali a due cifre (e dunque meno tasse dovute): Potenza (-14,4%), Catanzaro (-10,7%), Napoli (-10%). Va un po´ meglio per il Nord se nel calcolo si fa rientrare il correttivo “anticrisi” (vedi grafico): Bologna, Milano e Venezia non fanno però grossi passi avanti. La seconda impresa, quella di restauro, paga più tasse quasi ovunque. Il suo fatturato presunto 2009, se confrontato con quello non “federalista” dell´anno prima, diminuisce solo ad Aosta, Campobasso e Napoli. Invariato a Genova e Palermo. In crescita, anche a due cifre, nel resto d´Italia: Milano (+17%), Torino, Venezia e Trieste (+12%), Firenze (+14%). Rialzi solo attenuati dal correttivo anticrisi (vedi grafico), tra l´altro destinato prima o poi a scomparire.
Se a questo quadro, fanno notare i ricercatori della Cgia, si accosta la crisi del settore costruzioni (quasi -7% il valore aggiunto nel 2009 rispetto al 2008) e quella dell´economia nel suo complesso (-5,5%), si comprende la situazione di «grave difficoltà» che le prime stime dell´impatto “federalista” accentuano anziché risolvere

La Repubblica 17.07.10