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Orlando: "Sullo scudo nessun compromesso", di Francesco Grignetti

Andrea Orlando lette le indiscrezioni che riguardano la Consulta prossima a esaminare il Legittimo impedimento e le strategie del Pdl che mirano a un ddl di rango costituzionale, qual è la vostra risposta? «Premesso che noi non partecipiamo alle danze della pioggia che si svolgono attorno alla Corte costituzionale, una delle forme del rispetto è non seppellirla di illazioni così come non procedere per intimidazioni come ha fatto il presidente del Consiglio nei giorni scorsi».

Ma se ci fosse una pronuncia nel senso annunciato dalle indiscrezioni raccolte dalla «Stampa» ovvero una sentenza di rigetto con interpretazione?
«Ciò avrebbe un indubbio rilievo dal punto di vista della forma. La sentenza indicherebbe qual è lo strumento che deve essere utilizzato, eventualmente, per introdurre l`istituto del Legittimo impedimento, ma non scalfirebbe di un millimetro la nostra contrarietà che è politica. Le elucubrazioni del Pdl evidentemente non tengono conto del fatto che una modifica in quel senso andrebbe fatta con i due terzi del Parlamento e che la principale forza di opposizione ritiene, al di là della forma che la sentenza della Corte può suggerire, che la sostanza va respinta».

Voi dunque restate contrari. Eppure sapete che il centrodestra può procedere lo stesso, salvo andare al referendum confermativo.
«Mah, una maggioranza che tiene l`anima con i denti è abbastanza difficile che si possa cimentare con un ddl di rango costituzionale. Segnerebbe un ulteriore atto di arroganza e incoscienza soltanto accingersi a una modifica del genere appoggiandosi a Razzi o Scilipoti».

E nell`ipotesi di aperture all’opposizione sulle riforme costituzionali?
«Noi non ci siamo mai sottratti al tema, ma dobbiamo cominciare a tirare qualche somma. Una legislatura non è costituente solo perché si dichiara tale.
Si è costituenti perché qualcosa si costruisce. Dobbiamo prendere atto che anche sul terreno delle revisioni di carattere costituzionale non si è mai andati oltre le esigenze personali del presidente del Consiglio, i suoi impulsi, rendendo impraticabile il campo stesso a ulteriori ragionamenti».

Qualche spiraglio dì dialogo a un certo punto sembrava esserci. Non più?
«La legge elettorale poteva essere il primo passo di un ragionamento più complessivo. Invece si è deciso di spostarla dalla Camera al Senato dove poi è stata insabbiata. E gli stessi che hanno sostanzialmente provocato l`impraticabilità del campo ora ci promettono nuove partite? Francamente la loro credibilità è zero».

L`Idv ha raccoltole firme per un referendum di abrogazione della legge.
Ora si preparano a essere protagonisti di una stagione infuocata. Il Pd ha una posizione chiara in merito?
«Credo che faccia parte del rispetto nei confronti della Corte anche non ipotizzare le reazioni da mettere eventualmente in campo a sentenze che non ci sono ancora.
Al di là delle volontà, anche questa rischia di essere una forma indebita di pressione. In tutti i casi, l`istituto del referendum serve a impedire sfregi alla Costituzione. E tutte le leggi ad personam, anche quelle che avessero rango costituzionale per noi sono tali».

La Stampa 29.12.10