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"Quando a pagare sono sempre le donne", di Dacia Maraini

Brutte notizie per le donne. Da Oriente si scopre che ancora la simbologia di genere domina le scelte del popolo: sei milioni di donne mancano al ricambio delle generazioni. Pensavamo che fosse un elemento di emancipazione il fatto di potere sapere prima del parto il sesso del nascituro. E invece no: si usa la tecnologia per il massacro di genere. Appena si sa che il nuovo abitatore del ventre materno è una bambina, la si elimina. I maschi invece vengono festeggiati e bene accolti. Senza pensare che poi quei maschi, una volta cresciuti, cercheranno una moglie e non la troveranno. Brutte notizie anche dall’Europa: la crisi la pagano soprattutto le donne. Le quali tutt’ora, ma più in Italia che negli altri Paesi europei, portano sulle spalle il peso della cura dei bambini, degli anziani, dei malati. E quando hanno un lavoro esterno, si tratta di doppio lavoro. L’Istat ci dice che fra il 2009 e il 2010 si sono persi 532 mila posti di lavoro. Il potere di acquisto è calato a meno 6%. Un quarto degli italiani vive sulla soglia della povertà. La disoccupazione (2 milioni di senzalavoro) tocca soprattutto le donne. Che già sono pagate il 20%in meno. Ma vengono mandate a casa appena rivelano di aspettare un figlio. E poi facciamo la retorica sulla famiglia e ci stracciamo le vesti dicendo che l’Italia diventa sempre piu vecchia e gli unici figli che nascono sono quelli degli emigrati. Ma cosa si può pretendere da una madre di famiglia che deve farsi acrobata su un filo sospeso nel vuoto? Le donne sono chiamate a fare «da ammortizzatrici sociali» , come scrive Chiara Saraceno. Ma si tratta di un sistema «troppo sovraccarico e anche troppo squilibrato» . Perciò fanno sempre meno figli. Ma questo impoverisce il Paese, lo rende dipendente dalle forze di lavoro esterne. Si pensi cosa succederebbe se improvvisamente tutte le badanti che lavorano nelle nostre famiglie se ne andassero via! Sarebbe una catastrofe. Ma pure succederà se la crisi si acuirà e moltissime famiglie si troveranno nella condizione di non poter pagare una donna che lavori giorno e notte presso genitori anziani e non autonomi. La popolazione invecchia e i giovani sono costretti a emigrare. Molti si chiedono: ma invece di andare all’estero, questi giovani non potrebbero fare i lavori che affidiamo agli stranieri? È una buffa pretesa: quella di buttare a mare le conquiste dell’emancipazione. Chi ha investito su lunghi e costosi studi di medicina, per esempio, è chiaro che non si accontenterà di fare il portantino o la badante. A meno che il portantino e la badante non venissero pagati più di un medico. E non sarebbe una brutta idea. Forse tanti cattivi medici che fanno pagare per una sola visita l’equivalente di un mese dello stipendio di una badante, sarebbero impediti dal fare danni. Ma le badanti farebbero il medico? Certo, se si desse loro la possibilità di studiare. Ecco che si torna alla libertà di accesso ai lavori meglio pagati e più di soddisfazione. Se non progrediscono i primi, muoiono pure i secondi. Non suona un campanello d’allarme nelle orecchie dei nostri governanti?

Il Corriere della Sera 31.05.11