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"Il mio voto al referendum", di Margherita Hack

Che sia l’inizio della fine? Questo 2 giugno che si festeggia nel 150 ̊ anno dell’unità d’Italia e nel 66 ̊ anno della Repubblica è pieno di speranza, come quello del ’45. Nel 1945 andavamo tutti a votare per il referendum: si doveva scegliere tra repubblica e monarchia. La maggior parte degli elettori si recava per la prima volta alle urne. Le donne non avevano mai votato, ma anche gli uomini erano stati privati del voto dalla dittatura: le ultime elezioni si erano svolte nel 1929. Pieni di entusiasmo e speranza andavamo a costruire un’Italia nuova. Oggi siamo tutti più ricchi e più colti eppure l’Italia si sta avviando al sottosviluppo. Speriamo che con queste elezioni amministrative si sia dato il segno di voler tornare ad essere un paese pieno di energie e di voglia di andare avanti. Tra pochi giorni c’è un nuovo, importante appuntamento: il voto per i 4 referendum. Due sono sull’acqua. L’acqua è un bene di fondamentale importanza e non può essere oggetto di sfruttamento da parte dei privati: deve restare un bene pubblico. Poi c’è il referendum sul nucleare. Il nostro paese oggi è completamente dipendente dall’estero per quanto riguarda l’energia. Dovremmo sviluppare le energie rinnovabili prendendo esempio dalla Germania che ha anche rinunciato al nucleare. Forse anche noi dovremmo rinunciare al nucleare, ma senza abbandonare la ricerca come invece è stato fatto dopo Chernobyl. Infine c’è il referendum sul legittimo impedimento. Voglio solo ricordare che la legge è uguale per tutti: è vergognoso che si faccia una norma perché il premier possa aggirare i processi che lo riguardano. Spero proprio che il 12 e il 13 giugno si raggiunga il quorum.

L’Unità 02.06.11