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"Le diseguaglianze si allargano a partire dalle buste paga", di Roberto Monteforte

La differenza tra lo stipendio medio di un dirigente e la paga di un operaio e di ben 358 euro al giorno. Rispetto ad un ≪quadro≫ la differenza e di 127 euro. Il dato scende a 22euro se si prende in considerazione la retribuzione di un impiegato. Sono i dati emersi dallo studio ≪Lavoro scomposto≫, il dossier statistico realizzato Iref, l’istituto di ricerca delle Acli e presentato al 44˚ incontro nazionale di studio in corso a Castel Gandolfo. La ricerca mette a confronto le retribuzioni medie giornaliere dei lavoratori dipendenti nelle diverse professioni del settore privato (Fonte Istat-Inps, Rapporto sulla coesione sociale, 2010). Emerge che rispetto alla retribuzione media giornaliera (82 euro), un dirigente guadagna 340 euro in piu al giorno, un quadro 111 euro, un impiegato 6 euro in piu. Un operaio simette invece in tasca un salario giornaliero di 16 euro inferiore alla media. Peggio di lui solo il lavoratore apprendista, che guadagna in meno 31 euro al giorno. Le donne, rispetto agli uomini, ricevono in media al giorno 27 euro in meno.
LA VERITÀ SCOMODA Ne esce uno spaccato preoccupante del mercato del lavoro. Un contributo a quella ≪verita≫ sulla crisi e sui suoi effetti invocata recentemente dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. ≪Aldi la delle ovvie componenti organizzative – commenta il presidente delle Acli Andrea Olivero – sono dati che mettono in evidenza una divaricazione eccessiva delle retribuzioni, che va presa in considerazione quando si discute di sacrifici per il Paese≫ e non solo ≪per esigenze di giustizia e di coesione sociale, ma per oggettive ragioni economiche≫. ≪Restituire risorse ai lavoratori e alle famiglie del ceto medio – osserva – e l’unico modo per garantire la tenuta dei consumi e il rilancio del Paese≫. Sono ragioni da considerare di fronte alla crisi. Anche per questo il presidente delle Acli e fortemente critico verso la manovra del governo per contrastare la crisi. ≪E inaccettabile che abbiano ritirato il “contributo di solidarieta”. Se non pagano i ricchi chi paga?≫. L’obiettivo e chiaro: riproporre la centralita del lavoro come emergenza sociale e opportunita per garantire sviluppo. ≪In questi anni – osserva Olivero – abbiamo consentito una pluralita di contratti e di modalita di accesso al lavoro che in molti casi non ha prodotto un lavoro dignitoso, un “buon lavoro”. Lo abbiamo visto. Di fronte alla crisi si e sgretolato. Occorre porsi l’obiettivo di piu lavoro e un lavoro piu stabile. Va modificata la legislazione esistente≫. La denuncia e per un’economia dominata dalla finanza che impone le sue scelte anche alla politica, con il lavoro considerato come un fattore secondario. SEMPRE MENO FIGURE ALTE Lo studio ≪lavoro scomposto≫ mostra gli effetti negativi della≪deregulation ≫ di questi anni. Intanto il lavoro ≪sommerso≫: 12 posti di lavoro su 100 sono oggi irregolari, 18% al Sud e il27%il Calabria. La struttura della produzione: solo lo 0,1% di grandi imprese contro lo 0,5 della Germania e lo 0,4 della Gran Bretagna. Il ≪peso≫ del settore ≪ricerca e sviluppo ≫ all’interno delle aziende. Si parla tanto di ≪recupero della competitivita ≫,macome e possibile se i lavoratori della conoscenza sono poco piu di centomila, di cui 35mila ricercatori, 41mila tecnici e 24mila altri addetti? In Germania sono tre volte di piu. Un altro dato preoccupante e quello sugli occupati di ≪fascia alta≫: diminuiscono, mentre cresce l’occupazione non specializzata. Nel 2010 sono andate perse circa 70mila posizioni dirigenziali, hanno perso il lavoro 78mila professionisti della conoscenza e oltre 100mila tecnici. 110mila sono stati invece gli operai specializzati e gli artigiani costretti a lasciare i lavoro. Hanno fatto ingresso nel mercato del lavoro soprattutto donne in posizioni professionali non specializzate (+108mila) o impiegatizie (+58mila). Gli ≪atipici≫ nonsono solo i giovani. Il 48% ha tra i 30 e i 49 anni. L’effetto di anni di flessibilizzazione? Quasi un lavoratore su quattro (23%) ha una occupazione ≪non standard≫, ovvero non a orario determinato. Un quadro preoccupante che per le Acli pone l’esigenza di rafforzare, anche modificandolo, il sistema di garanzie e di solidarieta del Welfare. Oggi a Castel Gandolfo rispondera il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Ai lavori interverra anche il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone. ❖

L’Unità 02.09.11