Mese: Ottobre 2011

"Bersani: siamo un collettivo basta divisioni giovani-vecchi", di Simone Collini

“Oggi avviamo un progetto che non ha precedenti nella storia della politica italiana”, dice Pier Luigi Bersani arrivando a Napoli per inaugurare una scuola di formazione riservata a ragazzi under-35 dellemregioni del Mezzogiorno che durera un anno (attraverso appuntamenti come questo e soprattutto mediante la costruzione di una rete on-line) e che sara poi estesa anche alle regioni del Nord. “Mi sembra una notizia no?”, e sorride. “Ma se devo essere proprio sincero….” Il leader del Pd sa bene qual e l’attenzione mediatica riservata al Big Bang di Matteo Renzi e quale a questo appuntamento. Ma non si scandalizza, anzi ai duemila ragazzi che lo salutano con una standing ovation alla Mostra d’oltremare dice innanzitutto: “Stiamo facendo formazione alla politica, e allora la prima cosa da imparare e l’autonomia della politica. Rapporti amichevoli con la comunicazione,ma guai ad esserle subalterni. Anche perche il mestiere della politica non e il mestiere della comunicazione”. Inevitabile, in una giornata come questa, andare col pensiero alla Leopolda. Anche perche Bersani dedica una parte dell’intervento con cui apre Finalmente Sud …

"L’indignazione si aggira per il pianeta", di Giuliano Battiston

Zygmunt Bauman guarda al nuovo movimento internazionale e spiega come la protesta sia diversa in ciascun Paese perché è diverso il muro che vuole abbattere per costruire un mondo più giusto di quello attuale Abbiamo incontrato Zygmunt Bauman a Roma, in occasione della sua lectio magistralis su Quali sono i problemi sociali oggi?, nell’ambito della Terza edizione del Salone dell’editoria sociale di Roma. Nei suoi testi cita spesso una frase di Cornelius Castoriadis: «Ciò che non va nella società in cui viviamo è che ha smesso di mettersi in discussione». In un mondo in cui le vecchie coordinate della modernità solida stanno scomparendo, come individuare le domande più pertinenti e i problemi sociali a cui rispondere con più urgenza? «Viviamo in un tempo di vuoto (simile all’“interregnum” dell’antica Roma), un periodo in cui i vecchi metodi con cui facevamo andare avanti le cose risultano inefficaci, mentre non ne sono stati ancora inventati di nuovi. È un periodo di cambiamento, non di transizione, perché “transizione” implica un passaggio da un “qui” a un “lì”, e sebbene …

"Val d’Aosta, il paradiso dei baby-pensionati", di Pierangelo Sapegno

Quando le cose vanno male, sono i numeri il nostro nemico. Non ce n’è mai uno che vada bene. Gli ultimi dicono che il record dei baby pensionati è della Val d’Aosta, regione autonoma, bella, pulita, mai in passivo, o quasi mai: 2213, uno ogni 57 abitanti, per una sberla che costa allo Stato 38 milioni di euro l’anno. Poi uno ascolta Giuseppe De Rita e capisce che non deve nemmeno stupirsi: «La Valle d’Aosta ha sempre vissuto, anche nella sua notevole agiatezza, su meccanismi di trasferimento di denaro pubblico. Per esempio, in Trentino Alto Adige l’economia reale è molto più forte e c’è un vasto tessuto imprenditoriale». Il fatto è che quando venivamo su per raccontarne il modello – una volta l’anno, più o meno -, trascuravamo tutti questo piccolo particolare. Nel 2000, per l’Istat, questa era la regione con il maggior reddito pro capite: il pil era pari a 47 milioni e 347 mila lire per abitante. Nel 2007, prima della crisi, la Confindustria collocava Aosta al quinto posto nella graduatoria nazionale per …

Niente soldi all’editoria così si uccidono le testate «scomode», di Roberto Monteforte

«È una volontà politica», denuncia il Comitato per la Libertà e per il diritto all’Informazione. Rischiano di sparire centinaia di realtà editoriali che non rispondono alle logiche del mercato ma che esprimono la voce dei territori e della società civile. Un appello al presidente della Repubblica è un gesto estremo. Da allarme rosso. Questa volta il pluralismo dell’ informazione è veramente a rischio. Un’intera realtà editoriale, quella dei giornali di idee e non profit, delle testate cooperative e politiche di ogni orientamento – da Liberazione e il Manifesto sino al Secolo d’Italia e alla Padania, da l’Unità a Avvenire e al Riformista, sino a Nuova Ecologia, Rassegna Sindacale e ai settimanale diocesani che assicurano l’informazione locale – da gennaio rischiano di dover chiudere. Sono le voci spesso scomode delle idee, di realtà editoriali che non rispondono alle logiche del mercato, che esprimono la voce dei territori e della società civile, che rischiano di sparire. Lo dicono drammaticamente le cifre. Invece dei 184milioni di euro previsti dal Fondo per l’editoria per il finanziamento “diretto”, l’anno prossimo …

«La flessibilità c’è già Chi non ha lavoro è ancora senza nulla», intervista a Paolo Onofri di Oreste Pivetta

Licenziare. E poi? Anche di fronte a questa domanda l’Italia sembra divisa non solo tra occupati e disoccupati, mai occupati, rinunciatari per forza, donne e uomini, ma anche di fronte a occupati nella grande azienda e dipendenti della piccola impresa (vera o falsa che sia, cresciuta poco o miniaturizzata per convenienza), tra chi può contare sulla cassa integrazione, su un sussidio per la mobilità,su un prepensionamento e chi si ritrova a zero. Paolo Onofri, professore di Politica economica all’ Università di Bologna, ha guidato nel 1997 un gruppo di esperti (la «Commissione Onofri», appunto) che presentò al governo Prodi una proposta di riforma degli ammortizzatori sociali. Quattordici anni sono passati abbastanza inutilmente, nel senso che qualche ritocco è stato adottato, ma nella sostanza quel progetto è rimasto nel cassetto. Forse se lo si fosse tenuto aperto quel cassetto qualche idea e qualche mezzo in più per affrontare il peso sociale della crisi ci sarebbe. Anche per discutere più serenamente di licenziamenti, cioè di persone che non sono vuoti a perdere. Professor Onofri, si potrebbe discutere …

"Così siamo diventati il bersaglio dei mercati", di Romano Prodi

Da anni i mercati ballano, da anni la speculazione impazza, da anni si pensa a grandi riforme del sistema bancario e finanziario mondiale e non accade nulla. L’opinione pubblica se la prende con quattro o cinque “cattivi,” cioè con le grandi banche internazionali che, nella speculazione, hanno più goduto che sofferto. Quest’irritazione è giusta ma il problema è assai più vasto e più grave. Si calcola infatti che oggi vi siano oltre 12 mila miliardi di Euro parcheggiati nel sistema bancario “ombra”, cioè in fondi non controllati e non regolamentati o regolamentati in modo insufficiente. Questi fondi per definizione lavorano a breve, cioè corrono incessantemente di qua o di là e sfruttano la così detta “leva finanziaria”mobilitando quantitativi di denaro molto superiori a quelli che posseggono. Con uno scommettono su cento. E’ noto che nelle scommesse si punta sull’aspettativa del risultato ed il risultato è più sicuro quando gli operatori finanziari “ombra” si muovono in gregge, con la dimensione e la velocità che l’automatismo dei moderni sistemi di informazione rende possibile. In poche parole i …

"Lettera al Premier", di Mario Monti

Signor presidente del Consiglio, mi permetto di richiamare la Sua attenzione su alcuni aspetti delle Sue dichiarazioni di venerdì sull’euro. Lei ha affermato: «L’euro non ha convinto nessuno. È una moneta strana, attaccabile dalla speculazione internazionale, perché non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario né una banca di riferimento e delle garanzie. L’euro è un fenomeno mai visto, ecco perché c’è un attacco della speculazione ed inoltre risulta anche problematico collocare i titoli del debito pubblico». Di fronte alle vivaci reazioni suscitate, Lei ha in seguito precisato: «L’euro è la nostra moneta, la nostra bandiera. È proprio per difendere l’euro dall’attacco speculativo che l’Italia sta facendo pesanti sacrifici. Il problema è che l’euro è l’unica moneta al mondo senza un governo comune, senza uno Stato, senza una banca di ultima istanza. Per queste ragioni è una moneta che può essere oggetto di attacchi speculativi». Sono dichiarazioni che meritano un’analisi a freddo, al di fuori di ogni visione di parte. A mio parere, esse contengono alcune affermazioni …