università | ricerca

"L'ultimo regalo del ministro Gelmini", di Gian Antonio Stella

Merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito. Fa impressione metterle tutte in fila, vero? Bene: per trentasette volte Mariastella Gelmini, poco prima di diventare ministro dell’Istruzione, scrisse la parola «merito» nella sua proposta di legge 3423. E in questi anni non ha fatto che ripetere: «Non è più possibile andare avanti con il nepotismo dentro le università».
Fedele ai convincimenti granitici, ha raccontato sul Secolo XIX Francesco Margiocco riprendendo una denuncia del sito web «Articolo 33», la signora ha dunque deciso di chiudere l’esperienza ministeriale con una nomina impareggiabile. E ha piazzato nel consiglio di amministrazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche un giovane astro nascente della politica del merito: Gennaro Ferrara, 74 anni, collezionista di poltrone di ogni genere ma soprattutto per 23 anni rettore di quella che probabilmente è l’università più nepotista d’Italia, la napoletana «Parthenope».
Oltre a finire sui giornali come il peggiore ateneo del Paese nella classifica del Sole 24 ore o per una stupefacente convenzione con la Uil che assicurava ai suoi iscritti un riconoscimento fino a 60 crediti per la laurea triennale in giurisprudenza con uno sconto di un anno su tre, il prof. Ferrara è celeberrimo tra gli amanti dell’«University Horror Show» per il grappolo di parenti piazzati nel suo regno. E per la strepitosa intervista data a Nino Luca, autore di Parentopoli / Quando l’università è affare di famiglia.
Un’intervista dove, vistosi rinfacciare di aver sistemato nella «sua» università «la seconda moglie, il di lei fratello, una figlia e i mariti delle due figlie», l’allora rettore rispondeva così: «Io vorrei parlare con un giornalista che faccia un articolo forse più stucchevole ma che, con argomentazioni e approfondimenti, possa farsi capire dal lettore. Se noi trattiamo “Parentopoli” in termini scandalistici non va bene. Glielo dice sa chi? Il secondo di otto figli di un operaio. Io invidiavo quelli che nascevano nelle famiglie di un certo… Le posso dire con orgoglio che nessuno può chiedermi chi mi ha aiutato. I miei parenti, mia figlia, devono dimostrare ogni giorno di valere. Ma perché non intervistate loro?».
«Chi?», gli chiedeva Nino Luca: «i due generi Federico Alvino (che tutti danno come il suo successore designato) e Gabriele Carbonara? Sua figlia? La sua seconda moglie e suo fratello? Chi devo intervistare?». «Tenga presente una cosa. Se vuole, lei può parlare con loro ma non è giusto “stare scritti” sui giornali…».
Grazie per il regalo d’addio, signor ministro: proprio l’uomo giusto per rilanciare il Cnr e la politica del merito.

Il Corriere della Sera 16.11.11

3 Commenti

    I commenti sono chiusi.