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"La scuola ha voglia di cambiare", di Roberto Carnero*

Da insegnante, sto svolgendo in questo periodo un’attività un po’ speciale. Mi è stato chiesto di partecipare come relatore, in diverse città, ad alcune giornate di aggiornamento dei docenti di materie umanistiche nella scuola superiore. È un progetto ambizioso, che tocca 35 capoluoghi di provincia. Si intitola La forza delle idee ed è organizzato da Pearson Italia (uno dei gruppi più presenti nell’editoria scolastica, con marchi storici come Paravia e Bruno Mondadori) con il supporto del Ministero dell’Istruzione.
Così nelle ultime settimane, da Udine a Latina, da Alessandria a Foggia, da Firenze a Palermo, mi è stato offerto uno sguardo privilegiato sugli insegnanti italiani (a ogni giornata ne partecipano circa un centinaio). Agli incontri, una cosa colpisce al primo sguardo: l’età media piuttosto alta dei professori (anzi, più che altro delle professoresse: su 100, gli uomini sono sempre meno di 10). Docenti per lo più quarantenni e cinquantenni. Mancano del tutto i trentenni e i ventenni. L’ultimo concorso ordinario è stato bandito 11 anni fa. Poi è stata la volta delle Sis (i corsi post lauream biennali per l’accesso all’insegnamento), ma le immissioni in ruolo sono state fatte con il contagocce. Il taglio delle ore di insegnamento (soprattutto nelle discipline letterarie) e l’aumento del numero di alunni per classe (la cosiddetta “riforma Gelmini”) hanno impedito il ricambio o almeno l’affiancamento generazionale. Consola però vedere l’alto grado di motivazione. Sono in gran parte professionisti molto preparati e desiderosi di migliorarsi. Ad esempio all’uso delle nuove tecnologie. Uno dei momenti più seguiti è quello dedicato alla LIM (lavagna interattiva multimediale), una straordinaria risorsa per una didattica più coinvolgente, capace di far leva sull’attitudine degli studenti per i nuovi media. Peccato però che le cose meravigliose che si potrebbero fare in classe con la LIM siano per molti istituti un
miraggio, mancando quasi completamente le risorse finanziarie per l’acquisto dell’hardware.
Eppure questi bravi professori vanno avanti, tra mille difficoltà. Nonostante il contratto scaduto da più di un anno, che, se va bene, verrà rinnovato nel 2014. Si continua a maltrattare la categoria dei docenti, facendo leva sulla passione per l’insegnamento, che spesso è un’autentica vocazione: per capirlo, basta sentir parlare certi insegnanti due minuti del loro lavoro. Dobbiamo ribadire con forza che
è proprio nei tempi di crisi economica che bisogna investire nell’istruzione. Francia e Germania l’hanno fatto. Speriamo che dopo i guasti prodotti, anche in questo ambito, dai governi Berlusconi, il nuovo esecutivo comprenda che è arrivato il momento di cambiare rotta

* giornalista e insegnante

L’Unità 23.11.11