Mese: Novembre 2011

"I punti fermi contro l'evasione", di Vincenzo Visco

Tra i non pochi problemi del sistema fiscale italiano, l’evasione è quello principale: almeno 120 miliardi di euro l’anno, 8 punti di Pil, da 2 a 3 volte l’entità riscontrabile negli altri Paesi avanzati. In altre parole l’evasione in Italia è fenomeno non solo endemico, ma di massa, che coinvolge milioni di persone (e imprese) per cifre unitarie che possono anche non essere elevatissime. Sono queste caratteristiche che rendono particolarmente difficile il contrasto all’evasione nel nostro Paese in quanto tale attività pone un problema di consenso rilevante. In altre parole la riduzione dell’evasione in Italia è più un problema politico che un problema tecnico. Sull’evasione si sa tutto; si conosce il suo ammontare e anche la sua distribuzione territoriale; si conosce chi evade di più o di meno: poco lavoratori dipendenti e pensionati (straordinari o attività secondarie in nero); non molto le imprese industriali in senso stretto, molto le costruzioni, il commercio, gli alberghi e ristoranti, i servizi, un po’ meno le professioni; molto più le imprese piccole rispetto a quelle di maggiori dimensioni e …

"Dal Veneto ultimatum al Carroccio", di Marco Alfieri

Sono esterrefatto dalla posizione della Lega e dalle parole di Bossi sul governo Monti. Peraltro nessuno dei leghisti veneti ne ha preso le distanze.” Peggio. “In questi anni il Carroccio ha reso un pessimo servizio ai veneti: siamo una terra generosa e aperta ma per colpa sua ci dipingono come gretti e razzisti. Quanto al nuovo premier, lo si lasci lavorare. Mi auguro che in Parlamento si trovino i numeri per le riforme, siamo sull’orlo del baratro…” La stoccata di Roberto Zuccato, presidente della Confindustria di Vicenza, una delle province più leghiste d’Italia, è tanto più corrosiva perché si abbina ad un’autocritica che tocca il cuore del modello d’impresa nordestina. “Bisogna guardare in faccia la realtà”, ammette Zuccato. “Essere piccoli è il problema più grande che ha davanti il nostro territorio. Per crescere, quindi, non possiamo continuare a difendere lo status quo ma dobbiamo avere il coraggio di attaccare…” Non arroccarsi bensì sporcarsi le mani, riformare, mettersi in gioco. Perché il Nordest, da sempre filogovernativo prima con la Balena bianca poi con il forzaleghismo egemone, …

"Meno precari, ma solo in religione", di Mario D'Adamo

Il dato, occultato nella precedente gestione, emerge dal rapporto del ministero sul 2009/2010. É l’unica categoria passata tutta a tempo indeterminato. Nel 2009/2010 il numero dei precari si è ridotto solo tra i docenti di religione cattolica. Le ripetenze costano parecchio e un maggior tempo scuola non significa migliori risultati. I costi per alunno sono molto elevati, mentre risparmi si potrebbero conseguire migliorando efficacia didattica ed efficienza del sistema scolastico. Sono aumentati i versamenti diretti delle famiglie alle scuole. I docenti non erano 795.342, come emerge dalla lettura delle statistiche del 12 ottobre scorso, ma 822.000. Il ministero mette a disposizione tutti i numeri completi, organicamente organizzati e illustrati, di docenti, studenti e istituzioni scolastiche, delle spese sostenute dallo stato e dalle famiglie con un rapporto, La scuola in cifre 2009 – 2010, reperibile sul sito del ministero dal 22 novembre scorso (http://www.istruzione.it/web/ministero/index_pubblicazioni_11), centocinquanta pagine di tabelle, osservazioni, spunti critici, focus. L’odierno rapporto aggiunge al totale dei docenti, diffuso il 12 ottobre, gli oltre 26.000 insegnanti di religione cattolica, che la volta scorsa (era la …

"Chi risolve l’eurorebus?", di Franco Mosconi

Di fronte alla gravissima crisi che stiamo vivendo, sono tre le questioni aperte sui tavoli delle istituzioni europee, in quelle sopranazionali così come negli stati membri: il ruolo della Bce, gli eurobond, l’unione fiscale. Sono esse destinate a viaggiare su binari paralleli, quasi che la soluzione di una delle tre debba escludere le altre due, oppure è nel novero delle cose possibili una riforma più complessiva? Una crisi che sembra non aver mai fine ha posto in risalto tutta l’inadeguatezza della governance economica europea negli anni dell’euro. La «zoppia» – per dirla con le parole del presidente Ciampi – di un’unione monetaria non controbilanciata da una politica di bilancio comune era stata da tempo denunciata. Certo, la crisi esplosa nell’autunno del 2008 ha aggravato questo stato di cose, ma la necessità di completare con ragionevolezza la costruzione europea non la scopriamo certo oggi. Riaffiorano così le tre questioni di cui si diceva all’inizio, che possiamo porre nei seguenti termini. Primo: la Bce deve continuare ad agire in base al suo attuale statuto – ove l’imperativo …

"«Operai iperprotetti», leggenda metropolitana", di Bruno Ugolini

C’è un luogo comune che affibbia agli operai l’etichetta di iperprotetti e li colloca così opposti agli atipici e precari privi di diritti e tutele. Una “leggenda metropolitana” se si pensa alle giornate che stanno vivendo migliaia di operai in Italia, come alla Fiat, come nelle decine di aziende che vanno chiudendo. Ma quella degli “iperprotetti” nonè un’opinione riservata agli studiosi e ai politici intenti a trovare soluzioni in un mercato del lavoro dissestato. La leggenda è penetrata, a furia di ripeterla, anche nell’opinione pubblica e, soprattutto, tra coloro chenon hanno diritti e tutele. Così si scatena la guerra tra padri e figli. Leggiamo tra le testimonianze raccolte nel sito www.giovandispostiatutto. com opinioni come questa: «Ci sarebbe bisogno di ridimensionare i sindacati e le abnormità di certi contratti che danneggiano produzione, reddito nazionale, e onore, ponendodiseguaglianze enormi di potere d’acquisto tra categorie debolissime e quelle iperprotette intoccabili». Troviamo anche un “padre” che risponde: «Quando siamo entrati noi, nel mondo del lavoro, non è che si stesse meglio di come state voi adesso. Esistevano ancora i …

"In cattedra a settant'anni", di Pippo Frisone

L’ultima ricerca della Fondazione Agnelli (2008/09) stimava a 50 anni l’età media degli 840mila docenti italiani . Nella primaria l’età media è di 47 anni, nella secondaria di 51 anni. L’ultima ricerca della Fondazione Agnelli (2008/09) stimava a 50 anni l’età media degli 840mila docenti italiani . Nella primaria l’età media è di 47 anni, nella secondaria di 51 anni. Oltre i 50 anni è il 55% dei docenti in Italia contro il 28% in Spagna, il 30% in Francia,il 32% nel Regno Unito mentre in Germania è il 47%. Il corpo docente è donna all’81% in Italia, al 70% in Germania e Regno Unito, al 67% in Spagna e Francia. I tagli Gelmini-Tremonti hanno ridotto di 87.400 gli organici dei docenti nel triennio 09/12. Nel decennio prossimo venturo la Fondazione stimava un esodo di 300mila docenti per raggiunti limiti di età. Ma sarà ancora cosi? Le ultime restrizioni sulle pensioni di questa estate, garantivano l’uscita al 1.9.12 a quanti avessero maturato i 40anni di servizio al 31.12.11, ovvero, avessero raggiunto quota 96 ( 60 …

"Minzolini in caduta libera il Tg3 sorpassa il Tg1", di Curzio Maltese

L´altra sera il Tg1 di Augusto Minzolini ha toccato un record d´inabissamento da far invidia al vecchio Enzo Maiorca, il 16 per cento di share e poco più di quattro milioni di spettatori. Molto meno del Tg5, ma perfino meno del Tg3. Nella storia della televisione mondiale, non solo italiana, non s´era mai visto un direttore di telegiornale battere tanti record negativi d´ascolto, per una ragione assai semplice. Qualunque azienda del mondo, pubblica o privata, l´avrebbe cacciato molto, molto prima. La Rai no. La Rai è un baraccone che preferisce perdere 150 o 200 milioni d´introiti pubblicitari all´anno per salvare il soldato Minzolini, per poi magari tagliare sull´innovazione e la ricerca, sulle assunzioni di precari e sui diritti del calcio, come ha appena deciso di fare. La permanenza di Minzolini alla direzione del Tg1, con l´aggravante della rubrica di Giuliano Ferrara in coda, tanto per allontanare gli ultimi spettatori, era un assurdo già con Berlusconi al governo. Ma almeno rientrava in una logica comprensibile. Al berlusconismo moribondo serviva conquistare spazi di propaganda a ogni costo, …