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"Meno flessibilità e contratto unico di inserimento", di Tiziano Treu e Cesare Damiano

Il tema del mercato del lavoro verrà affrontato dal governo entro la fine di gennaio, come annunciato da Monti. L’argomento sarà esaminato attraverso la concertazione con le parti sociali: questo per noi è un fatto estremamente positivo. Anche su questo tema il Pd deve avanzare le proposte e trovare la giusta sintesi. Vogliamo fornire di seguito prime indicazioni per una discussione di merito attraverso la esemplificazione di alcuni punti:

1) Occorre disboscare la giungla delle forme di impiego flessibili: oggi il mercato del lavoro è caratterizzato da una pluralità di lavori temporanei che anziché trasformarsi in impiego stabile,diventano nella maggior parte dei casi precarietà a vita. Noi pensiamo che accanto al lavoro a tempo indeterminato, siano sufficienti poche forme di lavoro flessibile: il contratto di apprendistato, il lavoro a termine, il lavoro interinale e, in alcuni specifici casi, il lavoro a chiamata. Questa semplificazione
aiuterebbe lavoratori ed aziende. Va notato che non tutte le forme di impiego esistenti vengono utilizzate dalle imprese,come rilevato da numerose statistiche. Il governo Prodi aveva gia provveduto ad una loro diminuzione, contraddetta dal successivo esecutivo Berlusconi. A nostro avviso, una scelta più ideologica che pratica.

2) È necessario ripristinare una normativa che tuteli soprattutto le giovani lavoratrici dalle dimissioni in bianco. La regola era stata tradotta in legge dal governo di centrosinistra e cancellata da quello successivo. Occorre ricordare che essa traeva la sua legittimità da un atto parlamentare condiviso da tutti i partiti, ad eccezione della Lega, con un ordine del giorno sottoscritto dalle parlamentari di tutti gli schieramenti.

3) Va confermata e resa strutturale la scelta del governo di concedere lo sconto Irap alle imprese che assumono giovani e donne a tempo indeterminato. È una regola che va nella giusta direzione, come da noi richiesto da tempo: quella di far costare di meno il lavoro stabile rispetto a quello flessibile. Soltanto se si stabiliscono nuove convenienze di costo nel mercato del lavoro si potrà sconfiggere la piaga della precarietà a vita che colpisce in particolare le giovani generazioni. Riteniamo che questa scelta, oltre ai giovani e alle donne, debba riguardare anche i lavoratori ultracinquantenni in cerca di lavoro.
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4) Occorre favorire l’unificazione del mercato del lavoro superando le distinzioni esistenti tra vecchie e nuove generazioni. Il punto di partenza, come abbiamo già ricordato, è quello dei costi più convenienti per il lavoro stabile, che passa anche attraverso l’unificazione dei contributi per tutte le forme di impiego. Quello che noi proponiamo è di adottare un contratto unico di inserimento formativo nel quale esista un periodo di prova fino ad un massimo di tre anni. Durante tale periodo il lavoratore è ovviamente licenziabile, ma al termine della prova va agevolata l’assunzione a tempo indeterminato, compresa la tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Non crediamo che abolendo tale protezione si aumenti l’occupazione o si quadrino i bilanci.

5) È necessario riformare il processo del lavoro. Nel caso di un contenzioso sul licenziamento quello che pesa di più al lavoratore e all’impresa è l’incertezza della situazione che viene a determinarsi. Un processo può durare anni e durante quel periodo ciascuno dei soggetti in causa si interroga sul suo futuro. Il lavoratore si chiede se sia preferibile cercare un nuovo impiego. Il datore di lavoro si chiede quale costo dovrà sopportare nel caso in cui una sentenza a lui sfavorevole comporti un pesante risarcimento e la riassunzione. La nostra proposta è quella di avere per questi casi una corsia privilegiata, una procedura d’urgenza che affronti questi casi, come già proposto dal Pd con un apposito disegno di legge. Riteniamo che la
soluzione di questo problema sia considerata di grande interesse dal sistema delle imprese, più efficace di qualsiasi altro intervento.

6) È necessario dotare il Paese di un sistema di ammortizzatori sociali capace di affrontare la particolare situazione
di crisi che stiamo vivendo. Non bisogna sottovalutare il fatto che Confindustria abbia previsto per il prossimo anno altri 800.000 posti di lavoro persi. Esiste una legge delega del governo Prodi, condivisa dalle parti sociali e sottoscritta nel Protocollo del 2007, che è rimasta finora inattuata. In essa si prevede l’ unificazione delle varie forme di cassa integrazione
e delle indennità di mobilità e di disoccupazione. Pensiamo che questa scelte vada confermata e integrata con risorse che estendano tutele e diritti di base universali anche a chi svolge un lavoro precario.

7) Infine, riteniamo che il governo debba intervenire nella situazione di emergenza che si è determinata a seguito
della riforma pensionistica. Molti lavoratori hanno firmato accordi di mobilità oltre il termine del 4 dicembre previsto dalla nuova normativa. Altri si sono licenziati o sono stati costretti a farlo in previsione di un loro pensionamento a breve. In molti casi il tempo della pensione si sposta anche di 5 o 6 anni. Come si vive senza stipendio, indennità di mobilità o pensione per tutto questo tempo? A queste situazioni va posto immediatamente rimedio. Abbiamo voluto riepilogare brevemente il nostro
punto di vista sui temi del mercato del lavoro, augurandoci in questo modo di contribuire ad un dibattito costruttivo
che consenta di avere una posizione forte e unitaria del nostro partito ed un confronto positivo con il governo e con le parti sociali.

L’Unità 30.12.11