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"Salario base per i cocopro. Soldi se si perde il lavoro", di Giuseppe Vespo

E’ stato il giorno dei precari, dentro e fuori dal Parlamento, con la generazione mille euro (quando va bene) che si ritrova fuori dal Senato, la ministra Fornero che va in videochat a spiegare la sua idea di Lavoro e la «coppia di fatto », come si definiscono i relatori alla riforma della stessa ministra, Tiziano Treu (Pd) e Maurizio Castro (Pdl), che presenta gli emendamenti al disegno di Legge. È da queste proposte che vengono fuori le novità più importanti per chi lavora a termine. Si va dal salario base per i collaboratori a progetto all’una tantum per i parasubordinati che perdono il lavoro, che sarebbe una sorta di indennità di disoccupazione un po’ più corposa di quella prevista in questo momento. C’è qualche misura per contrastare l’abuso delle (finte) partite Iva, ma per contro si paga qualche dazio alla tanto richiesta flessibilità in entrata. In questo senso, il primo contratto di lavoro a tempo determinato potrà essere stipulato per un anno, e non più al massimo per sei mesi, e soprattutto non ci sarà bisogno di specificare i requisiti per i quali quel contratto viene proposto e stipulato. Si tratta degli stessi requisiti che, quando non venivano rispettati, potevano essere impugnati dal lavoratore davanti al giudice. Nuovi emendamenti – in aggiunta ai 43, tra quelli del governo e quelli dei relatori – potranno essere presentati fino ad oggi pomeriggio, mentre nelle intenzioni della Commissione il pacchetto dovrà essere consegnato al Parlamento giovedì. L’obiettivo è di rispettare i tempi richiesti dall’Europa e di licenziare la riforma, così come auspica la Fornero entro giugno. I presupposti sembrano esserci: i partiti di maggioranza appaiono soddisfatti del lavoro fatto finora. «Negli emendamenti – dice a questo proposito Anna Finocchiaro – sono raccolte molte delle proposte del Pd: la promozione della buona flessibilità a tutela dei co.co.pro e delle partite iva; l’estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari; la previsione del salario base per lavoratori a progetto e partite Iva e di un’indennità una tantum più cospicua per chi, fra questi, perde il lavoro». Ma nella maggioranza c’è anche chi storce il naso, come l’ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che annuncia: «Non parteciperò più ai lavori parlamentari » sul ddl Lavoro. Il motivo di tanto risentimento sembra risiedere nella scarsa incidenza della riforma, a giudizio del parlamentare Pdl, sull’articolo 18: la «riforma disegnata dal governo a seguito di un lungo confronto con le parti sociali – dice Sacconi – si è configurata inizialmente come una diffusa modifica della legge Biagi, che pure ha generato occupazione, anche se compensata da una modesta modifica dell’articolo 18». Soddisfatta la presidente uscente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che fino a qualche giorno fa criticava il testo del governo mentre oggi lo ritiene migliorato e addirittura utile.

SALARIO BASE PER ICO.CO.PRO Per i lavoratori a progetto, e più in generale per tutti i cosiddetti parasubordinati, viene inserito il principio della giusta retribuzione. Il salario minimo sarà calcolato sulla media tra le tariffe del lavoro autonomo e dei contratti collettivi di lavoro, e dovrà essere «adeguato alla quantità e qualità del lavoro eseguito». INDENNITÀDI DISOCCUPAZIONE L’attuale una tantum per i parasubordinati che perdono il lavoro verrà rafforzata. Si tratta di una misura sperimentale che durerà tre anni. I relatori Treu e Castro stimano che per un parasubordinato che ha lavorato almeno sei mesi, l’una tantum dovrebbe aggirarsi attorno ai sei mila euro e verrebbe erogata nell’anno successivo a quello lavorato.

VEREPARTITEIVA Per contrastare l’abuso delle (finte) partite Iva, saranno considerate «vere» quelle che nell’arco di un anno dichiereranno un reddito lordo di 18mila euro. Inoltre, le collaborazioni non dovranno durare più di otto mesi, il corrispettivo pagato non potrà essere superiore all’80 per cento di quello dei dipendenti, e il lavoratore non potrà avere una scrivania in azienda, mentre potrà usufruire del telefono aziendale. Negli studi professionali, nel commercio e nell’agricoltura, torneranno i voucher, ma saranno numerati e dovranno indicare data ed orario. Torna anche il famoso Job on Call, il lavoro a chiamata. Stavolta basterà inviare un sms alla direzione provinciale del lavoro per attivarlo. In caso di mancato avviso, però, i datori di lavoro rischiano da 400 a 2400 euro di multa. Il lavoro a chiamata sarà libero per gli under 25 e per gli over 55. CONTRATTIATEMPOPIÙLUNGHI La durata del primo contratto a tempo determinato, che può essere stipulato senza che siano specificati i requisiti per i quali viene richiesto (la causale), passa da sei mesi a un anno. Le pause obbligatorie fra uno e l’altro, per evitare che il rapporto diventi a tempo indeterminato, diminuiscono: da novanta a trenta giorni per i contratti fino a sei mesi e da sessanta a venti giorni per i contratti più lunghi. SINDACATI Diverse le posizioni dei sindacati. Alle proteste della Cgil si oppone il plauso del segretario della Cisl, Girgio Santini, per le misure «positive» previste in favore di co.co.co. e partite Iva. Mentre il segretario dell’Ugl, GiovanniCentrella, accoglie «con soddisfazione l’emendamento sulla compartecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda», che però dovrà essere definito dal governo con una legge

l’Unità 11.05.12