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"L’ultima trattativa", di Simone Collini

Premio di governabilità al primo partito, ma superiore al 10%, e parlamentari eletti con un sistema misto: una quota maggioritaria scelta attraverso i collegi uninominali e una quota minoritaria attraverso il sistema delle liste bloccate. Un accordo, su tali basi, è possibile. Anche se è chiaro a tutti a questo punto che il problema non è di tipo tecnico, ma politico. E basteranno pochi giorni per capire se Berlusconi voglia soltanto rinsaldare l’asse con la Lega, anche a costo di mettere a rischio la legislatura e andare a un voto anticipato che per lui sarebbe sfavorevole, o se la volontà di superare il Porcellum insieme alle altre forze che sostengono Monti sia reale.

Pd e Pdl sono al muro contro muro, ma i contatti tra i vari sherpa non si sono interrotti e non è neanche escluso che in settimana ci sia l’incontro dei leader della «strana maggioranza» sollecitato da Casini. L’ultima trattativa ha poco tempo per riuscire o fallire, ora che il Pdl presenterà in Senato la sua proposta di legge.

Il testo che domani verrà portato in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama prevede un sistema proporzionale con eletti scelti per il 70% con le preferenze e il 30% con liste bloccate, uno sbarramento al 5% e un premio di governabilità tra il 10 e il 15% da assegnare al partito che arriva primo. Una proposta che il Pdl dice di voler proporre come base di discussione alle altre forze che sostengono Monti e anche alla Lega. Il Pd porterà in commissione un progetto di legge depositato diversi mesi fa che prevede il doppio turno di collegio alla francese, ma intende anche inserirsi nella discussione sul testo Pdl.

Bersani vuole prima di tutto capire se a muovere Alfano sia la volontà di ricostituire l’alleanza con la Lega in vista delle prossime elezioni. Il Pd vuole vedere allora se il Pdl accoglierà le richieste messe sul piatto da Maroni. Inaccettabile, per i Democratici, sarebbe non tanto la proposta di inserire una clausola salva-Carroccio (se un partito non supera lo sbarramento a livello nazionale può comunque eleggere parlamentari nel caso in cui superi la soglia in almeno tre regioni). La norma su cui preme la Lega e che per il Pd costituisce una vera e propria trappola (proprio come la «porcata» ideata da Calderoli nel 2005 per evitare a Prodi di avere una chiara maggioranza) è quella secondo cui il premio di governabilità possa essere assegnato soltanto nel caso in cui si raggiunga il 45% dei consensi. Sarebbe un modo, dicono al Nazareno, per costringere alle alleanze forzose, oppure condannare all’instabilità, oppure obbligare alle larghe intese anche nella prossima legislatura.

OCCHI PUNTATI SUL SENATO

Nel caso in cui il Pdl dimostrasse nelle prossime ore di voler puntare all’asse con la Lega, il Pd al Senato non solo si metterà di traverso, ben sapendo che il rischio di un’approvazione definitiva a Montecitorio è alto (contrariamente a quello che avverrà col semipresidenzialismo, che riguardando una riforma costituzionale e quindi necessitando di quattro letture tra le due Camere finirà nel nulla): la conseguenza di un voto a maggioranza sulla legge elettorale sarebbe il voto anticipato.

Il Pd ha messo la pistola sul tavolo

sapendo che ci sono pochi giorni per condurre l’ultima trattativa. Il testo che domani viene portato in commissione dal Pdl può effettivamente costituire la base per arrivare a un’intesa. Gli sherpa non hanno chiuso la comunicazione, e hanno ripreso la discussione da dove si era interrotta l’altra settimana: Pd, Pdl e Udc erano arrivati a un passo dall’accordo su un testo che prevedeva un premio sostanzioso al vincitore e parlamentari eletti con un sistema misto. Poi Berlusconi ha fatto saltare tutto.

Ora si riparte da lì. Il Pd, che chiede il premio di governabilità per la coalizione, potrebbe cedere su questo punto accettando che una quota di seggi venga assegnata «alla lista o alle liste apparentate», purché il premio sia superiore al 10%. Il Pdl dovrebbe invece rinunciare alle preferenze, chieste nel partito di Berlusconi soprattutto dagli ex An, a favore dei collegi uninominali. Nei colloqui di queste ore tutti assicurano che una rottura è da evitare. Basteranno pochi giorni per capire se sia proprio così per tutti.

L’Unità 30.07.12