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Bersani: «Dico agli arrabbiati, è meglio il voto al Pd», di Mariantonietta Colimberti

Ha appena salutato l’ultima, e forse la più bella, delle tante piazze di questa campagna elettorale, breve eppure infinita. A Napoli, davanti alle migliaia di persone e alle bandiere sventolanti in piazza del Plebiscito, Pier Luigi Bersani ha attaccato duramente la destra e la Lega, ma la conclusione del suo comizio l’ha riservata a Grillo, anzi, a quelli che sono «disamorati, disillusi, arrabbiati, che dicono non vado a votare o voto Grillo».
Gli chiediamo se sia proprio così, che la vera attesa sia per “quel” risultato. «Spero che prima di tutto la notizia sarà chi vince, anche se siamo abituati a non partire dal dato principale».
Quello principale vorremmo darlo per scontato…
No, la destra nel nostro paese esiste e non vorrei sottovalutarla. Per quel che riguarda Grillo, non so quali potranno essere le percentuali. Certamente, c’è una preoccupazione, non per il nostro risultato, ma per il paese, perché lì c’è un serbatoio di disagio, un’ammaccatura profonda, uno stato d’animo, più che un humus politico. Un disagio che se viene portato verso esiti distruttivi, non congrui all’esigenza di governare questa fase, diventa veramente un problema, al di là dei dieci deputati in più o in meno. Non è quello che fa la differenza, è il fatto che come punto di riferimento di una parte di questo disagio viene fuori una soluzione populista, semplificatrice, antieuropea. E questa non è una buona notizia.
Segretario, hai l’impressione anche tu che la rimonta di Berlusconi si sia fermata e si sia fermata anche perché c’è Grillo che preme?
È chiaro che l’offerta politica non è come quella del giro precedente ed è un’offerta con cui tutti facciamo i conti. C’è Grillo, poi ci sono Monti, Ingroia… L’arco è molto ampio e la contesa è particolarmente complessa. La destra sembrava scomparsa, ma dopo un periodo in cui essa sembrava fatta di nebbia e c’eravamo solo noi, hanno richiamato un po’ del loro elettorato, perché in tutti i paesi europei e del mondo la destra esiste. Credo che abbiano ricostruito una parte del loro patrimonio elettorale, ma una cosa è ricostruire, un’altra è essere espansivi. Vedo anch’io che non ce la fanno, tuttavia con le mosse di Berlusconi i conti si fanno sempre dopo perché rispondono a una predisposizione di un certo popolo di destra a farsi convincere.
Hai detto che vinceremo anche a Milano. Questo clima di fiducia viene anche dall’idea che l’eventuale vittoria di Ambrosoli possa essere un traino per il senato?
I nostri risultati in Lombardia sono stati sempre un po’ sottovalutati. Quando si mette in moto un movimento con questo respiro, crea un’onda, un umore generale. Non escludo che su Ambrosoli possano convergere consensi più larghi. Il voto regionale in un certo senso è più libero rispetto a quello politico. Voglio comunque ricordare che noi partivamo da più di 30 punti di distacco e siamo ancora in rimonta.
Tornando al rapporto con i grillini, nei giorni scorsi tu hai usato il termine “scouting”. Vuol dire che il tuo concetto di dialogo è esteso agli eletti nelle liste di Grillo?
Ho detto “scouting” perché noi non conosciamo l’attitudine di questo nuovo gruppo. Qualcuno ha interpretato le mie parole come se io intendessi reclutarli. Io non vado a reclutare nessuno, voglio solo capire qual è l’atteggiamento che avranno, se si potrà ragionare su questa o quella riforma. Io non ho riserve mentali verso il Movimento 5 Stelle, ne ho sull’eterodirezione e su un meccanismo che non assomiglia alla democrazia.
Hai idea di quali potrebbero essere i temi sui quali dialogare con loro?
Per quel che riguarda situazioni locali, li ho visti misurarsi sui temi della sobrietà della politica, della rete, su questioni ambientali. Ma io non so chi arriverà. Forse bisogna riservarsi il giudizio anche sui temi. Si prenderanno le misure in parlamento.
A conclusione della campagna elettorale, ti chiedo un giudizio sulla persona Monti. Il fatto che si sia messo a fare il candidato non lo ha snaturato? Al di là di una delusione politica di cui hai parlato, non hai anche l’impressione di una sbandata personale di Monti?
Non mi permetto di dare giudizi di questa natura, ma devo constatare che girando per l’Italia ho avuto la netta sensazione che gran parte di italiani la pensino così, che si siano trovati di fronte a un Monti che non si aspettavano. Non so se la sua vera natura fosse quella di prima o quella di adesso, registro che in giro ha colpito il prospettarsi come di un cambio di personalità. E non so quanto abbia portato vantaggio.
Veniamo a Renzi. Le manifestazioni che avete fatto insieme sono state bellissime e hanno dato l’impressione di un partito unito. Tu e lui siete sembrati molto affiatati. C’è un’aspettativa sul futuro di Renzi, nel Pd o con te a palazzo Chigi. Hai un’idea di come si possa spendere questa energia e il consenso che ha raccolto?
Lo conosco ormai abbastanza per capire che non è uno che prende suggerimenti. Giustamente…
Ma se tu potessi dargliene cosa gli diresti?
Preservati, tieni affetto, come stai dimostrando, alla ditta e poi… va dove ti porta il cuore! In queste settimane lui ha fatto molto bene quello che in condizioni diverse avrei fatto io. Stiamo dando l’idea di quel che siamo. Per me non c’è una gran sorpresa, anche nei momenti della contesa non ho mai avuto dubbi che la cosa sarebbe finita così. È la nostra forza.
La campagna elettorale è andata come la pensavi o qualche volta ti è sembrato che andasse da qualche altra parte?
Avevo qualche speranza in più che si potesse parlare seriamente di come venir fuori dalla crisi. Invece è venuto fuori questo meccanismo molto semplificato. Però devo dire che con molta fatica ci siamo presi anche delle belle soddisfazioni: in giro per l’Italia ci sono molta motivazione e molto entusiasmo.

da europaquotidiano 22.02.13