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«Il femminicidio è una ferita sociale», di Salvo Fallica

«Penso che la violenza contro le donne non riguardi solo chi la fa e chi la riceve, è anche una ferita sociale. Credo che riguardi tutti. Purtroppo si parla spesso di violenza in termini scandalistici, non nell’ottica dell’antropologia culturale. È questo il messaggio che tento di far passare in molti dei miei romanzi incentrati su questo tema». Dacia Maraini parla del suo ultimo libro, L’amore rubato, parte dalla narrativa per arrivare all’attualità, alla politica. A 360 gradi.

Maraini va subito al nocciolo della questione: «Uno dei problemi del tema della violenza è che a volte assume l’aspetto stereotipato, mentre occorre scandagliare a fondo la tematica per comprenderne i meccanismi drammatici e profondi. Ma vi è anche una questione cultural-storica, le donne hanno introiettato per millenni un senso d’inferiorità. Anche se sono stati fatti parecchi passi avanti verso l’emancipazione, persistono ancora molte resistenze antropologiche. Spesso la violenza viene subita come una colpa. Su questo occorre lavorare ancora molto»

Qual è la condizione femminile nell’Italia di oggi?
«Siamo molto progrediti sul piano legale, ma sul piano sociale si è per certi versi inasprito il rapporto fra chi si sente padrone in casa e chi giustamente si sottrae. Non vorrei fare generalizzazioni. Vi sono molti uomini che hanno accettato ed accettano il cambiamento culturale, che hanno rispetto per il mutato ruolo della donna, altri invece che come muli si oppongono, chiudendosi in un mondo angusto, con atteggiamenti e comportamenti padronali e violenti».

Lei è una scrittrice impegnata. Attenta non solo a quel che si muove nel sociale, ma anche nella politica. Che immagine ha dell’Italia di oggi? E qual è l’immagine dell’Italia all’estero?

«Sono preoccupata di quel che accade nell’Italia di oggi. Ma voglio partire dalla seconda parte dalla domanda. Sono sempre in viaggio, e purtroppo debbo dire che l’immagine dell’Italia all’estero è pessima. Silvio Berlusconi è considerato un uomo che disprezza le donne, che le compra, che dà un pessimo esempio all’opinione pubblica. Non è soltanto questo aspetto delle donne che è emerso dalle vicende giudiziarie di Milano, vi è la questione della corruzione dei giudici, dei testimoni, la compravendita dei senatori. Non entro nel merito giuridico di ogni singola vicenda, ma l’insieme che vien fuori da tutto questo sul piano etico, morale, dei comportamenti, è sconcertante. In nessun Paese del mondo, una persona con questi trascorsi potrebbe avere un ruolo pubblico così importante. Poco tempo fa, mentre infuocavano le polemiche sulle sue vicende giudiziarie era addirittura al governo»
Va detto oggettivamente, che seppur ha perso più di otto milioni di voti rispetto alle ultime elezioni, vi è quasi un trenta per cento di italiani che l’ha votato ancora. È un fatto.

«Le questioni politiche vanno comprese, sicuramente inciderà la capacità di fare propaganda, alcuni messaggi che sollecitano la pancia degli elettori funzionano, ma deve dirsi che vi sono anche profondi limiti culturali e sociali di un pezzo d’Italia. Purtroppo in questo Paese non vi è una destra moderna, europea, è un dato di fatto anche questo. Come può un uomo con queste pendenze penali avere un ruolo politico di primo piano? Un uomo che ha trattato delle persone come oggetti in vendita, che tiene test moni a libro paga, 24 ragazze che ricevono 2500 euro al mese, sono cose che non possono accadere in nessun altro luogo del mondo. Questa è un’ anomalia. Ma vi è anche un’altra anomalia da non dimenticare: Berlusconi possiede tre televisioni, giornali, riviste, una casa editrice, ha il potere e la capacità di influire sui media. Se lui fa dire e ridire, facendo passare messaggi evidenti ma anche subliminali, che è un perseguitato dai giudici comunisti, che è una vittima, vi sono milioni di persone, senza altri canali informativi, che finiscono per credergli. Que- sto è un fatto reale e grave ». Quando i parlamentari del Pdl hanno manifestato davanti al tribunale di Milano contro i giudici, che sensazione ha provato?

«Quello che è accaduto è un fatto gravissimo. Ma anche i messaggi che son seguiti sono preoccupanti. Si mette in discussione una istituzione che è l’anima di un Paese. Se la giustizia viene trattata come se fosse il principio di tutte le ingiustizie di questo mondo, uno Stato non regge più. Va ricordato che la giustizia ha fatto e fa cose importanti. Ha combattuto e combatte le mafie in maniera efficace. Tanti giudici, tanti servitori dello Stato, hanno perso la vita in questa batta- glia di legalità, altri la sacrificano vivendo scortati. Sono persone che hanno bisogno di fiducia. Tutti possono sbagliare, ma non si può distruggere la credibilità di un sistema. Vorrei una giustizia più veloce, servono riforme per renderla più efficiente, ma che senso ha scagliarsi contro la magistratura con toni e modi che trascendono le regole civili e democratiche?» Berlusconi rivendica la sua innocenza, dice di sentirsi accerchiato…

«Non lo dico per stupire, ma vede, sono portata a credere ad una persona che reclama la propria innocenza. Ma è possibile che tutte le vicende molto gravi nelle quali Berlusconi è coinvolto siano il frutto di errori giudiziari? Se è così si difenda nei processi, non dai processi. Qui non c’entrano destra e sinistra, se vi è un uomo che si comporta come se le leggi non esistessero, si pone al di sopra delle regole, si fa votare leggi ad personam dal-a sua maggioranza parlamentare (in passato è accaduto più volte), vi è un problema di coerenza e credibilità. Quando il suo ultimo governo è caduto, è caduto anche per la mancanza di credibilità a livello internazionale.
Che giudizio s’è fatta di Ruby, delle cosiddette «Olgettine»?

«Ragazze che mi fanno pena, sono persone che hanno bisogno di soldi, di sopravvivere. Penso soprattutto a Ruby, una ragazza pronta a tutto, che ha trovato il suo paradiso ad Arcore. Non vi è dubbio che Berlusconi è generoso, ma è una generosità da padrone che vuole sempre qualcosa in cambio. Ragazze che pagano la ricchezza con l’umiliazione e la sottomissione. Subordinate. Mi fanno pena».

L’Unità 25.05.13