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"Sei milioni senza contratto. Consumatori non spendono", di Marco Ventimiglia

I numeri della crisi sono molteplici, ed anche per questo non sempre catturano l’attenzione. Quello diffuso ieri dall’Istat però non corre tale rischio, perché apprendere che praticamente mezza Italia è in attesa del rinnovo del contratto di lavoro non è certo un fatto trascurabile. L’Istituto di Statistica ci spiega che ad aprile, per l’insieme dell’economia, la quota di lavoratori dipendenti in attesa di rinnovo del contratto è pari al 45,7%, in aumento rispetto al mese precedente a seguito dell’entrata in vigore di due contratti ma della scadenza di nove. Complessivamente le intese contrattuali in attesa di rinnovo sono ben 51 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione), relative a circa 5,9 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni occupati nel pubblico impiego). Entrando più nel dettaglio della rilevazione, i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono in media 26,5, peraltro in diminuzione rispetto ad aprile 2012 (29,1). L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è invece di 12,1 mesi, in crescita rispetto a un anno prima (8,7). Ed ancora, con riferimento al solo settore privato la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 29,8%, in aumento rispetto al mese precedente (23,4%) e in decisa crescita rispetto ad aprile 2012 (9,3%); i mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 13,2, mentre l’attesa media è di 3,9 mesi considerando l’insieme dei dipendenti del settore.

L’ANALISI DEGLI AUMENTI L’Istat ha diffuso anche altri dati, fra cui quello relativo all’andamento delle retribuzioni nel mese di aprile. In questo caso si registra un aumento dello 0,3% rispetto a marzo, che diventa un +1,4% facendo riferimento ad aprile dell’anno scorso. Complessivamente, nei primi quattro mesi del 2013 la retribuzione è cresciuta dell’1,4% rispetto al corrispondente quadrimestre del 2012. Con riferimento ai principali macrosettori, ad aprile le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale dell’1,8% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che il mese scorso hanno presentato gli incrementi tendenziali maggiori sono: alimentari bevande e tabacco (5,8%); pubblici esercizi e alberghi (2,9%); acqua e servizi di smaltimento rifiuti (2,6%). Si registrano, invece, variazioni nulle in tutti i comparti della pubblica amministrazione. «I dati sull’ aumento delle retribuzioni in relazione all’inflazione ha commentato il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo non costituiscono una buona notizia come sembrerebbe. In realt à l’inflazione è ridotta ai minimi termini a causa della recessione. Il potere di acquisto delle famiglie cala sempre di più e i consumi sono crollati. In tale contesto la lieve crescita delle retribuzioni è del tutto irrilevante». Non legata al mondo del lavoro, ma non per questo meno significativa, è la rilevazione compiuta dall’Istat sulla fiducia dei consumatori, questa volta aggiornata al corrente mese. L’indice è risultato in peggioramento, attestandosi al livello di 85,9 rispetto all’86,3 di aprile. A determinare il risultato negativo, la somma di componenti dall’andamento peraltro diverso. Infatti, se diminuisce la componente riferita al quadro economico (il relativo indice passa da 73,3 a 70,5), aumenta quella relativa al clima personale (da 90,5 a 92,0). Il clima corrente risulta stazionario a quota 90,1 mentre il clima futuro diminuisce (da 80,8 a 80,6 ). In particolare peggiorano in misura consistente i giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese: i rispettivi saldi passano da -138 a -145 e da -50 a -60. Quanto alle attese sulla disoccupazione si registra, al contrario, una diminuzione (da 109 a 105 il saldo). Infine, migliorano le valutazioni sulla situazione economica della famiglia, con il saldo che passa da -72 a -65 per i giudizi, e da -29 a -23 per le attese.

L’Unità 25.05.13