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"Vertice sul lavoro. 100mila nuovi posti con i fondi UE", di Bianca Di Giovanni

Abbiamo un solo colpo e dobbiamo spararlo bene. Questo va ripetendo da giorni Enrico Giovannini, ministro del Lavoro nell’Italia del non lavoro. Oggi a Palazzo Chigi si cercherà di delineare la traiettoria di quel colpo, che andrà poi concretizzata in sede europea a fine mese. Nell’Eurozona ci sono circa 20 milioni di disoccupati: record assoluto dal 1995. Nel 2012 oltre 8 milioni di giovani europei non studiavano né cercavano lavoro: rassegnati al peggio. Enrico Letta ha chiesto a più riprese che si imponesse un’agenda sull’occupazione giovanile, da affiancare a quella «solita» dell’austerità dei conti. Per questo il vertice di oggi a Roma tra i ministri del Lavoro e quelli dell’economia di Italia, Francia, Germania e Spagna per l’esecutivo è già in sé un traguardo. La giornata partirà con un lunch nella sede del governo. Seguiranno incontri a vari livelli, anche bilaterali. La conclusione è fissata per metà pomeriggio. Non si attendono decisioni operative: piuttosto orientamenti su cui poter contare al consiglio europeo di fine giugno. Sul tavolo c’è la richiesta italiana di concentrare da subito la spesa delle risorse previste per il programma della « Youth guarantee». Per l’Italia si tratterebbe di avere a disposizione 400 milioni. Se si potessero utilizzare non solo per favorire stage, ma anche per crediti d’imposta alle assunzioni, in teoria si potrebbero creare i 100mila posti di lavoro a cui punta Giovannini. A questo «pacchetto» vanno aggiunte poi le risorse dei fondi strutturali europei: è già deciso che riprogrammando i fondi si potrà contare su un miliardo per l’occupazione e la lotta alla povertà estrema, cioè per l’inclusione sociale. Allo studio anche misure per il lavoro qualificato, soprattutto nell’ambito delle Università e della ricerca. DISTANZE Le differenze tra i Paesi sono profonde. La Germania ha raggiunto la piena occupazione nell’aprile scorso. Basso il tasso di disoccupazione anche in Austria. La foto si capovolge se si passa ai paesi cosiddetti periferici, anche se il problema lavoro si sta estendendo anche alla Francia, il cuore del Vecchio continente. Nonostante le distanze, Berlino non potrà permettersi di ignorare il tema, perchè la crisi sociale avrà un effetto anche sulla sua economia. Non è da sottovalutare il rallentamento del Pil che si è registrato in Germania: è probabile che gli effetti sull’occupazione si facciano sentire più in là. Le ragioni di un’iniziativa comune, poi, sono anche strettamente economiche. La perdita del lavoro a inizio carriera rappresenta una perdita di energia e di potenzialità per l’intera società. Eurofond ha stimato che il costo dei cosiddetti Neet (giovani che non studiano e non lavorano) arriva a circa 1,2 punti del Pil europeo. Molte le autorità che in questi mesi hanno espresso un forte richiamo sull’occupazione giovanile. Dal presidente Giorgio Napolitano, al numero uno della bce Mario Draghi. «Se la disoccupazione è una tragedia – ha detto Draghi – quella giovanile è una tragedia ancora più grande». Il governo italiano può ascriversi il risultato di aver inaugurato una formula finora inedita: mettere intorno allo stesso tavolo ministri delle Finanze e quelli del Lavoro. In Europa i due settori marciano separatamente, e spesso non trovano punti d’incontro. È proprio questo che si cercherà oggi a Roma: un coordinamento tra politiche macroeconomiche e quelle sul lavoro. Finora le prime hanno avuto la meglio sulle seconde. Ed ispirandosi soprattutto all’austerità imposta dai vincoli di Maastricht, alla fine le politiche di bilancio hanno contribuito ad allargare la piaga del non lavoro. La sfida di oggi è quella di invertire la tendenza. Oltre ai fondi per favorire le assunzioni, si pensa di migliorare i servizi all’impiego e soprattutto di includere nel «pacchetto» anche misure di sostegno all’imprenditorialità e ai servizi di accompagnamento nel passaggio scuola-lavoro. In particolare i ministri discuteranno oggi della mobilità del lavoro nel mercato interno ed europeo e delle possibili fonti di finanziamento da reperire nel bilancio comunitario.

L’Unità 14.06.13