attualità, politica italiana

“Giustizia, la confusione di Grillo”, di Michele Prospero

Peggio per la rete. E’ stato il vecchio telefono a indurre
Grillo a operare una rapida retromarcia. E il referendum sulla giustizia, che prima aveva deciso di appoggiare in gran spolvero, adesso dovrà fare a meno delle attese firme del M5S. Non la fredda comunicazione tramite una mail, ma la appassionata voce di Antonio Di Pietro, riferiscono le agenzie, ha partorito il gran ripensamento. La vendetta dei vecchi media è così consumata.
Altro che intelligenza collettiva della rete, questa incarnazione postmoderna dell’intelletto possibile degli averroisti, capace, se attivata nel modo opportuno e con i tempi giusti, di penetrare in ogni mistero del mondo, fornendo a tutto lo scibile una valida soluzione. C’è voluta solo la furbizia individuale dell’ex leader dell’Idv, con il suo intercalare dialettale e con le sue metafore ruspanti, a spingere Grillo a rimangiarsi tutto, senza ritegno alcuno.
Avrebbe potuto, l’ex comico, spiegare la sua improvvisa ritrattazione dicendo che la giustizia è una questione troppo complessa. Così spigolosa, che non si presta ad essere maneggiata con semplici colpi di referendum abrogativi. E che quindi era opportuna una maggiore cautela attorno a interventi chirurgici puntati diritti su un cruciale potere dello Stato. O avrebbe anche potuto asserire che l’oracolo della rete ancora non aveva partorito il sacro responso tanto atteso.
Pare invece che l’argomentazione cruciale, la pistola fumante con la quale Di Pietro ha smontato tutte le resistenze dell’ex comico portandolo infine a siglare la resa, sia stata quella di non apparire, ancora una volta, il servo sciocco del Cavaliere. Insomma, niente giudizio di merito sull’organizzazione della giustizia. Di coinvolgimento di competenti in materia o di addetti del settore nemmeno a parlarne.
Solo calcolo delle piccole convenienze, misurate magari in ragione di un qualche sondaggio. Come è già vecchia la nuova politica, con la sua maniacale attenzione alla immediata ricaduta mediatica delle opzioni appena annunciate e subito negate. Come puzza di conservatorismo stantio il recente ribellismo dello tsunami che ha premiato un non-partito che non valuta nulla sulla base di principi ma ogni cosa fa decidere al capo in rapporto ai divini sondaggi.

L’Unità 16.07.13