attualità, partito democratico, politica italiana

Cuperlo: «Alfano lasci, serve un atto di responsabilità», di Vladimiro Fruletti

«Un atto di responsabilità», rimettere il proprio incarico nelle mani di Letta, per salvare il governo, ma soprattutto la faccia dell’Italia. È questo che chiede il deputato Gianni Cuperlo ad Alfano avvertendo, nello stesso tempo, il Pdl a farla finita con i ricatti.
Onorevole, Alfano deve dimettersi?
«Prima di tutto dobbiamo dare un giudizio sulla ricostruzione della vicenda».
E lei che giudizio da?
«Per come è stata fatta in Parlamento dal ministro dell’interno la ricostruzione della vicenda è apparsa a molti, direi quasi a tutti, insufficiente»
Perché?
«Perché siamo davanti a un fatto gravissimo che ha visto il nostro Paese violare i principi e le regole del diritto internazionale nella sfera fondamentale del rispetto dei diritti umani. E purtroppo ci sono ancora aspetti da chiarire in tutta questa vicenda».
Cosa non la convince nella ricostruzione fornita dal ministro?
«Va chiarito come e perché ha agito ha agito tutta la catena di comando che ha gestito quelle ore così delicate che partono dal fermo dalla signora Shalabayeva e della figlia al momento in cui vengono fatte salire su un aereo privato di proprietà o comunque inviato dal regime kazako violando ogni regola e ogni precauzione riguardante la sicurezza di una mamma e di una bambina. Per questo è doveroso che in primo luogo si attivi, attraverso ogni canale diplomatico, per garantirne la sicurezza, ma è necessario anche che non archivi questa vicenda eliminando ogni zona d’ombra residua sulle responsabilità».
Il governo ha ribadito che non ci sono responsabilità politiche.
«Io invece ritengo che vada eliminato ogni dubbio affinché la credibilità delle istituzioni e del governo stesso non venga indebolita».
E quindi il ministro dell’interno deve dimettersi?
«Sarebbe un atto di sensibilità istituzionale se di fronte a questi eventi e agli sviluppi che hanno avuto, il ministro Alfano scegliesse di rimettere le sue deleghe nelle mani del Presidente del Consiglio».
Così il governo non rischia di cadere?
«Al contrario questo gesto consentirebbe di procedere sulla via della massima chiarezza e metterebbe il governo nella condizione di portare avanti quell’azione, necessaria soprattutto sul piano economico e sociale, e che sta cominciando a dare dei segnali positivi».
Non crede che il Pdl farà cadere il governo se Alfano sarà costretto al passo indietro? «Sono convinto che il Pd in modo unitario debba sostenere l’azione del governo per consentirgli di fare le cose su cui ha ottenuto la fiducia delle Camere. E credo che sarebbe nell’interesse di tutti e quindi anche del Pdl garantire con senso di responsabilità una risposta ferma anche a chi spinge per una crisi di governo che sarebbe questa sì drammatica per il Paese».
Però Letta dice che è chiaro che il vicepremier non ne sapeva nulla, che Alfano è totalmente estraneo. Non è sufficente? «Venerdì il presidente del Consiglio andrà al Senato e ascolteremo con grande attenzione e rispetto le sue parole. Sono convinto che il premier si sia mosso con assoluta correttezza invocando la massima trasparenza e revocando il decreto di espulsione. Ma qui siamo di fronte ad aspetti non ancora chiariti. E si tratta di aspetti gravi. Ma come è possibile che nessuna autorità di governo, o della pubblica sicurezza, o dei servizi non sapeva che quello che l’ambasciatore kazako definiva un pericoloso ricercato invece era un dissidente politico che godeva dello status di rifugiato riconosciuto dal governo britannico? Bisogna capire per quali ragioni con un provvedimento di espulsione accelerata si sono consegnate una mamma e una bambina, moglie e figlia di quel dissidente, a un regime autoritario sottoposto più volte a dei rapporti severissimi da parte di Amnesty sulla repressione del dissenso politico. E soprattutto c’è da capire perché tutto questo sia avvenuto senza investire o mettere a conoscenza l’autorità politica. È questo che richiede un’atto di sen- sibilità istituzionale al ministro Alfano».
Il premier da Londra ha ribadito che è la stabilità il primo obiettivo che dovrebbero porsi i partiti al governo. Sembra un messaggio chiaro al Pd.
«Noi siamo impegnati, e in questi mesi l’abbiamo fatto con una lealtà assoluta, a garantire la stabilità di questo go-
verno. Chi ha invece l’ha ripetutamente e puntualmente minacciata è stato il Pdl con un atteggiamento di costante ricatto e minaccia: “o si fa così o cade il governo, o si toglie l’Imu a tutti o il governo non c’è più”. Il Pd ha sempre di- mostrato equilibrio, ragionevolezza, sostegno leale e autonomo, incalzando il governo ad accelerare decisioni per alleviare la sofferenza della fasce sociali più colpite dalla crisi. È curioso che sul banco degli imputati sia messo il Pd».
In Senato c’è la mozione di sfiducia di Sel e Movimento 5Stelle. I senatori renziani e anche Puppato chiedono al Pd di votarla… «Un atto di responsabilità del ministro permetterebbe di non arrivare a quel voto. I senatori Pd decideranno tutti assieme quale atteggiamento tenere, ma mi sembra evidente che un voto del Senato che sfiduciasse il ministro dell’interno avrebbe elevate possibilità di produrre conseguenze politiche». Se lei fosse al Senato non voterebbe la mozione di sfiducia?
«Ripeto, occorre evitare di arrivare al voto su quella mozione attraverso un atto di responsabilità politica e sensibilità istituzionale».
Ma perché anche di fronte a questi passaggi che dovrebbero produrre posizioni unanimi, il Pd si mostra diviso?
«Il Pd è unito nel dire che ci troviamo di fronte a un fatto enorme e che è ne- cessario che il governo faccia chiarezza fino in fondo. Poi è vero che siamo in una maggioranza strana, e noi lavoriamo affinché compia il compito che s’è data in un tempo ragionevole e che parallelamente il Parlamento acceleri il cambiamento della legge elettorale per liberare il Paese dal ricatto del Porcellum perché non è possibile tornare a votare con le attuali regole».

L’Unità 18.07.13