attualità, politica italiana

“Messaggio mai così esplicito”, di Stefano Folli

Sotto il profilo politico, il passaggio più stringente del discorso di Giorgio Napolitano è quello in cui il capo dello Stato fa capire in modo netto che un’eventuale caduta del governo Letta non aprirebbe la porta a nuove formule o a maggioranze alternative. Le conseguenze della crisi sarebbero, sì, «irrecuperabili» sul piano economico, ma soprattutto sarebbero imprevedibili. Come dire che nessuno deve farsi illusioni: la fine delle larghe intese non condurrebbe a quella maggioranza con i Cinque Stelle che nel Pd più di qualcuno ha vagheggiato. È chiaro che Napolitano non ha fatto nomi e non ha citato alcun soggetto politico. Tuttavia le sue parole erano trasparenti per chi ha voluto intenderle. Del resto, basta ricordare che di recente il tentativo di gettare ponti verso i “grillini” si era fatto più insistente e si è anche voluto accreditare la tesi che lo stesso capo del movimento fosse sul punto di cambiare linea e aprirsi a una possibile collaborazione con il Pd. In altri termini, si profilava un vago disegno. Ma con un grave punto debole. Dato per scontato che esiste nel Partito Democratico una vasta area di disagio nei confronti delle larghe intese, il problema degli scontenti era ed è lo sbocco della crisi. Sulla carta, far cadere Letta non sarebbe nemmeno troppo difficile: anzi, la sorte aveva fornito un magnifico “casus belli” con l’inaudita vicenda della mamma kazaka e della sua bambina deportate in quel lontano paese. Ma la questione politica riguarda il “dopo”. Si poteva sospettare che il Quirinale non sarebbe stato disposto alle avventure. Ieri è arrivata la certezza. Così come a suo tempo Napolitano impedì a Bersani di andare in Parlamento al buio a cercarsi i voti dei “grillini”, o di una parte di essi, così oggi egli non potrebbe autorizzare una riedizione di quel piano di potere. Per ragioni interne e internazionali. Sul piano interno non esiste alcuna garanzia che si possa individuare una maggioranza coerente fra il centrosinistra e una forza anti-sistema che nel suo programma, fra l’altro, elenca l’uscita dall’euro o comunque un indebolimento del legame con l’Unione. Per le stesse ragioni, sul piano internazionale una deriva italiana di questo tipo susciterebbe panico fra i partner. Per l’instabilità che ne discenderebbe, certo. Ma anche perché rafforzerebbe la spinta verso i movimenti populisti un po’ ovunque. Ed è noto che la Germania teme seriamente che dai Cinque Stelle possa nascere un sottoprodotto tedesco. Esclusa una diversa maggioranza, quale altro sbocco resterebbe? Naturalmente le elezioni anticipate, da fare per ò con l’eterno “Porcellum” mai riformato. Ed è nota l’assoluta contrarietà del capo dello Stato. Ecco allora cosa ha spento il fermento nel Pd. Il “partito della crisi”, chiamiamolo così per comodità, si è reso conto di non avere sbocchi realistici. Primo fra tutti, Matteo Renzi ha dovuto prendere atto che l’impazienza e la fretta lo hanno condotto in un vicolo cieco. Probabilmente la tattica guerrigliera non è la più adatta per un giovane leader ansioso di arrivare a destinazione. Meglio un’andatura pi ù calma, ma anche più utile per definire strada facendo il profilo di uomo di governo. Peraltro bisogna riconoscere che il Pd si stava preparando a salvare Alfano sull’affare Kazakistan anche prima dell’intervento perentorio di Napolitano. Ma quanti sarebbero stati i dissidenti? Probabilmente molti. Quello che è cambiato, dopo il “ventaglio” al Quirinale, è che tutti (tranne sette, solo tre renziani) si sono tirati indietro. Proprio perch é è apparso con chiarezza che non ci sono ipotesi alternative alle larghe intese in caso di crisi. O meglio, una ci sarebbe. Napolitano l’ha solo vagamente adombrata. Ma l’unica vera conseguenza «irreparabile» sarebbero le sue dimissioni, esito finale dell’impazzimento del quadro politico. Un rischio che nessuno si sente di far correre al paese.

Il Sole 24 Ore 19.07.13

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Cerimonia di consegna del Ventaglio intervento del Presidente della Repubblica
“E’ indispensabile proseguire nella realizzazione degli impegni del governo sul piano della politica economica e sociale, dell’iniziativa europea, e delle riforme istituzionali”

“Desidero iniziare rivolgendo l’espressione della mia viva solidarietà alla famiglia di Domenico Quirico, inviato de La Stampa di Torino, che da 100 giorni attendiamo di poter riaccogliere tra noi.” Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo al Quirinale alla tradizionale cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione Stampa Parlamentare.

“Pur in un momento davvero difficile per i giornali e per i giornalisti, alle cui problematiche – qui, sobriamente, appena accennate – sono – ha continuato il Capo dello Stato – e dobbiamo essere tutti, attenti e sensibili, la cerimonia del Ventaglio è sempre un’occasione gradita e significativa d’incontro con quel settore così importante del mondo dell’informazione, che è costituito dalla stampa parlamentare. E ancora una volta appare chiaro che il vostro stimolo quotidiano si rivolge anche a chi esercita le funzioni e le responsabilità d’insieme del Capo dello Stato. Voi sapete com’è accaduto che mi tocchi ancora esercitarle, nello spirito che ho chiaramente indicato nel messaggio del 22 aprile al Parlamento. Intanto traggo beneficio – anch’esso imprevisto – dal cortese dono di un nuovo bell’esemplare per la mia collezione di tradizionali ventagli artistici”.

“Quest’anno però certamente – ha sottolineato il Presidente Napolitano – non ci si può attendere che io tracci un qualche bilancio del periodo trascorso dall’incontro con voi del luglio 2012. Perché è stato un periodo tra i più intensi e inquieti nella storia politica e istituzionale dell’Italia repubblicana, per il succedersi di eventi straordinari, di svolte, di momenti di tensione e perfino di rischi di paralisi, nella vita pubblica, senza precedenti. Quel che comunque è rimasto sempre incombente e che deve anche oggi avere il primo posto nella nostra attenzione collettiva, quel che costituisce sempre il punto di riferimento fondamentale per le istituzioni e per le forze politiche e sociali, è la criticità delle condizioni economiche e sociali del nostro paese, la serietà delle incognite con cui ci confrontiamo. Riusciremo ad allentare presto e quindi a superare una crisi finanziaria e una recessione che in questi anni hanno fatto regredire la nostra economia e il tenore di vita di larghi strati della popolazione? Crisi finanziaria e recessione sono, come sappiamo, fenomeni europei, che toccano ormai anche paesi più avanzati ed efficienti del nostro e che non sono separabili da profondi cambiamenti, tra non lievi alti e bassi, sul piano mondiale. Europeo, come finalmente si è riconosciuto, nella sua complessità e nella sua impellenza, è il fenomeno della crescente disoccupazione giovanile. Riusciremo a darvi risposte in Italia e in Europa ? Riusciremo a portare via via il nostro sistema produttivo e insieme il nostro sistema istituzionale, il nostro assetto di governo e i nostri meccanismi amministrativi all’altezza di sfide che espongono l’Italia a un serio pericolo di declino ? Sono queste le domande e le esigenze di fondo cui deve rapportarsi ogni discorso sulle opzioni politiche di cui quotidianamente discutiamo, e su cui anche lei, gentile Presidente Sardoni, mi ha or ora interrogato”. A tal proposito il Capo dello Stato ha rilevato: “la premessa, nell’aprile scorso, era dare al paese un governo, non lasciarlo scivolare verso convulsioni destabilizzanti, nell’impotenza perfino di aver voce nel decisivo concerto europeo. Una voce che invece si è sentita, nei due mesi e mezzo trascorsi dalla formazione del governo Letta, con riconoscimenti e apprezzamenti per la capacità d’iniziativa e di proposta espressa dal Presidente del Consiglio, attraverso una ricca rete di passi, di incontri, di confronti in sedi europee e internazionali. Lo si può forse seriamente negare ? Si può mettere a repentaglio la continuità di questo governo, impegnato in un programma di attività ben definito, senza offrire pesanti ragioni ai più malevoli e anche interessati critici e detrattori del nostro paese, pronti a proclamare l’ingovernabilità e inaffidabilità dell’Italia ? I contraccolpi a nostro danno, nelle relazioni internazionali e nei mercati finanziari, si vedrebbero subito e potrebbero risultare irrecuperabili”.

Il Presidente Napolitano, riferendosi a quanto ricordato dalla dottoressa Sardoni, ha detto: “è stato lo stesso Presidente Letta ad affermare che egli certo non intende governare ‘ad ogni costo’, cioè anche a costo di subire freni e interferenze che blocchino la produttività degli sforzi dell’Esecutivo. Dobbiamo in quell’affermazione vedere una garanzia importante per tutti. Si concentri allora l’attenzione sugli indirizzi adottati, sulle decisioni prese e sottoposte al Parlamento, anche per discuterle nel merito, con spirito critico, con serietà e con capacità propositiva. Le forze sociali, che stanno dando prova del necessario senso di responsabilità, possono contare – verificandone in concreto l’attuazione – su misure, già decise dal governo, dirette a stimolare una ancora ardua ripresa economica e a sostenere processi di formazione e possibilità di occupazione per i giovani. Altre misure sono all’esame del governo, relative a nodi – anche di politica fiscale – che stanno per essere sciolti. Dev’esserci senso dell’urgenza e determinazione, da far valere anche nel contesto europeo ; si possono comprendere appelli a scelte di maggior impatto, volte a scuotere un’economia fiaccata in settori vitali ; ma essenziale è non perdere di vista il quadro complessivo dei risultati ottenuti e da ottenere, degli impegni e dei vincoli da osservare, come disse il 31 maggio scorso il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, concludendo le sue ‘Considerazioni finali’ : ‘I sacrifici compiuti per conseguire e consolidare la stabilità finanziaria rispondono a rigidità a lungo trascurate, a ritardi accumulati nel tempo. L’uscita dalla procedura di deficit eccessivo ne è un primo frutto, da non dissipare. Va considerato un investimento su cui costruire'”.

Il Presidente Napolitano ha quindi aggiunto che “la situazione in cui ci muoviamo va valutata con la massima ponderazione, senza oscurarne i dati di gravità, e insieme senza indulgere a catastrofismi. Ci aiuta in questo senso il Bollettino Economico della Banca d’Italia appena reso pubblico. Siamo esposti a incertezze e variabili del quadro mondiale, per quel che riguarda la crescita e gli scambi. Per quel che riguarda più specificamente il nostro paese, il documento della Banca d’Italia, pur senza indulgere a valutazioni sdrammatizzanti e a facili illusioni, riafferma dati positivi – anche confutando giudizi posti a base della recente decisione dell’agenzia Standard & Poor’s : dati positivi sulla condizione dei conti pubblici, come sulle partite correnti della bilancia dei pagamenti. Non ignorando i fenomeni più gravi, relativi al mercato del lavoro o alle difficoltà e al costo del credito alle imprese, è tuttavia possibile cogliere in modo obbiettivo e puntuale segni incoraggianti di stabilizzazione e ripresa dell’attività produttiva nella seconda metà di quest’anno, pur essendo il 2013 destinato a concludersi con un calo del PIL dell’1,9 per cento in media d’anno. Si fa affidamento, in particolare, sullo sblocco dei pagamenti alle imprese dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche. Ma l’avvertimento finale riguarda i rischi che sui mercati finanziari corre ancora l’Italia, sensibile – per via dell’alto debito pubblico e di deboli prospettive di crescita – ‘alle variazioni’ – si sottolinea – ‘del clima di fiducia degli investitori’, condizionato anche dalle valutazioni degli analisti. Inutile dire – ha aggiunto il Capo dello Stato – come il clima di fiducia verso l’Italia possa variare positivamente in presenza di una valida azione di governo e di un concreto processo di riforme su ampie basi di consenso parlamentare, e come esso potrebbe invece peggiorare anche bruscamente dinanzi a una nuova destabilizzazione del quadro politico italiano. E’ perciò indispensabile, nell’interesse generale, proseguire nella realizzazione degli impegni del governo Letta, sul piano della politica economica, finanziaria, sociale, dell’iniziativa europea, e insieme del ‘crono-programma’ di 18 mesi per le riforme istituzionali, già partito anche in Parlamento col primo voto sulla legge costituzionale che ne faciliterà il percorso. Proseguire con maggiore e non minore coesione, sapendo che esitazioni da un lato o forzature dall’altro, esibite polemicamente, possono far sfuggire al controllo delle stesse forze di maggioranza la situazione. E allora si sgombri il terreno da sovrapposizioni improprie, come quella tra vicende giudiziarie dell’on. Berlusconi e prospettive di vita dell’attuale governo. Dovrebbe riconoscersi che è interesse comune affidarsi con rispetto – senza pressioni né in un senso né nell’altro – alle decisioni della Corte di Cassazione, e affidarsi correttamente – chi ha da difendersi – all’esercizio dei diritti e delle ragioni della difesa. Anche al di là dei casi della giustizia, qualsiasi appello, rivolto politicamente in tutte le direzioni, ad abbassare i toni, ad abbandonare le posizioni ‘urlate’, a confrontarsi più pacatamente, va preso sul serio e può riuscire utile”.

“Occorre – ha quindi detto il Presidente Napolitano – sgombrare il campo egualmente da gravi motivi d’imbarazzo e di discredito per lo Stato e dunque per il paese, come quelli provocati dall’inaudita storia della precipitosa espulsione dall’Italia della madre kazaka e della sua bambina, sulla base di una reticente e distorsiva rappresentazione del caso, e di una pressione e interferenza, l’una e le altre inammissibili da parte di qualsiasi diplomatico straniero. Ne sono scaturiti anche interrogativi sul modo di garantire pienamente diritti fondamentali di persone presenti a qualsiasi titolo nel nostro paese. Il governo ha opportunamente deciso – partendo da una prima ricostruzione della vicenda – innanzitutto di sanzionare comportamenti di funzionari titolari di delicati ruoli in materia di sicurezza, che hanno assunto decisioni non sottoposte al necessario vaglio dell’autorità politica e non fondate su verifiche e valutazioni rigorose. Ancor più importante è che il governo intervenga – come ha annunciato di voler fare – su norme di condotta e catene di gestione burocratiche che possono mettere in simili casi, e di fatto in questo caso concreto hanno messo, in serie difficoltà l’esecutivo. Alla Presidente Sardoni dico peraltro che, anche per dei ministri (ma non solo per loro), è assai delicato e azzardato evocare responsabilità ‘oggettive’, ovvero (per usare la sua espressione) ‘consustanziali alla carica che si ricopre’. E’ comunque del tutto evidente che a questo proposito da parte di forze politiche di opposizione si tenda in questo momento a far franare un equilibrio politico e di governo che si giudica spurio prima ancora che inadeguato. Per spingere il paese, le sue istituzioni rappresentative, verso quale sbocco? Tutti i propositi alternativi, anche se appaiano velleitari, possono essere legittimi. Ma inviterei coloro che lavorano su ipotesi più o meno fumose o arbitrarie, a non contare su decisioni che quando si fosse creato un vuoto politico spetterebbero al Presidente della Repubblica e che io – mi spiace, Presidente Sardoni, di non poter rispondere a quelle sue domande – non starò certo ora ad anticipare. Non ci si avventuri perciò a creare vuoti, a staccare spine, per il rifiuto di prendere atto di ciò che la realtà politica post-elettorale ha reso obbligato e per un’ingiustificabile sottovalutazione delle conseguenze cui si esporrebbe il paese”.
Il Capo dello Stato rivolgendosi ai presenti alla cerimonia ha sottolineato: “siate certi che mai indulgerò alle tendenze di taluni a ‘fare della stampa un bersaglio’, o ad attribuirle colpe di parole e scelte dei politici. Ma il mio richiamo alle responsabilità del momento si rivolge certamente anche alla stampa, perché la componente della sollecitazione e dell’amplificazione mediatica influenza molto le parole e i comportamenti dei politici. Siamo inoltre dinanzi a minacce e pratiche di violenza (non occorre che ricordi episodi recenti), e dinanzi all’ingiuria indecente e aggressiva, specie se a sfondo razzista o maschilista, e ancor più se pronunciata da chi dovrebbe unire alla dignità personale quella istituzionale. Ebbene, rispetto a ciò è tempo di levare un argine comune”.

Il Presidente Napolitano ha concluso il suo intervento facendo proprie le espressioni della lettera che ha appena ricevuto da un amico di vecchia data e di chiari principi: ‘quando linguaggio e comportamenti politici sono senza freni e senza responsabilità, una società rischia il quotidiano disfacimento’. Stiamo tutti bene in guardia, care amiche e cari amici giornalisti, nei confronti di simili rischi”.

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