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“Le incognite della Service tax e la responsabilità dei sindaci”, di Raffaella Cascioli

I contribuenti italiani si erano appena abituati, si fa per dire, a conoscere l’Imu che ora sono chiamati a fare i conti con una nuova tassa che dal 2014 insisterà sulle abitazioni: la Service tax. Basta la presa in prestito di una voce anglofona per suscitare nei contribuenti diffidenza che ieri, per gli inquilini, si è trasformata in allarme. Premesso che la nuova tassa non è stata ancora definita nei dettagli perchè l’architettura normativa sarà contenuta nella legge di stabilità che sarà presentata a metà ottobre dopo un confronto tra il governo, i sindaci e le parti sociali, c’è da capire se la nuova imposta sarà una partita di giro, come indicato ieri dal segretario della Cisl Bonanni, o se invece, come prima applicazione del federalismo municipale, consentirà di responsabilizzare i comuni e non di alimentare ancora centri di spesa.

Cancellata l’Imu prima casa per il 2013, dal 2014 nascerà la Service tax che avrà due componenti: la prima di natura patrimoniale, la seconda relativa ai servizi. La Service tax, che ingloberà la Tares, servirà a rilanciare il federalismo fiscale perchè la tassazione sulla casa sarà, ha spiegato il premier Letta, nella responsabilità dei sindaci. Con alcuni paletti che il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta ha illustrato ieri: in primo luogo ci sarà un’aliquota massima (ma non minima), il governo renderà strutturale un contributo di 2 miliardi di euro e la service tax si articolerà in due componenti, ovvero una patrimoniale e una di servizi. Agli inquilini, che già oggi pagano la tassa sui rifiuti, sarà chiesto di pagare in quota parte i servizi mentre i proprietari saranno chiamati a pagare quelli che rendono l’immobile più appetibile.

Ci sono però dei punti che ancora non sono chiari. Ad esempio, l’Imu sulla seconda casa (che, occorre ricordare, comprende anche l’unico immobile di proprietà in cui però non si è residenti) non è stata abolita nel 2013. Lo sar à nel 2014? Sarà dunque superata dalla Service tax? Se così non fosse, anche chi possiede una sola casa ma non vi risiede, sarà costretto a pagare l’Imu, l’Irpef al 50% dei redditi derivanti da unità immobiliari se non locata oltre alle relative addizionali e la Service tax? Se invece ha affittato quella casa e si trova in affitto altrove, pagherà l’Imu seconda casa, la Service tax per la parte patrimoniale sull’immobile di proprietà e la Service taxper i servizi su quella dove si trova in affitto. Sarebbe un accanimento perchè la patrimoniale si duplicherebbe, se non triplicherebbe.

Al ministero dell’economia continuano a sostenere che si pagherà meno, occorrerà capire se però nelle prossime settimane si diraderà la nebbia su alcuni punti oscuri e se la nuova tassa sarà realmente improntata a criteri di equità. Tanto più che il governo sarà chiamato a evitare l’aumento Iva, che il viceministro Fassina dà per scontato, recuperando un miliardo nel giro di qualche settimana per evitare una gelata sui consumi.

da Europa Quotidiano 30.08.13