Mese: Novembre 2013

“I nuovi dati dell’Istat: record tra i giovani: 41,2% senza lavoro”, di Marco Ventimiglia

Si è trattato di un venerdì pieno di numeri. Una giornata che, purtroppo, è sembrata fatta apposta per corroborare la tesi che vuole ancora ben lontana l’uscita dalla crisi. Ha iniziato nel mezzo del mattino l’Istat, diffondendo i dati aggiornati relativi all’andamento della disoccupazione, confermando la drammaticità della situazione, ed anzi aggiungendo ulteriore allarme per la situazione dei giovani. Nel pomeriggio, poi, ha proseguito Bankitalia con una serie di rilevazioni negative fra cui spicca l’ulteriore crescita del divario fra Nord e Sud del Paese. Ed in questo quadro l’ulteriore comunicazione dell’Istat, relativa al calo secco dell’inflazione, non desta certo la soddisfazione che avrebbe ottenuto in altri tempi. Il dato parla di una diminuzione congiunturale dello 0,4%, che però non annulla l’aumento su base annua, adesso pari allo 0,6% e comunque in rallentamento rispetto alla dinamica rilevata a ottobre (+0,8%). Ma il sospetto, se non la certezza, è che alla base dell’attuale tendenza deflazionistica ci sia soprattutto la continua e sostenuta diminuzione della domanda interna. LE CIFRE DEL SUD Cominciamo dai senza lavoro, la cui incidenza …

“La menzogna della prostituzione libera”, di Sara Ventroni

Anche la Francia ha una falsa coscienza. La proposta di legge della socialista Maud Olivier, avanzata insieme al collega del centrodestra Guy Geoffroy, sull’inasprimento delle misure per contrastare la prostituzione (con multe fino a 1500 euro per i clienti) spacca l’opinione pubblica, senza troppe sfumature di grigio. Per noi italiani dove la questione è arrivata a toccare perfino l’etica pubblica, con sentenze ancora in sospeso la polemica risulta logora, anche se simili sono i posizionamenti che ne conseguono: sedicenti libertari di qua, presunti moralisti di là. Questa comune reductio non ci consola. Abbiamo piuttosto la prova che il tema scandalosamente più complesso della proposta di fatturazione della prestazione sessuale, come vorrebbe la Lega, per rientrare dell’evasione fiscale invece di fornire l’occasione per uno scarto di coscienza (come da noi si ebbe, il 13 febbraio 2011) si ingolfa in una diatriba grossolana, per non dire ipocrita. E si finisce per rimpolpare la solita spaccatura mediatica tra paladini delle libertà, secondo i quali la prostituzione (volontaria) rientrerebbe nella sfera del libero arbitrio ed è diritto dell’individuo disporre …

“La Scuola: utile, futile e umane lettere”, di Mila Spicola

Chi si interroga sull’utilità oggi degli studi classici (in particolare su quella del liceo classico) in termini di «sbocchi occupazionali», sottolineando la «necessità di puntare di più sulla ricerca scientifico-tecnica» o di «adeguare o spostare i saperi su contenuti più aggiornati» sa che gli studenti iscritti al liceo classico oggi sono solo il 6% della popolazione studentesca totale? Lo sa che i livelli di rendimento medi degli studenti del liceo classico rappresentano la nostra eccellenza sulla scala mondiale dei rilevamenti Ocse-Pisa? Il restante 94% si iscrive ad altri licei o naviga nel mare magnum delle scuole tecnico-professionali: a queste è demandato in modo più specifico un collegamento diretto con il mondo del lavoro. Quanti si interrogano, in modo più appropriato, sull’efficacia – chiamiamola nuovamente «utilità» – in termini occupazionali dei percorsi tecnico-professionali? Lo sanno inoltre che, di quel 6% circa, due studenti su tre proseguono, nei successivi percorsi universitari, con studi scientifico/tecnici: ingegneria, farmacia, medicina, scienze matematiche, fisiche, biologiche, statistiche, architettura? Qualcuno mi spiega, inoltre, perché anche le scienze umane (pedagogia, sociologia, antropologia…) sono «scienze»? …

“Rimandati in latino. I nostri licei sono invidiati nel mondo. Vanno migliorati non aboliti”, di Maurizio Bettini

Il liceo classico è in crisi. Negli ultimi mesi e settimane si è parlato molto di questo tema, anche sui quotidiani, e per la verità, visto il modo in cui trattiamo in Italia la cultura umanistica, dovremmo stupirci del contrario. Pompei si sgretola, i laureati in discipline umanistiche lavorano nei call center e i dottori di ricerca, se va bene, emigrano: perché mai un giovane dovrebbe iscriversi al liceo classico? Nella percezione comune, peraltro largamente alimentata da governanti e gestori di media televisivi, l’immagine di ciò che chiamavamo “cultura” si è trasformata in una sorta di hobby senza oneri per lo Stato, capace di suscitare interesse solo se i “beni culturali” si comportano da veri “beni”, ossia producono ricchezza: e pazienza per l’aggettivo “culturali”. Ciò detto, penso che allontanare per un momento lo sguardo, per riflettere sul problema della presenza della cultura classica nelle scuole italiane – “latino”, “greco” o “latino e greco” che sia – , potrebbe risultare più utile che non fare semplicemente della polemica. Cominciamo dunque col constatare che la scuola superiore …

“Padri a casa per un anno L’Inghilterra approva la maternità condivisa”, di Paola De Carolis

Un congedo di un anno per neo genitori da dividere a piacimento tra mamma e papà. Nick Clegg, leader dei liberal democratici nonché vice primo ministro, alla fine ce l’ha fatta: dall’aprile 2015 un padre che lavora in Gran Bretagna avrà gli stessi diritti di una madre, godrà della possibilità, dopo la nascita di un figlio, di stare a casa a prendersi cura del bimbo per quasi un anno intero senza perdere il posto. Per i «lib dem» si tratta di una vittoria considerevole. I conservatori erano contrari e hanno fatto resistenza sino all’ultimo, tanto che la misura doveva essere presentata a ottobre mentre l’annuncio è stato posticipato a ieri. Tuttora un gruppo di pesi massimi fa obiezione — nomi grossi come il ministro per la Difesa Philip Hammond, il ministro per la Giustizia Chris Grayling e il ministro per la Sanità Jeremy Hunt —, ma il più è fatto e Clegg, che con tre figli maschi di quattro, otto e undici anni e una moglie avvocato conosce bene la dinamica famigliare, è apparso sollevato …

“Università, i “furbetti delle borse di studio” sono ovunque. In un anno più di mille i casi registrati”, di Luca Pierattini

I “furbetti delle borse di studio” sono in mezza Italia. Oltre al caso clamoroso di Roma, dove il 62% degli studenti controllati nei tre atenei capitolini – Roma Tre, Tor Vergata e La Sapienza – ha dichiarato un reddito più basso, sono numerose le segnalazioni effettuate dalle università italiane, seppur in maniera meno eclatante. Gli studenti che dichiarano meno del dovuto lo fanno per ottenere borse di studio, alloggi o anche solo per avere agevolazioni per trasporti pubblici o mense in diverse università. Un danno non solo per gli atenei, che elargiscono servizi gratuiti a chi non ne avrebbe diritto, ma soprattutto per gli studenti che avrebbero davvero diritto a tali agevolazioni e che invece finiscono per essere esclusi. Secondo la legge, chi ha dichiarato il falso rischia una denuncia per falsa autocertificazione e truffa. Le università stanno correndo ai ripari e hanno stretto accordi con la Guardia di finanza, con l’Inps (è il caso di Roma) o con l’Agenzia delle entrate per incrociare le informazioni delle banche dati del Fisco con quella anagrafica e …

“Salari a picco un milione di under 30 senza lavoro”, di Federico Fubini

Saccomanni critica l’Europa “Fa troppo poco per la ripresa” L’Italia sta perdendo il treno. Dopo più oltre due anni di recessione e una caduta dell’economia del nove per cento dal momento in cui Lehman Brothers fallì, qualcosa di nuovo sta accadendo alla terza economia dell’area con la moneta più forte del mondo. La zona euro, a cui questo paese appartiene orgogliosamente dal primo giorno del ‘99, dà segni di ripresa e crea posti di lavoro. L’Italia, per il momento, no. L’infornata di annunci di fine mese sull’inflazione, la disoccupazione o le scelte delle agenzie di rating — accusate di scorrettezza solo quando dispiacciono — contiene un messaggio per chiunque presti attenzione. L’Europa, che era caduta a molte velocità diverse, si sta lentamente rimettendo in piedi in modi altrettanto difformi. Come la recessione non era stata uguale per tutti, neanche la ripresa lo è. L’Italia dal 2007 ad oggi ha vissuto un crollo del Pil secondo solo a quella della Grecia, ma per ora non mostra gli stessi segni di recupero ormai visibili ad occhio nudo …