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Renzi: «Gli 80 euro sono per sempre», di Marco Rogari

Non più di 9-10 miliardi. Almeno sulla base dello schema di coperture presentato dal Governo con il varo dell’operazione taglia-cuneo fiscale. Sono le riduzioni di spesa per il 2015 che dovranno scattare in autunno con la legge di stabilità per rendere permanente il bonus Irpef da 80 euro mensili, garantito a circa 10 milioni di lavoratori, ma per il momento per il solo 2014, dal decreto varato la scorsa settimana dal Governo Renzi. Anche se il premier tiene a ribadire che gli 80 euro «sono per sempre». I tagli ex novo per il prossimo anno potrebbero comunque non superare quota 4-5 miliardi visto che una fetta di 5 miliardi è già attesa dalla stretta sugli acquisti di beni e servizi nella Pa prevista dal Dl. E, sulla falsariga di quanto indicato dal Def, una fetta consistente, pari a circa 1,6 miliardi, dovrebbe arrivare da interventi su Comuni e Forze di polizia.
Già nelle prossime settimane i tecnici dell’Esecutivo e il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, saranno al lavoro per giungere all’inizio dell’estate con il sistema di coperture per il 2015 già abbozzato. Al momento la priorità resta il via libera delle Camere al decreto taglia-cuneo appena varato, su cui si sono già concentrate le critiche di M5S e di Forza Italia per una presunta fragilità delle coperture.
Ma Matteo Renzi in un’intervista al Tg1 difende a spada tratta il provvedimento. «Stiamo restituendo 80 euro al mese. I soloni abituati a stipendi da milionari dicono che sono pochi, vorrei vedere loro guadagnare mille euro al mese. Per chi guadagna quelle cifre, 80 euro non sono pochi», dice il premier. Che aggiunge: «I soldi arriveranno non per maggio ma per sempre». E non risparmia una stoccata a M5S e Fi: «Le polemiche di Brunetta o Grillo sono due facce della stessa medaglia, loro sono il partito dei chiacchieroni che si divertono con i comunicati stampa, noi facciamo le cose concrete».
Ancora nella giornata dei ieri i tecnici hanno lavorato al coordinamento del testo. All’ora di pranzo a Palazzo Chigi il premier ha visto il ministro Pier Carlo Padoan e nell’incontro è stato stato fatto anche il punto sugli ultimi assestamenti tecnici del decreto. Che oggi o al più tardi domani dovrebbe approdare nella Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione, ma non prima di aver ottenuto il sigillo del Quirinale.
Quanto alle coperture per il 2015, della dote da 14 miliardi quantificata da Palazzo Chigi per dare prosecuzione all’operazione taglia-cuneo fiscale, 3 miliardi dovrebbero arrivare da risorse recuperate con la lotta all’evasione, anche se in realtà il decreto ne contabilizza soltanto 2. Un altro miliardo verrebbe ricavato dalla maggiore Iva legata al completamento del processo di pagamento dei debiti della Pa nei confronti delle imprese. È poi ipotizzato 1 miliardo da interventi sulle agevolazioni alle imprese che, come per il 2014, potrebbero di fatto arrivare da maggiori entrate seppure catalogate come riduzione di spesa. Rimarrebbero 9-10 miliardi.
Oltre ai 5 miliardi già previsti per effetto del nuovo meccanismo di gestione degli acquisti di beni e servizi della Pa, nello schema di coperture per il 2015 presentato da Palazzo Chigi vengono indicati 1 miliardi dalla voce “innovazione” (in parte la digitalizzazione della Pa), un altro miliardo dalla “potatura” delle municipalizzate e 2 miliardi dalla voce “sobrietà” (che assorbe le spese e i costi di funzionamento delle amministrazioni pubbliche). Le singole “poste” dovranno essere definite dalla legge di stabilità. Ma alcune indicazioni arrivano dal Def varato dal Governo. Che indica in 6-800 milioni le risorse recuperabili con l’estensione a tutto campo dei costi standard per i Comuni e in 800 milioni i risparmi realizzabili facendo leva sulla riorganizzazione delle forze di polizia. Lo stesso Def, per la verità, quantifica in soli 110 milioni le maggiori risorse ottenibili nel 2015 dalla digitalizzazione della Pa. Circa 300 milioni dovrebbero arrivare dal riassetto di Prefetture e Capitanerie di porto e di tutte le sedi periferiche dello Stato, e 100 milioni dal riordino delle comunità montane.

Il Sole 24 Ore 23.04.14