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"Il contrasto all'evasione accelera in cinque mosse", di Valentina Maglione e Giovanni Parente

La lotta all’evasione cerca il cambio di passo. Il decreto Renzi sul bonus degli 80 euro punta a recuperare 2 miliardi in di euro in più di tasse non pagate nel 2015. In campo ci sono cinque possibili mosse. Entro giugno il Governo dovrà presentare una relazione al Parlamento sui risultati dei controlli 2013 e sulle prospettive per il 2014. Ma c’è anche l’attuazione della delega fiscale e si punta a migliorare l’incrocio delle banche dati per mirare le verifiche sui contribuenti a più alto rischio di evasione e a potenziare la tracciabilità con la fattura elettronica. Senza dimenticare l’input al rientro dei capitali.

La lotta all’evasione alza il tiro e mette nel mirino un obiettivo potenziale: riportare imposte non pagate (insieme a sanzioni e interessi) per 2 miliardi in più nel 2015. A conti fatti, se si considera che il recupero dell’agenzia delle Entrate (almeno quello annunciato dal direttore Attilio Befera) è stato di poco più di 13 miliardi nel 2013 significherebbe voler alzare l’asticella fino all’ambizioso traguardo di 15 miliardi di incassi.
Un obiettivo a cui il Governo crede a tal punto da averlo indicato espressamente nel decreto Irpef (Dl 66/2014). Ma, va sottolineato, nel pieno rispetto delle raccomandazioni più volte rilanciate dalla Corte dei conti e da Bruxelles: i 2 miliardi in più di recupero non sono indicati a copertura delle minori entrate che deriveranno dal bonus di 80 euro e dallo sgravio Irap per imprese e autonomi.
Il raggio d’azione
Il margine su cui lavorare c’è. Il tax gap sulle imposte gestite dalle Entrate (Irpef, Ires, Irap, Iva e addizionali) si aggira intorno a 90 miliardi, ma se si aggiungono anche i contributi e le imposte locali si arriva alle stime – finora solo ufficiose – tra 180 e 200 miliardi. In pratica, un recupero di 2 miliardi vuol dire erodere circa l’1% da questa cifra monstre che sfugge ogni anno alle casse pubbliche.
A preoccupare, però, c’è la difficoltà di andare a riscuotere le cifre contestate. L’allarme nasce dai numeri. Tra il 2000 e il 2012 (ultimi dati disponibili) non sono stati riscossi quasi i due terzi del monte complessivo dei ruoli (545,5 miliardi su 807,7) e negli ultimi due anni anche Equitalia sta risentendo l’effetto delle misure introdotte per limitarne i poteri e facilitare la rateazione. Proprio sul fronte della riscossione «si agirà con l’attuazione della delega fiscale – spiega il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta – dando un nuovo assetto al recupero soprattutto delle imposte locali». Un riassetto che consentirà l’uscita di scena di Equitalia su questo fronte.
L’attuazione della delega sarà anche l’occasione per mettere a punto una serie di altri interventi sul fronte antievasione e tentare così di dare l’assalto ai 2 miliardi in più. Una strategia che parte dalla conoscenza: il Governo dovrà, innanzitutto, definire un metodo per calcolare l’evasione fiscale e redigere, ogni anno, una rilevazione del tax gap. Tra le misure contro il sommerso, poi, la delega mette al centro il contrasto di interessi fra contribuenti e suggerisce di concentrare l’azione soprattutto sulle aree dove il rischio evasione è più elevato. I risultati degli interventi dovranno essere, a loro volta, illustrati dal Governo in una relazione annuale.
In ordine cronologico, però, la lista delle mosse attuabili prevede il rapporto che il Governo dovrà presentare alle Camere entro il prossimo 23 giugno (60 giorni dall’entrata in vigore del decreto Renzi) per fare il punto sui risultati 2013, su quelli già raggiunti e ulteriormente raggiungibili nel 2014 distinguendo gli effetti sia da emersione spontanea (la cosiddetta compliance), sia da accertamento vero e proprio.
Ma non solo. Perché l’obiettivo di aumentare il recupero passa anche dalla definizione delle linee guida su cui si dovranno articolare i controlli e le strategie di prevenzione. Un dato certo al momento è la spinta che il premier intende dare all’incrocio delle banche dati. Un aspetto, però, su cui c’è da lavorare, visto che alla fine della scorsa legislatura la commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria ha sottolineato come uno dei primi problemi da risolvere sia la “comunicabilità” delle informazioni già disponibili nei 128 database dell’amministrazione finanziaria (in tutte le sue articolazioni). Si tratterà, quindi, di ottimizzare le risorse disponibili e di individuare procedure sempre più efficienti per colpire i casi a più alto rischio di “nero”. L’intenzione di insistere sulla strada dell’incrocio dei dati è confermata anche da Enrico Zanetti, anche lui sottosegretario al Mef: «La lotta all’evasione va fatta e procederemo su questa strada con i fatti, senza blitz e senza spot».
A questo si aggiunge anche la fattura elettronica, che permetterà di tracciare tutti i pagamenti fatti alla pubblica amministrazione: dal 6 giugno prossimo diventerà obbligatoria per chi lavora con i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti previdenziali; mentre l’estensione a tutta la Pa, anche a livello locale, prevista dopo un anno, è stata anticipata dal decreto Renzi al 31 marzo 2015.
Rientro dei capitali
Non va infine dimenticato il fronte estero. La prospettiva delineata nel Def del Governo Renzi è di riavviare la macchina del rientro dei capitali. Il Parlamento sta esaminando due disegni di legge presentati dopo lo stralcio del capitolo voluntary disclosure nella conversione del decreto varato dal precedente esecutivo. L’obiettivo indicato nel Def è rendere nuovamente operativa la procedura da settembre e per questo serviranno tempi veloci nell’approvazione.

Il Sole 24 Ore 28.04.14