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"La Reggia dei soldi buttati via", di Gian Antonio Stella

Non ha portato bene, alla Reggia di Caserta, l’orrendo «cuorno» alto 13 metri eretto prima di Natale davanti all’ingresso: sui tetti del magnifico e ammaccato Palazzo borbonico si è spalancata una voragine. Non bastasse, sono crollati i visitatori e anche il gigantesco corno «russo, tuosto, stuorto» (rosso, tosto e storto), costato 70 mila euro e rimosso dopo le proteste, giace ora abbandonato a ridosso di un capannone. In pezzi. Colpa del malocchio? No, della cattiva manutenzione di quel tesoro che non ci meritiamo.

Silvio Berlusconi ci portò i grandi del mondo, alla Reggia casertana, durante il G7 di Napoli del 1994, per la serata di gala. Il giorno dopo, ai giornalisti di tutto il mondo, ammiccò: «Ieri sera mi sono sentito orgoglioso di essere italiano. Le fontane illuminate erano bellissime. Le signore stringevano gli occhi con anche un’aria romantica. A qualcuno ho detto: “Attenzione che sennò questa notte aumentiamo la prole”».
Dicono di essere tutti orgogliosi, a parole, quelli che in questi anni hanno tenuto i cordoni della borsa. A parole, però. Perché quella straordinaria Reggia edificata a metà del Settecento da Luigi e Carlo Vanvitelli, con il suo parco, le sue fontane, la sua sala del trono, i suoi saloni, le 1.200 stanze e le 34 scale e le 1.742 finestre è da troppo tempo trascurata. E vede l’intervento dei governi e dei ministri e delle autorità regionali, generalmente, solo «dopo» qualche crollo, qualche scandalo, qualche denuncia tivù. Come il servizio, mesi fa, della trasmissione Kilimangiaro , dove Stefania Battistini fece vedere alberi secolari del parco crollati e mai rimossi, le piantine che crescevano sui cornicioni, i calcinacci ancora a terra di uno squarcio apertosi nel soffitto molte settimane prima per il crollo d’una trave sul fianco della Cappella Palatina o le erbacce che invadevano i pavimenti delle Reali Cavallerizze da non molto restaurate per una mostra. Denuncia seguita da una sistemazione delle realtà di incuria più inaccettabili.
Certo è che da tempo i giornali battono e ribattono sul degrado della residenza, spesso abbinato all’abbandono della vicina Reggia di Carditello alla quale Nadia Verdile ha appena dedicato un libro. Basti ricordare il reportage di Alessandra Arachi che un anno fa raccontava di tuffi di ragazzini nella fontana di Diana e Atteone, di ponteggi montati con enorme ritardo dopo troppi crolli, di auto e moto su e giù per i viali e venditori abusivi che si infilavano «persino dentro le stanze degli appartamenti» per spacciare «guide taroccate e tarocchi della felicità, ombrelli, palloncini, biglietti per i ristoranti, persino numeri da giocare al lotto».
Poi, appena l’attenzione dei giornalisti calava, tutto tornava come prima. Con Italia nostra che si sgolava per denunciare la mancanza di manutenzione, l’eterno ritorno degli ambulanti, la mancanza di custodi perché i dipendenti sono in larga parte «amministrativi», i tentativi del sindaco Pio Del Gaudio di strappare il via libera della sovrintendenza a costruire dei baracchini in piazza: «Il problema degli abusivi va risolto, che male ci sarebbe a mettere delle strutture fatte bene in fondo all’emiciclo? Siamo gli unici al mondo a non avere delle bancarelle!».
Finché, motivando la sua contestatissima scelta con la tesi che voleva dare una scossa al disinteresse generale, il sindaco fece tirar su, in poche ore, nel dicembre scorso, un enorme corno portafortuna rosso battezzato «Good Luck, Caserta» proprio in faccia all’ingresso della Reggia.
Reazioni scandalizzate. Foto sui giornali. Critiche pesanti. E lui: «Se davanti alla Reggia avessi messo un grande albero di Natale o un bel presepe non se ne sarebbe accorto nessuno. Un giorno o l’altro, presto, lo togliamo, ma mica mi chiamava il Corriere , se non mettevo “’o cuorno ”! E invece, così, al ministero è scoppiato un putiferio e li ho costretti a precipitarsi tutti qui». E insistette: «Quando a Roma l’hanno saputo mi ha telefonato il direttore generale Antonia Pasqua Recchia: “Tolga subito quel coso prima che al Unesco se ne accorgano! La piazza è nostra”. E che è: extraterritoriale come il Vaticano? “Finalmente ve ne siete accorti”, ho risposto, “Ci abbiamo messo due giorni a tirarlo su. Senza che qualcuno se ne accorgesse. Evidentemente la Reggia è incustodita e abbandonata a se stessa».
Certo è che il 1° maggio quelli della Soprintendenza hanno notato un foro nei tetti della parte della Reggia occupata dall’Areonautica militare. Risposta: «La competenza sui tetti non è nostra, ma del ministero». Durante la stessa giornata, ha raccontato alla Repubblica di Napoli la funzionaria Flavia Belardelli, «il foro si è esteso diventando una voragine». Colpa della pioggia? Anche. Ma «crediamo sia un problema di scarsa manutenzione». E di rimpallo delle competenze. Al punto che per una settimana lo squarcio è rimasto così. Senza che alcuno intervenisse.
Più o meno contemporaneamente, scoppiavano nuove polemiche dopo la pubblicazione su Facebook, da parte dell’associazione «Ciò che vedo in città», delle foto che mostravano che fine avesse fatto «’o Cuorno ». L’«opera d’arte», dopo essere stata rimossa per essere spostata da un’altra parte, è stata in realtà abbandonata all’esterno di un capannone dalle parti dell’autostrada. Dove rappresenta oggi un monumento allo spreco: 70 mila euro buttati per una bravata propagandistica di un mese.
Soldi che avrebbero potuto essere spesi meglio. Magari per un minimo di decoro intorno e dentro la Reggia. Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua e il filosofo veneziano Massimo Cacciari, salendo ieri mattina la scalinata centrale del palazzo per il Forum Universale delle Culture, potevano notare insieme con la magnificenza dell’architettura, il volo dei piccioni che svolazzavano schizzando qua e là il loro guano, i mozziconi schiacciati sui gradoni, un pacchetto di sigarette vuoto abbandonato da una parte…
Come meravigliarci del crollo dei visitatori? Dicono i numeri ufficiali del ministero che nel 1996, l’anno prima di diventare sito Unesco, la Reggia era al terzo posto tra i siti più visitati d’Italia: adesso è al decimo. Da allora ad oggi i visitatori paganti sono precipitati da 458.942 a 204.390: meno 55 per cento. I visitatori complessivi, compresi quelli coi biglietti gratuiti, da oltre un milione a 439 mila: meno 57 per cento. E meno male che dovrebbe, quella Reggia, renderci «orgogliosi di essere italiani».

Il Corriere della Sera 11.05.14