attualità, politica italiana

"Expo, trasparenza senza alibi", di Stefano Folli

Bene ha fatto il premier Renzi ad avviare un’offensiva anti corruzione sull’Expo di Milano. Ci sono due aspetti che il capo del governo non può tollerare. Il primo è che l’Italia comprometta la sua immagine su un terreno, l’esposizione internazionale del prossimo anno, su cui avrà gli occhi di tutto il mondo addosso. Il secondo è che passi nell’opinione pubblica l’idea che è esplosa la nuova Tangentopoli e che le autorità sono complici o, nel migliore dei casi, deboli e indifferenti. Ecco perchè adesso arriva in soccorso il magistrato Cantone, in apparenza accolto con soddisfazione da tutti. Perchè siamo, si potrebbe dire, all’ultima spiaggia. Le elezioni si svolgono fra meno di due settimane e dunque è ora, cioè in questi giorni, che l’elettorato sta scegliendo come votare. E le ragioni della scelta toccheranno l’Europa, in parte, ma soprattutto riguarderanno la credibilità della nostra classe politica, credibilità che continua a essere precaria. È il tema di sempre, ma stavolta non ci sono più alibi per nessuno.

Il Sole 24 Ore 13.05.14

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“NERVI SALDI PER UN MIRACOLO”, di Guido Gentili

Non convince né la tesi che siamo al secondo tempo del kolossal già proiettato negli anni ruggenti di Tangentopoli né l’idea che traffici e tangenti fioriti attorno a Expo 2015, presentandosi al momento come non canalizzati verso il sistema dei partiti, siano un incidente di percorso.
Di sicuro siamo di fronte ad un fenomeno nuovo, ma non per questo meno grave in potenza, sul quale ci si augura che la magistratura si muova con velocità, chiarezza e determinazione. Troppo alta è la posta in gioco, per Milano e per l’Italia, in termini di credibilità e di crescita. Non possiamo permetterci buchi nell’acqua, siano questi economici o giudiziari.

L’Expo milanese, 20 milioni di visitatori previsti e 10 miliardi di indotto economico, è un’esposizione universale, non una fiera di quartiere, ed è già in ritardo sul ruolino di marcia. Alle casse pubbliche la scommessa costa 1,350 miliardi euro (di cui circa 800 a carico del Governo) ma sul piatto della bilancia, come specificato dal Commissario unico Giuseppe Sala, ci sono 400 milioni delle aziende partner e circa un miliardo che verrà dai Paesi partecipanti. Cifre importanti, che non possono essere addentate o smangiucchiate da vecchi o nuovi squali, locali o della nomenklatura romana.
Si deve lavorare, nei cantieri come nelle stanze della giustizia, in fretta ma bene (a ieri la Procura milanese non aveva chiesto il fermo o la revisione di alcuna gara tra quelle fin qui assegnate), assicurando la necessaria trasparenza e il rispetto delle regole. Tutte. Il che, a ben vedere, sarebbe una banalità per un paese industrializzato presente con successo sui mercati del mondo. Ma non lo è per l’Italia, che su questo terreno si porta dietro, a cavallo tra sfera pubblica (il cui perimetro resta comunque troppo esteso) e privata, una deformazione storica, una ruggine che corrode gli ingranaggi del suo sviluppo. Le nuove inchieste lo dimostrano, confermando molti limiti della classe dirigente e indicando questa volta un’area grigia sottratta alla concorrenza che sugli appalti fissa prezzi, oppurtunità di carriera, regole del gioco.
Il premier Renzi sarà oggi a Milano per «metterci la faccia» assieme alla nuova task force (per assicurare la regolarità dei lavori) che sarà guidata da Raffaele Cantone, il magistrato già chiamato dal Governo al timone dell’Autorità nazionale anticorruzione. Siamo ad un passaggio decisivo per Expo 2015, dove conta ora anche il modo con cui viene affrontata questa nuova emergenza. Servono nervi saldi, un lavoro duro e selettivo, la massima trasparenza e rapidità. Quasi un miracolo.

Il SOle 24 Ore 13.05.14