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Da Nord a Sud, l’Italia che ho visto", di Fabrizia Bagozzi

Il viaggio nel paese dei candidati dem Alessandra Moretti, Alessia Mosca, Silvia Costa, David Sassoli. In affanno, a tratti anche sfiancata dalla crisi, ma meno rabbiosa e – magari anche solo per necessità – un po’ più disposta a dar credito alla politica, se davvero nuova. Se davvero in grado di saper rompere vecchi schemi.
È questa l’immagine che restituiscono dell’Italia i candidati democratici alle elezioni europee che da Nord a Sud stanno battendo il territorio palmo a palmo: dai mercati ai convegni, dai confronti con le categorie produttive agli incontri pubblici con i cittadini.
La richiesta di fondo, quella più insistente, rimane ancora e ovunque il lavoro, la possibilità di svolgerlo e di crearlo senza rimanere intrappolati in pastoie burocratiche senza fine. «Questa mattina, in Friuli, ho incontrato un produttore di vino – spiega a Europa Alessandra Moretti, capolista nel Nord Est – mi ha spiegato che dalla vigna alla bottiglia l’Italia impone 17 controlli, la Francia tre. Una cosa che si commenta da sé: gli imprenditori vanno messi in condizione di poter lavorare ed essere competitivi».
Una giornata, quella di Moretti, che in queste settimane di campagna elettorale ha partecipato a 130 iniziative in cento comuni, cominciata ad Aquileia e finita a Venezia passando per Monfalcone, Pordenone e Trieste. Un territorio difficile, in parte attraversato da pulsioni scissioniste e antieuropee, cavalcate e insieme deluse dalla Lega che se ne fa portavoce. «In realtà il disagio cresce quando si sente l’Europa lontana e infatti ci viene chiesto che sia più vicina ai cittadini e meno alle banche. Dopodichè è sempre più chiaro a tutti che uscire dall’euro avrebbe conseguenze devastanti a partire dai mutui per arrivare ai risparmi». Qui imprenditori e sindacati vogliono che i fondi europei siano usati meglio per fare da volano agli investimenti produttivi. E nel Nord Est delle piccole e medie imprese e degli artigiani alla politica si chiede meno burocrazia, un fisco più equo e al passo con gli altri paesi dell’Unione, accesso al credito. Con uno sguardo disincantato ma attento: «C’è la percezione che si è fatta spazio una generazione nuova che ha rotto col passato e sta fra la gente calandosi nei problemi e cercando soluzioni concrete, come del resto fanno i sindaci e gli amministratori locali».
Una sensazione che condivide anche Alessia Mosca, capolista nel Nord Ovest e anche lei con più di duecento incontri totalizzati e le province della circoscrizione visitate una per una: «Ho visto una maggiore disponibilità a distinguere fra buona e cattiva politica e fra chi vuole costruire risposte e chi demolire e basta», a dispetto dell’Expogate «da cui non percepisco un’ondata anticasta. Qui l’Expo è tuttora vissuta come una grande opportunità di lavoro e di sviluppo». Sull’Europa, nota Mosca, «c’è più curiosità di quanto si possa immaginare. Anche perché questo è un territorio che ne coglie le opportunità, c’è una rete di imprese orientate all’export che sanno quanto sia importante stare dentro una dimensione internazionale e aperta». E che chiede anche un «rapporto diverso con BruxelIes», in cui il nostro paese conti di più «proprio perché ormai le norme europee incidono molto su quelle nazionali».
Meno semplice parlare di Unione europea al Centro, sottolinea Silvia Costa, candidata in questa circoscrizione. Anche se «l’atteggiamento cambia quando riesci a far capire quanto determinante sia ormai Bruxelles per tanti aspetti della nostra vita», incluso il lavoro e le poltiche di contrasto all’impoverimento «che ormai caratterizza la società italiana».
Spiega David Sassoli, al secondo posto al Centro, che «rispetto alle risposte che la politica propone c’è sempre una certa distanza, un atteggiamento guardingo da parte delle persone. Dopodiché esiste anche la consapevolezza che dalla politica dipendono scelte importanti». Affidarsi dunque è in qualche modo inevitabile, «sapendo per esperienza che l’indignazione fine a se stessa non porta molto lontano anche se ciò non vuol dire che non ci sia». Nell’attraversare Marche, Umbria, Lazio e Toscana, «il distretto della grande qualità italiana», Sassoli non ha visto rassegnazione, piuttosto «molta gente che non rinuncia a rimboccarsi le maniche ma che ha bisogno di essere aiutata a correre». Con luci e ombre in ordine sparso.
Le ombre sono più o meno sempre le stesse, le luci a volte sorprendono, come «la riapertura dei cantieri navali di Marina di Carrara». Un lavoro comune di amministrazioni locali, imprese, politica che hanno scommesso su un progetto difficile ma fondamentale per rimettere in moto economia e lavoro. Un’Italia che non si rassegna, appunto.

da Europa Quotidiano 22.05.14