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"Istruzione a basso rendimento", di Giovanni Scancarello

Il report dell’Ocse sul Bli, il nuovo indice del benessere: Italia sest’ultima su 36 paesi. E così anche la ripresa economica si fa più difficile

L’istruzione rende poco in Italia. Restiamo ancora sottopagati nonostante l’aumento dei livelli di istruzione. Anche se non mancano segnali positivi, sono soprattutto le differenze territoriali nella prestazione di apprenidmento degli studenti ad abbassare la media. È quanto emerge dalla lettura dell’indice di qualità della vita elaborato dall’Ocse. Alternativo al Pil, che misura soltanto la ricchezza prodotta in un Paese in un anno, l’indice di qualità della vita o better life index (BLI) misura il benessere non solo sul piano strettamente economico.

Messo a punto dall’Ocse, basato su undici categorie di parametri (lavoro, abitazione, reddito, educazione, relazioni sociali, ambiente, sanità, soddisfazione personale, governance, sicurezza, rapporto vita/lavoro), grande rilievo viene riservato all’istruzione, considerata non solo come variabile significativa del livello di qualità della vita di un Paese, ma anche come predittore di ulteriore benessere, anche sul piano economico. L’Italia è in coda al BLI in fatto di istruzione, siamo sest’ultimi su 36 Paesi. Il problema da noi è che il sistema di istruzione, misurato soprattutto sulla base dei risultati di apprendimento degli studenti nei test dell’Ocse Pisa, ci vede allungati più di altri Paesi, con gli studenti delle regioni del nord in testa nelle classifiche mondiali dell’apprendimento e quelli del sud in coda. In Italia la media del reddito pro capite è di 24.724 dollari l’anno, superiore alla media Ocse di 23.938 dollari. Ma qui si registra anche il divario più alto fra ricchi e poveri, con il 20% della popolazione più abbiente che guadagna sei volte di più del 20% dei meno abbienti. I primi guadagnano in media 48.444 dollari l’anno contro gli 8.616 dei secondi. Nonostante l’incremento di standard di qualità della vita registrato negli ultimi 15 anni, questo non è avvenuto per tutti. Il 58% degli italiani fra i 15 e i 64 anni sono occupati contro una media Ocse del 65%. Nella fascia 15 – 24 anni risultano disoccupati il 35.3% contro una media Ocse del 16.3%.

Un buon livello di apprendimento è un requisito importante per trovare lavoro. In Italia il 56% degli adulti di età compresa fra i 25 e i 64 anni guadagna l’equivalente della retribuzione prevista per un diplomato, mentre ciò accade in media a livello Ocse per il 75% dei casi. Altro primato è quello della retribuzione legata alle differenze di genere, per cui le donne guadagnano meno di quanto non avvenga nel resto dei Paesi Ocse, ma sono soprattutto i giovani i più bistrattati. Il 71% degli italiani di 25 – 34 anni guadagnano il corrispoettivo previsto per un diplamto contro la media Ocse dell’81%. Ma il dato sulle retribuzioni in relazione al titolo di studio non ci dice tutto sulla qualità del sisterma di istruzione. Questo indicatore serve poco come predittore della condizione economica delle nuove generazioni, che invece va messo in relazione ai risultati dei test in matematica, lettura e scienze dell’Ocse Pisa.

Nel 2012 l’Ocse ha misurato con i test di matematica, scienze e lettura le competenze degli studenti di 65 Paesi. La ricerca mostra che l’acquisizione di competenze è indice del benessere economico di una società più del numero degli anni passati a scuola. Giappone e Corea sono i Paesi con le prestazione più alta degli studenti ai test Ocse Pisa, rispettivamente con 538 e 537 punti di media. Altri Paesi top performer includono Finlandia (529), Estonia (523), Olanda (522) e Canada (522). La prestazione più bassa è quella del Messico con 417 punti di media. La media di punteggio degli studenti italiani è di 489 punti in lettura, scienze e matematica, inferiore alla media Ocse che è di 497 punti. A onor del vero l’Italia si è distinta nel gruppo dei paesi con il più alto tasso di recupero in matematica rispetto alle edizioni precedenti. In media le ragazze staccano di 7 punti i maschi, ma comunque meno di quanto non avvenga in media nel resto dei Paesi Ocse, dove i punti di scarto sono 10. Nonostante la prestazione comunque ancora sotto media dell’Italia, l’Ocse annovera il nostro fra i sistemi educativi migliori in fatto di accesso ad un’istruzione di qualità a prescindere dalle condizioni socioeconomiche di provenienza. In questo l’Italia, con il suo differenziale di punteggio medio di 83 punti fra gli studenti che hanno preso parte alla somministrazione, se la cava molto meglio di altri Paesi Ocse dove il differeziale medio è di 96 punti.

da Italia Oggi