attualità, cultura

“La cultura si mangia e fa tanto bene. Ai conti”, di Paolo Conti – Corriere La Lettura 11.01.15

Raramente uno slogan coniato dalla politica si è rivelato più falso, fuorviante e avulso dalla concreta realtà economica del nostro Paese. L’idea che «con la cultura non si mangia» non solo è lontana dalla verità ma nega il nucleo più vitale e maggiormente rivolto al futuro della nostra imprenditoria. La recente ricerca Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza , realizzata da Symbola, la Fondazione per le qualità italiane, con Unioncamere in collaborazione con la Regione Marche dimostra il contrario.
Prendiamo le quote di turismo. Nel Nord-Est l’8,6% del flusso turistico ha una motivazione culturale, nel Nord-Ovest è dell’11,6%, al Centro siamo a quota 21,6% e al Sud al 14,8%. È chiaro che nel peso del Centro c’è Roma, con tutto ciò che rappresenta (prima tra tutte la presenza della Santa Sede, con Papa Bergoglio formidabile catalizzatore mediatico). Ma sono cifre importantissime. Prendiamo il caso dei turisti giapponesi: il 68,8% dei loro arrivi ha una motivazione culturale (proprio dal Paese che, nel dopoguerra, puntò tutto sulla tecnologia).
Altre cifre. Il sistema produttivo culturale vale 80 miliardi di euro (tra non profit e pubblica amministrazione), denaro che riesce ad attivare — si legge nella ricerca — 134 miliardi di euro arrivando così a costituire una filiera culturale, in senso lato, di 214 miliardi di euro. E così il sistema produttivo culturale passa dal 5,7%, come incidenza, al 5,3% , considerando l’intera filiera del resto dell’economia attivata. Insomma, con la cultura si mangia: e come. Ne sanno qualcosa i 289 mila occupati in Lombardia nel settore, i 160 mila del Lazio e del Veneto (cifre identiche), i 107 mila in Toscana, i 60 mila della Sicilia, così come lo sanno rispettivamente le 84.495 imprese culturali della Lombardia, le 53.482 del Lazio e le 38.136 del Veneto, le 34.729 della Toscana e le 26.828 della Sicilia. Interessante sottolineare come il settore dell’architettura piloti con il 34,1% l’intero settore delle imprese culturali nel comparto creativo, mentre l’audiovisivo si ferma ad appena il 2,7% e i videogiochi-software sono a quota 10,2%, superati (incredibilmente ancora) dal comparto libri e stampa, all’11,2%.
Nella ricerca si legge anche che, nonostante il clima recessivo, l’export legato alla cultura durante la crisi è cresciuto del 35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, nel 2013 è arrivato a 41,6 miliardi, totalizzando il 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. Prima di inventare un altro slogan-scorciatoia sulla cultura, studiare le carte e le cifre.

 

Di seguito il link per scaricare il rapporto

http://www.symbola.net/assets/files/Io%20sono%20Cultura%202014%20Completa_1404117089.pdf