Mese: Maggio 2015

Cpl, Baruffi e Ghizzoni “Bene l’incontro fra Di Bari e Cantone” – comunicato stampa 08.05.15

«Fermo restando i doverosi accertamenti in corso da parte della magistratura, non possiamo che appoggiare qualunque iniziativa venga intrapresa per non pregiudicare i livelli occupazionali di un’azienda così radicata nel nostro territorio.» Questo il commento dei deputati modenesi del Pd Davide Baruffi e Manuela Ghizzoni, dopo l’annuncio di un prossimo incontro, giovedì 14 maggio, fra il prefetto di Modena Di Bari e il commissario anticorruzione Raffaele Cantone sul caso della Cpl. Ecco la dichiarazione dei due parlamentari modenesi: “Valutiamo positivamente l’annunciato incontro fra il prefetto di Modena, Michele Di Bari, e il commissario anticorruzione, Raffaele Cantone per fare il punto sulla vicenda della cooperativa Cpl, così da consentire l’adozione di tutte le misure necessarie alla salvaguardia dei livelli occupazionali dell’azienda. È di queste ore infatti la notizia della recessione dei primi contratti pubblici che la cooperativa ha in essere, dopo l’esclusione dalla white list antimafia, a seguito dell’inchiesta che ha coinvolto gli ex vertici dell’azienda. Evidenti le conseguenze sull’occupazione: già ieri Cpl ha annunciato l’apertura della procedura di cassa integrazione ordinaria per 120 dei suoi …

“Buona scuola, gli universitari: “No a una laurea solo per insegnare”, di Cinzia Gubbini – LaRepubblica.it 04.05.15

E’ una delle misure ipotizzate per sconfiggere la piaga del precariato: l’obiettivo è creare lauree magistrali specifiche. “Rischiamo di trovarci con nulla in mano”, è l’obiezione. E la pd Ghizzoni pernsa a una soluzione alla francese Come si formeranno gli insegnanti del futuro? Anche questo è uno dei capitoli “spinosi” del disegno di legge della Buona Scuola, che mentre continua il suo iter parlamentare domani verrà contestato nelle piazze con uno sciopero convocato da tutte le sigle sindacali. La via crucis degli insegnanti. Abilitazione e reclutamento sono i due punti cardine che fino a oggi hanno segnato la vita degli aspiranti docenti. Teoricamente, prima bisogna abilitarsi all’insegnamento e poi bisogna vincere un concorso. In realtà in questi anni le regole sono cambiate molte volte. Il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è uno dei motori della protesta: precari che non hanno mai ottenuto il posto di lavoro, idonei che non hanno vinto il concorso, persone che insegnano solo in virtù della laurea sempre a rischio di essere “cancellati”. Senza contare il fiorire di …

Scuola, Ghizzoni “Ancora al lavoro per migliorare la riforma” – comunicato stampa 05.05.15

“Il lavoro parlamentare di miglioramento del testo della riforma prosegue con il medesimo atteggiamento ovvero l’ascolto delle ragioni di tutta la comunità educante (e quindi docenti, famiglie, studenti, ma anche i territori e i cittadini tutti) e con l’aspirazione di garantire autonomia realmente responsabile alle scuole”: la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Istruzione della Camera, ribadisce l’impegno dei parlamentari Pd per migliorare gli aspetti della riforma più discussi, compresi quelli oggetto delle proteste odierne. Ecco la sua dichiarazione: “Le ragioni di uno sciopero vanno sempre ascoltate, poi spetta alla politica assumere delle decisioni, ma l’ascolto è un pre-requisito fondamentale di qualsiasi provvedimento. Questa riforma della scuola arriva dopo mesi di dibattito: il solo Partito democratico, ad esempio, ha organizzato centinaia e centinaia di incontri su tutto il territorio. E da quel confronto sono scaturiti effetti operativi: rispetto alle linee guida presentate a settembre, ad esempio, non c’è più traccia di una progressione di carriera dei docenti legata solo al merito. L’impegno di modifica e di miglioramento della proposta sta continuando, come …

“La rivincita del Paese che dice “sì”, di Mario Calabresi – La Stampa 04.05.15

Sono passati ormai tre giorni dalla manifestazione violenta di venerdì a Milano, ma contati i danni, puliti i vetri, cancellate le scritte, coperti i negozi distrutti e rimosse le auto bruciate, ci si rende conto che sta accadendo qualcosa di più: quell’ondata di distruzione e di negatività è stata il detonatore di una reazione d’orgoglio. L’abbiamo vista nella gente che è scesa per la strada a pulire, in quella che ieri manifestava in positivo, nei discorsi che si ascoltano per la strada e perfino nella stragrande maggioranza dei commenti sui social network. Non è solo una reazione dei milanesi, ma di molti italiani che sentono crescere la stanchezza verso l’idea che si debba sempre dire no, che l’unico pensiero lecito e corretto sia sostenere che ogni tentativo di cambiamento sia sbagliato, negativo, da rifiutare. Sembra emergere finalmente quell’orgoglio che impedisce, per amor proprio e per amore dei propri figli oltre che del proprio Paese, di denigrare ogni cosa e di autodenigrarci. Ma saremo pure capaci di fare qualcosa, ma ci sarà pure un motivo per …

“Le parole della democrazia”, di Giulio Ferroni – Il Sole 24 Ore 03.05.15

La padronanza della lingua costituisce naturalmente la base di ogni sviluppo civile, di ogni svolgimento di pensiero e di conoscenza, di ogni condivisione, di ogni rapporto con gli altri soggetti e con l’orizzonte comune. E dato che ci è toccato in sorte di nascere e vivere in Italia, la lingua italiana deve necessariamente essere il fondamento di ogni educazione e di ogni ambito scolastico. Nonostante il fatto che di educazione linguistica e delle sue modalità (al centro di una didattica democratica) si parli da molti anni, il livello linguistico dei nostri giovani appare oggi particolarmente depresso: ricadono ormai nei luoghi comuni le lamentele sull’impoverimento del linguaggio delle giovani generazioni, che all’università? si riscontra perfino in quei giovani che, per aver scelto facoltà? umanistiche o specificamente letterarie, sembrerebbero dover avere, rispetto ad altri, maggiori disponibilità ad un buon uso del linguaggio. Questo impoverimento tocca in modo particolare il lessico, con la diffusa ignoranza di tanti termini “colti”, anche abbastanza diffusi e banali (e lasciamo perdere il lessico dell’antico linguaggio poetico, ormai del tutto defunto): ma agisce …

“Elogio del Carpi, manca solo un bicchiere di lambrusco”, di Gianni Mura – La Repubblica 03.05.15

Carpi diem. Un gioco di parole, come Carpi dies che obbligherebbe a due cambi di lettera. Non un errore. Per l’errore, ho già dato lunedì scorso scambiando lo stadio del Torino con quello della Juve. Sbagliare è seccante e quasi sempre accade per eccessiva sicurezza. Per i trapezisti è peggio. Per un giornalista, fare pubblica ammenda e affibbiarsi un 2 è doveroso. Non regge, visto che lo stadio delle bombe-carta non è di recente costruzione, il ragionamento sugli impianti nuovi che non riescono a limitare le violenze. Non regge, almeno, in relazione al derby di Torino. Di stadio si parla invece a Carpi. Il Cabassi ha 4.200 posti e per giocare in A ne servono 20mila. In B ne servirebbero 10mila ma si ottiene facilmente una deroga. Stadio nuovo oppure si chiede ospitalità? Più pratica la seconda soluzione (Modena o Parma). Anche perché il proprietario, Stefano Bonacini, ha già anticipato che mai si farà il passo più lungo della gamba. Quattro promozioni in sei anni. L’arrivo in A con largo anticipo e dopo una sola …

“Gli scontri sulle cifre di un lavoro che non c’è”, di Dario Di Vico – Corriere della Sera 01.05.15

Per evitare di alimentare la confusione, la comunicazione dei dati statistici sul lavoro ha bisogno di compiere un salto di qualità e integrare le varie banche dati. Ed è importante che a proporlo nell’intervista di oggi rilasciata ad Enrico Marro sia lo stesso presidente dell’Istat, Giorgio Alleva. La richiesta di un miglioramento della comunicazione non va letta in chiave strettamente politica e quindi non va inserita nel tritacarne delle polemiche tra filogovernativi e antigovernativi. Stiamo parlando di trasparenza e correttezza nei confronti dell’opinione pubblica, per allontanare le contraddizioni e le incomprensioni a cui stiamo assistendo da troppo tempo. I dati dell’Istat si aggiungono a quelli del ministero del Lavoro e a quelli dell’Inps e tutti assieme a loro volta si sommano a quelli delle organizzazioni internazionali: il risultato è una marmellata mediatica, a sviluppo pressoché quotidiano, che finisce per confondere le idee e serve solo ad aumentare i decibel delle risse da talk show . Il caso di ieri è solo l’ultimo: mentre l’Istat rendeva noto come nel marzo 2015 il tasso di occupazione fosse …