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Cosa cambia con la riforma costituzionale? Il nuovo articolo 55

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Mi è stata rivolta quella che voglio definire una battuta: “Voterai Sì perché non l’hai capita”. Il riferimento è, naturalmente, alla riforma costituzionale e al referendum del 4 dicembre prossimo. Non ho replicato con pari battuta: “Al contrario: voterò Sì perché l’ho capita”, ma ho assicurato al mio interlocutore di aver letto ogni norma modificata. Si può dire altrettanto di lui? Il punto è che tanti parlano per sentito dire. E allora, ben venga l’iniziativa di Repubblica che mettendo a confronto i testi della Costituzione vigente e modificata consente a tutti di farsi un’idea sulla materia oggetto di referendum. Nel mio piccolo, sui miei spazi (sito e pagina Fb), cercherò di fare così anch’io. Nei prossimi giorni, e nelle prossime settimane, racconterò le modifiche proposte alla Costituzione, articolo per articolo.

Si comincia con l’articolo 55 che, prevedendo funzioni differenti per i due rami del Parlamento, dispone il superamento del bicameralismo paritario (quello italiano è l’unico modello europeo che lo prevede), cioè uno dei pilastri della riforma. E’ esperienza quotidiana che tanti disegni di legge si sono incagliati nella navetta tra Camera e Senato nell’attesa di un doppio voto conforme che non è mai arrivato. Altra novità importante introdotta dall’articolo 55 è il rafforzamento della parità di rappresentanza politica tra donne e uomini, a cui dovranno ispirarsi le leggi elettorali e le modalità di elezione di deputati e senatori. Sull’argomento era già stato modificato l’articolo 51 per prevede, più genericamente, condizioni di uguaglianza per l’accesso alle cariche elettive. Insomma dal principio, si passa all’attuazione nella pratica elettorale.

La Camera, che resta immutata nella sua composizione di 630 deputati eletti a suffragio universale, è il solo ramo del Parlamento che vota la fiducia al Governo, sottraendolo ai ricatti e al potere di interdizione di maggioranze diverse tra Camera e Senato, come accaduto più volte negli ultimi 20 anni. Inoltre, controlla l’operato del Governo, esercita la funzione di indirizzo politico e fa le leggi.

Il Senato rappresenta invece le istituzioni territoriali (Regioni e Comuni), in sintonia con altri sistemi bicamerali europei. Costituirà il “raccordo” tra lo Stato e gli altri enti della Repubblica e con l’Unione Europea. Concorrerà a fare le leggi nei casi che sono previsti dal successivo articolo 70 e che danno sostanza a questo nuovo ruolo di “raccordo”. Assume, poi, nuove funzioni, trascurate dal dibattito pubblico, ma molto importanti: valuterà le politiche pubbliche, l’attività delle Pubbliche Amministrazioni e l’impatto delle politiche dell’UE, oltre che a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato. Questa funzione è inedita e strategica per migliorare la qualità della azione politica e quindi per dare risposte efficaci ai bisogni del Paese: non è sufficiente emanare nuove norme, bisogna emanarne di buone. E che lo siano poi nella pratica, lo si verifica solo facendo la valutazione rispetto agli esiti attesi e agli obiettivi realmente raggiunti. Si tratta, quindi, di una funzione nuova e potenzialmente molto importante: dipenderà dalla volontà dei nuovi senatori se esercitarla con questo spirito o in maniera più banalmente burocratica. Ma questo, naturalmente, non dipende dalla bontà o meno della riforma…

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