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Più vicina la norma che prevede la riproducibilità libera a fini di studio dei beni archivistici e bibliografici

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E’ più vicina la norma che prevede la riproducibilità libera a fini di studio dei beni archivistici e bibliografici. Dovrebbe riprendere a breve, infatti, al Senato, la discussione del decreto legge sulla Concorrenza che contiene anche questa norma. Sarà necessario comunque un ritorno del provvedimento alla Camera, passaggio che potrebbe essere rinviato se si dovesse ritornare alle urne a breve. E’ per questo che penso che quella che viene dal Senato è buona notizia, ma che la soluzione per via amministrativa (nelle modalità da approfondire) che avevo proposto con la mia interrogazione al ministro Franceschini continui ad avere un senso. Dell’argomento ha parlato anche l’archeologo e presidente del Consiglio Superiore Beni culturali e paesaggistici del MiBACT, Giuliano Volpe:

Un ultimo decisivo passo per liberalizzare l’uso delle immagini nei beni culturali

Forse lo si è già dimenticato, ma fino a un paio di anni fa nei nostri musei non si poteva scattare una fotografia. Un’autentica assurdità, nell’epoca degli smartphone e delle fotocamere digitali, di Facebook e di Instagram!

È stato solo con l’Art Bonus che si è giunti a questa piccola grande rivoluzione, un vero traguardo di civiltà, grazie a un articolo che prevede libera riproduzione di qualsiasi bene culturale (art. 12 comma 3), a esclusione dei beni bibliografici e archivistici: una “manina” ministeriale è, infatti, intervenuta a sollecitare un improvvido emendamento al momento della conversione in legge del decreto, introducendo questo limite con presunti rischi di tutela.

Ora gli sforzi sono finalizzati all’estensione della liberalizzazione anche all’ambito bibliografico e archivistico: un obiettivo per il quale si è formato un vero e proprio movimento, assai attivo. Il Consiglio Superiore Bcp ha assunto su questo tema una posizione assai netta a favore della liberalizzazione, affrontando l’argomento più volte e producendo ben due mozioni, una del luglio 2014, al momento dell’emanazione dell’Art Bonus, e l’altra del maggio 2016.

In quest’ultimo documento si precisa che il “Consiglio condivide le finalità di promozione della libera ricerca storica, in piena coerenza con il dettato costituzionale (artt. 9, 33), e una migliore conoscenza del patrimonio documentario conservato in archivi e biblioteche, che sono da considerarsi, oltre che istituti di conservazione, anche e soprattutto centri di diffusione attiva del sapere a tutti i livelli” e auspica che si possa presto realizzare una “riforma del regime delle riproduzioni che possa rispondere nel modo più efficace alle esigenze della ricerca, nel rispetto delle esigenze di conservazione e delle norme a tutela del diritto di autore e della riservatezza che riguardano segnatamente i beni bibliografici e archivistici”.

Pertanto il Consiglio chiede che “la riproduzione con mezzo proprio dei beni bibliografici e archivistici, a fini personali e di studio, sia resa gratuita e senza limitazioni nel numero di scatti in caso di testi di pubblico dominio”, che siano semplificati i sistemi di autorizzazione, che “in caso di riproduzioni digitali già disponibili in istituto, si provveda al rilascio gratuito delle stesse all’utente richiedente” e, infine, che “sia garantita la libera divulgazione con ogni mezzo delle immagini di beni culturali ai sensi dell’art. 108 comma 3 bis del Codice dei Beni Culturali permettendo forme proficue di scambio tra gli studiosi di informazioni utili all’attività di ricerca attraverso i canali della rete”.

Finalmente una norma a favore della liberalizzazione era stata introdotta, con il benestare del ministro Franceschini, nella legge per il mercato e la concorrenza (As 2085). Sembrava cosa fatta, ma così non è ancora: il provvedimento pare da tempo finito su un binario morto, nell’attale clima di “prudenza”, dopo la foga riformista degli ultimi anni.

Un’interrogazione al ministro Franceschini è stata presentata su questo tema dall’on. Manuela Ghizzoni del Pd. Mi auguro, quindi, che presto la liberalizzazione delle immagini sia completa e che favorisca, come sta già avvenendo, una maggiore diffusione e conoscenza del patrimonio culturale, un più proficuo scambio e condivisione tra gli studiosi e anche tra turisti e semplici cittadini, e che, soprattutto, non si debbano più vedere nei luoghi della cultura divieti anacronistici.

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