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Il mio partito sull’orlo della crisi, le ragioni per stare insieme e lavorare per il bene comune

Se la speranza è l’ultima a morire, allora rimango ancora aggrappata alla possibilità (peraltro ormai davvero estrema) che ci sia ancora la volontà, da parte di tutti, di provare a trovare, in extremis, una soluzione che possa evitare l’harakiri del Partito democratico. So che può sembrare, e forse lo è, una posizione irrealistica. Vedo che commentatori e sondaggisti già fanno i conti di quanti – nel gruppo dirigente, negli eletti e tra gli elettori – davvero se ne andranno e quanti, invece, resteranno. Non sono tra gli “ultras” di nessuno dei due schieramenti che si fronteggiano, ma proprio per questo guardo con grande preoccupazione a quanto sta succedendo. Non per timore per il mio futuro (sono al terzo mandato ed è tempo, per me, di tornare alla mia professione), ma come donna che ha passione per la politica e il bene comune. Anche oggi sono impegnata in un convegno a Macerata sui temi legati alle politiche scolastiche, in particolare sui contenuti delle deleghe relative alla legge 107. Sono, com’è noto, la relatrice del provvedimento sulla formazione iniziale e l’accesso al ruolo di insegnante di scuola secondaria. Si tratta di misure che riguarderanno la vita e il futuro professionale di migliaia di persone e a questo sto dedicando tutto il mio impegno e le competenze acquisite in questi anni per costruire, nel confronto con i soggetti e le associazioni interessate, un provvedimento che possa garantire certezze per i futuri lavoratori della scuola e qualità e competenze per i ragazzi e le famiglie che nella scuola confidano e si affidano. Questo è il mio contributo di parlamentare e di appartenente al Partito democratico per provare a cambiare, in meglio, le cose. Voglio credere che questo sia quello che muove tutti noi: su questo terreno comune possiamo ancora trovare le ragioni dello stare insieme, senza vinti né vincitori.