attualità, pari opportunità | diritti, scuola | formazione

Non si gioca sul significato delle parole, in particolare a scuola

Un uso volutamente distorto di parole – che hanno significati precisi – per sottendere azioni che contrastano con i principi sanciti dalla Costituzione. Ecco perché ho sottoscritto una interrogazione al ministro dell’Istruzione Fedeli e al ministro dell’Interno Minniti, presentata dai colleghi Piazzoni e Zan, sulla iniziativa denominata “Il bus della libertà”, promossa dall’associazione Generazione Famiglia e dalla fondazione CitizenGo. Questo bus sta facendo tappa nelle principali città italiane e dove si ferma rinfocola polemiche. Perché? Il titolo della campagna è “Basta violenza di genere”, quindi sembra fare apparente riferimento alla violenza contro le donne. Chi non sarebbe d’accordo nel dire “Basta alla violenza contro le donne”?! Ma c’è un sottotitolo che chiarisce il senso della campagna: “I bambini sono maschi. Le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole!”. Ecco contro chi si muove questa nuova campagna: non contro chi brutalizza una donna – sconosciuta o compagna di vita – bensì contro chi è omossessuale, transessuale o in cerca di una propria identità sessuale. Tutti costoro sono di fatto “fuori”, ostracizzati perché “contro natura”. Si tratta di un atteggiamento intimidatorio e intransigente che diventa pericolosissimo se trasfuso nella scuola, luogo della crescita e della formazione di un pensiero rispettoso della differenza e dell’altro, qualunque altro, diverso da sé. Tutti possono esprimere il proprio pensiero: è la Costituzione democratica che ce lo garantisce. Ma la stessa Costituzione sancisce anche la tutela dei diritti inviolabili dell’uomo e il principio di uguaglianza senza distinzione di sesso etc… Per questo dobbiamo stigmatizzare atteggiamenti, posizioni e ideologie che rinfocolano odio e discriminazioni.