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""La misura è ormai colma" l´ira dei pg all´anno giudiziario", di Liana Milella

Alfano reagisce: corporazione che ostacola l´efficienza. Berlusconi vuole «punirli» per via del Rubygate. Loro, i giudici, nel giorno in cui aprono l´attività del 2011, protestano “istituzionalmente”. Poiché, come dice il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, «la misura è colma», le toghe usano la Costituzione come scudo. Questo mette l´Anm nelle prime righe del documento letto ai rappresentanti del governo: «Gli attacchi ai giudici sono contro la Carta». Il presidente Luca Palamara, a Roma, appena il Guardasigilli Angelino Alfano ha finito di criticarli («Le vostre resistenze corporative impediscono l´efficienza del sistema giustizia»), replica: «Idealmente e moralmente oggi la magistratura italiana è a Milano. Insulti e denigrazioni al singolo collega sono insulti a tutti noi».
Il vice presidente del Csm Michele Vietti, a Torino, per il secondo giorno insiste: «La magistratura non sottende disegni eversivi, ma svolge un´attività operosa e silente che merita stima». Contro l´ennesimo tentativo di Berlusconi di scansare anche questo processo giocando la carta del tribunale dei ministri, dopo i tre lodi che hanno rallentato i precedenti, Vietti mette un punto fermo: «Una sede processuale non può essere sostituita da altre a propria scelta, che siano mediatiche o di piazza». Un no deciso alle manovre per sfilare il Rubygate ai pm di Milano, magari dichiarando nulli gli atti compiuti finora. Ma è un no anche alla manifestazione anti-giudici del 13 febbraio che il Pdl, nel frattempo, fa rientrare. Nessuna manovra contro i processi perché «nel processo s´incarna lo Stato di diritto».
Al duro florilegio contro la delegittimazione – da Caselli al procuratore generale di Firenze Beniamino Deidda a quello di Venezia Pietro Calogero – il centrodestra reagisce sparando a zero. Ecco il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, appena salvato dalla sua maggioranza: «Una sorta di contro potere politico e legislativo, cosa inconcepibile in qualsiasi altro paese democratico, viola i principi essenziali della nostra Costituzione e di ogni democrazia liberale». Alla prima bordata ne seguono molte altre. Ma a dominare la giornata è l´autodifesa degli alti giudici. A Torino la platea ascolta in silenzio la denuncia di Caselli: «Definire cospiratori coloro che sono portatori di legalità non solo è offensivo, ma profondamente ingiusto». Dopo anni di battaglie contro terrorismo e mafia, Caselli mantiene intatta la verve: «Nessun leader democratico al mondo ha mai osato sostenere che per fare i magistrati bisogna essere malati di mente. Nessuno ha mai parlato di complotto giudiziario. Nessuno, coinvolto in un´inchiesta, si è mai sognato di difendersi “dal” processo e non “nel” processo». Per chiudere con quel «la misura è colma», che diventa lo slogan della giornata.
Per Berlusconi non va meglio a Venezia dove il direttore delle carceri Franco Ionta, lì come rappresentante di via Arenula, tra gli applausi, viene invitato dalla presidente della Corte d´appello Manuela Romei Pasetti a “tagliare” il suo intervento. E a Venezia il pg Pietro Calogero, pm famoso per le indagini su Autonomia operaia, non nomina il Cavaliere ma lo critica aspramente. Perché «ha ripetutamente fatto ricorso alla tv per sollecitare il giudizio del popolo ai danni dei magistrati, ribaltando il ruolo da accusato ad accusatore, in una sorta di processo alternativo per invocare la punizione della magistratura». La conseguenza è una: «Il caso Ruby ha portato alla crisi del rapporto tra governo e magistratura con grave turbamento della società civile». Sono intimorite le toghe? Decisamente no. Lo si può dire con il pg di Firenze Beniamino Deidda: «Non meritiamo le minacce di chi rappresenta le più alte istituzioni, ma non ci sentiamo intimiditi, abituati come siamo a non tenere in gran conto minacce e insulti, specie quando vengono dagli imputati».

La Repubblica 30.01.11