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«Se non ora quando un Paese per donne? Ecco perché è tempo di tornare a parlarci», di Valeria Fedeli

Il 9 e il 10 luglio ci ritroveremo a Siena: una piattaforma aperta per dare voce a chi si è riconosciuto nel movimento del 13 febbraio. Quello che ha detto «basta» e che ora vuole scrivere l’agenda per l’Italia di domani, Tornano le donne del 13 febbraio. Non siamo più solo noi, donne di snoq, le promotrici di quella straordinaria e inedita
giornata di mobilitazione nazionale, a considerare questa data uno spartiacque fondamentale dell’avvio del cambiamento nel nostro Paese. La centralità politica delle donne nel determinare il cambiamento che stiamo vedendo nei risultati delle elezioni amministrative, nei referendum, dice molto di quanto quella giornata, con la partecipazione di donne e uomini di ogni età e condizione, cultura, appartenenza, ha segnato l’avvio del risorgimento civile, etico e democratico di questa fase storica dell’Italia. Una partecipazione popolare guidata da donne! Attorno alle parole e ai contenuti di quella giornata, si sono riconosciute quel milione di persone che hanno riempito le piazze e che hanno rappresentato il Paese che vorremmo.
È apparso chiaro che la forza e la determinazione espressa dalle donne il 13 febbraio, ha rappresentato il più profondo sommovimento culturale, civile ed etico per cambiare questo Paese. Ha creato fiducia, speranza. Reso credibile e possibile cambiare lo stato di cose in questo Paese. Ha sbloccato il Paese. Ha dato energia e voglia di riprovare a partecipare per cambiare a tanti che si erano assuefatti allo stato di cose esistenti. Quel «basta» collettivo , urlato nelle piazze, allo stato di cose esistente, nel Governo del Paese, nella cultura dominante, nell’arretratezza della convivenza civile, nelle drammatiche condizioni di lavoro e di vita di tante donne , ha riacceso il futuro con luce differente. Una straordinaria voglia di cambiare il Governo complessivo del Paese, della rappresentazione e uso del corpo delle donne nell’immagine pubblica e nella comunicazione. Una rinascita del valore della differenza di genere, della libertà e dell’autonomia delle donne. Un risveglio che chiama in modo nuovo alla responsabilità la politica, le imprese, le organizzazioni sociali e ogni decisore pubblico. Una responsabilità che deve proporre il cambiamento della precarietà del lavoro che è prevalentemente femminile e del sud d’Italia. Siamo il Paese che ha la più bassa occupazione femminile. Siamo al penultimo posto rispetto ai Paesi europei.Siamo il Paese che considera la maternità un ‘rischio’ anziché un valore sociale per l’insieme della società. Che vede, come certifica per la prima volta l’Istat quest’anno, 800.000 donne che lasciano il lavoro alla nascita del primo figlio. Un Paese che ha scaricato sulle donne e sulla famiglia, la crisi economica e quindi ha fatto regredire tutta la società. Un paese, che ha assistito pochi giorni fa, alla notizia di una azienda che ‘mette fuori le donne’ perché tanto loro hanno altro da fare a casa e tiene gli uomini al lavoro retribuito. E gli uomini , accolgono come normale questa scelta dell’azienda, e quindi non sostengono la lotta delle donne che difendono il loro diritto al lavoro.
È a questo Paese che le donne di SENONORAQUANDO, hanno detto basta! E, ora, dopo il 13 febbraio, quelle donne e quegli uomini, quelle ragazze e quei ragazzi, vorrebbero andare avanti per costruire una società diversa, un Paese diverso, un Paese per donne. Consapevoli che un Paese per donne è un paese in cui anche gli uomini possono vivere meglio. È necessario, per cambiare davvero questo Paese, per avere un futuro credibile e positivo per tutti, per superare la pesante crisi economica e sociale, rimettere al centro il valore del lavoro e la priorità del lavoro delle donne. L’occupazione femminile deve diventare la priorità dell’Italia. La sfida dell’innovazione, della modernità, della valorizzazione delle competenze per qualificare il cambiamento passa da qui! Questa è l’opzione per lo sviluppo sostenibile, per la crescita e l’equità e la giustizia sociale. Per una società e una democrazia duale, di donne e uomini, in ogni ambito della vita politica, culturale e nel lavoro. Che riscopra e attui i contenuti della Costituzione Italiana anche a questo fine, come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica in occasione dell’8 marzo.
Quella partecipazione ha consegnato alle promotrici una responsabilità enorme, importante. Si sono avviate nuove connessioni tra le donne nelle diverse realtà del Paese, tra associazioni che da anni elaborano e agiscono per questo cambiamento. Tra nuove associazioni, tra le giovani generazioni che hanno scoperto l’importanza dell’impegno e della partecipazione diretta. C’è il desiderio e la ricerca di una nuova dimensione collettiva dell’impegno, dello stare insieme. Il “noi” che sostituisce, con grande gioia, l’io solitario. E le donne di senonoraquando hanno reso visibile e possibile questo “noi”‘. Ogni realtà si è ritrovata dopo il 13 febbraio. Ha creato rete, dialogo, connessione. Ogni luogo ha avuto nuova linfa, forza, energia. Le parole delle donne hanno riacquistato un senso profondo, qualificato. Con il 13 febbraio si è rotta la solitudine delle “appartenenze” di molte realtà e di molte donne.
Nessuna appartenenza in cui ciascuna vive e opera è più sufficiente a contenere il desiderio di partecipare a cambiare questo Paese; per costruire un Paese per donne. Una nuova stagione del movimento delle donne italiane non solo è ora possibile, ma è la condizione e la speranza per un futuro migliore per tutti gli italiani. Per contribuire a questa speranza, abbiamo organizzato l’appuntamento di Siena del 9 e 10 luglio. Questa la nostra lettera: «Il 13 febbraio abbiamo riempito le piazze per difendere la nostra dignità di donne e riscattare l’immagine del Paese. La mobilitazione ha contribuito a portare tante donne al governo delle città e a risvegliare uno straordinario spirito civico. Ma sono solo i primi segnali. La fotografia dell’ultimo rapporto Istat ci conferma che l’immagine deformata delle donne, così presente nei media e nella pubblicità, è solo l’altra faccia della diffusa resistenza a fare spazio alla libertà femminile. I dati ci dicono che le donne italiane studiano, si professionalizzano, raggiungono livelli di eccellenza in molti campi. Ma sono donne, vogliono esserlo, e questo basta, nel nostro Paese, perché non entrino nel mercato del lavoro (il 50% è senza occupazione) o perdano il lavoro, spesso precario, se scelgono di diventare madri. Sembrava fino a ieri che dovessimo aver solo un po’ di pazienza, che la società italiana, forse più lentamente di altre, avrebbe accolto la libertà femminile. Ma così non è. Occorre prenderne atto. Vogliamo difendere noi stesse, il nostro presente e il nostro futuro perché una cosa è chiara: un Paese che deprime le donne è vecchio, senza vita, senza speranza. Mettiamo a punto le nostre idee. Rilanciamo, forti delle nostre diversità, un grande movimento», Vi aspettiamo a Siena. Un incontro per confrontarci, ascoltarci. Per scegliere insieme le nostre parole, i contenuti, le azioni. Per riconoscerci e costruire insieme la nostra forza. Per avere un Paese per donne e quindi per vincere.

Come partecipare
Sono già centinaia le adesioni. E tu che aspetti?
Centinaia di donne riunite, in rappresentanza degli oltre 120 comitati locali scaturiti dalla mobilitazione nazionale del 13 febbraio per parlare del futuro dell’Italia e del ruolo che le donne avranno. È lo scopo dell’incontro nazionale organizzato a Siena il 9 e 10 luglio. Sono già 730 partecipanti registrati fino a questo momento. Per chi non sarà a Siena, sarà possibile seguire l’evento sul web con una diretta streaming radio e tv, tramite il blog di Se non ora quando, la pagina Facebook e Twitter. Sul blog da oggi le indicazioni su come contribuire alla raccolta fondi per finanziare l’evento e altre indicazioni per partecipare.

L’Unità 03.07.11

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