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"Responsabili come chiede il Colle ma il governo accetti confronto", intervista a Dario Franceschini di Annalisa Cuzzocrea

Cambiare la filosofia della manovra, costringere a pagare chi non l`ha mai fatto e pensare – da subito – al dopo Berlusconi. A un governo che faccia recuperare prestigio al Paese, che si occupi delle regole e della crisi prima di aprire – con le elezioni del 2013 – una fase nuova. E` appena tornato dalle vacanze Dario Franceschini, ma il capogruppo del Pd alla Camera ha già bene in mente qual è la svolta che il suo partito deve contribuire a preparare. E non crede affatto a una vera frattura tra Bossi e Berlusconi.

Napolitano ha invitato tutto il mondo politico a superare lo spirito di parte per il bene del Paese. Cosa deve fare il Pd?
«Abbiamo sempre accolto gli appelli di Napolitano e ci siamo comportati nel modo più responsabile possibile. Abbiamo permesso la conversione di un decreto che non condividevamo in tre giorni. Stiamo affrontando in modo costruttivo la discussione sulla nuova manovra. Ma fare l`opposizione significa anche denunciare le cose che non vanno bene. Nel caso del primo decreto la maggioranza non ha accolto niente delle nostre proposte».

Teme che andrà così anche stavolta?
«Sono talmente dilaniati tra loro che dovranno accettare il confronto. C`è anche il tempo per farlo. Ma per noi deve mutare totalmente la filosofia che è alla base della manovra. Non bisogna colpire ancora una volta il lavoro dipendente, le pensioni. Bisogna far pagare chi non l`ha mai fatto».

Come?
«Lotta immediata all`evasione, con la tracciabilità dei pagamenti sopra un importo molto basso, poche centinaia di euro. Così si colpiscono gran parte delle piccole transazioni in nero che avvengono quotidianamente e le entrate sono immediate. Poi, se c`è qualcuno a cui chiedere, sono quei grandi evasori che hanno portato i capitali all`estero e li hanno fatti rientrare con lo scudo pagando solo il 5%. Non è vero che non li si può tassare. Infine, una tassa sui grandi patrimoni immobiliari e vere liberalizzazioni».

Si apre intanto uno scontro tra Berlusconi e Bossi. Cosa ne pensa?
«Che è un gioco delle parti che abbiamo già visto cinquanta volte».

Napolitano ha rimproverato l`opposizione per essere stata troppo antiberlusconiana. Avete sottovalutato i pericoli di una contrapposizione così aspra?
«E’ vero che da anni la politica italiana è concentrata in uno schema a favore o contro Berlusconi, però è inevitabile. Nel calendario di settembre di Camera e Senato, manovra a parte, le uniche leggi in discussione sono la riforma delle intercettazioni e il processo lungo».

Serve subito un passo indietro?
«La domanda è: quanti miliardi costa Berlusconi al Paese? Ormai è chiaro che i mercati guardano alla credibilità degli Stati, alla stabilità dei governi, alla fiducia di cui le persone godono sul piano internazionale. Quanto dello spread tra i nostri titoli e il bund tedesco dipende dal fatto che c`è lui lì, con una maggioranza agonizzante? Se al posto di Berlusconi arrivasse una personalità con grande credibilità internazionale che – con una maggioranza molto ampia facesse la legge elettorale, dimezzasse i parlamentari e affrontasse le emergenze economiche, questo solo cambiamento equivarrebbe a due manovre finanziarie».

Il Pd non fa proposte liberali, dice Montezemolo.
«Forse era distratto su qualche yacht. Se vuole scendere in campo deve decidere da che parte stare. Nel mondo, è con i progressisti o coni conservatori? Se all`estero un imprenditore entra in politica sceglie uno schieramento, non pensa di crearne uno tutto suo».

da La Repubblica