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"A Brancher 160 milioni di euro", di Paolo Biondani

Avete presente l’ex ministro di Berlusconi appena condannato in via definitiva a due anni? Bene: il governo lo ha nominato presidente con pieni poteri di un nuovo ricchissimo ente. Così l’esecutivo italiano ha un nuovo record: è l’unico al mondo che in tempi di sacrifici e di tagli affida una valanga di denaro a un pregiudicato. Per distribuire preziosi pacchi di soldi pubblici mentre l’Italia rischia la bancarotta, cosa c’è di meglio di un bel comitato politico, presieduto da un onorevole marchiato dalla giustizia come ladrone? Spesso in Italia, come insegnava Ennio Flaiano, la situazione è grave, ma non seria: a riconfermarlo è un atto del governo che affida un tesoretto di 160 milioni di euro a un nuovo ente presieduto e diretto da Aldo Brancher. Sì, proprio lui, il deputato berlusconiano fresco di condanna definitiva per i reati di ricettazione e appropriazione indebita.

Il neonato ente parastatale si chiama “Odi” (“Organismo di indirizzo”) ed è stato istituito il 14 gennaio 2011 con un apposito decreto firmato nientemeno che da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Richiamandosi a un codicillo semi-nascosto nella legge finanziaria 2010 (“articolo 2, comma 107, lettera h”), il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia autorizzano la spartizione di 160 milioni tondi entro la fine di quest’anno. I soldi sono destinati ai soli comuni veneti e lombardi delle fasce di confine con Trento e Bolzano. L’idea era stata lanciata già nel 2008 per frenare la mini-secessione dei centri di montagna, che progettavano di abbandonare le regioni padane per entrare nelle ricche province a statuto speciale. Allora però era previsto uno stanziamento di soli 20 milioni. Adesso il fondo è quadruplicato: 80 milioni all’anno. E la prima spartizione riguarda il biennio 2010-2011, per cui la cifra in gioco raddoppia. Il nuovo ente ha pieni poteri sulla distribuzione dei soldi. Mentre i costi sono a carico delle due province autonome, che non sono amministrate dal centrodestra. Oltre a nominare gli otto componenti dell’Odi (quattro per il governo, quattro per gli enti locali), è lo stesso decreto Berlusconi-Tremonti a regalare a Brancher la poltronissima di “presidente, in rappresentanza del ministero dell’Economia, per i prossimi cinque anni”.

L’atto governativo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 22 marzo, è entrato in vigore d’urgenza la mattina successiva. Appena tre settimane prima, l’onorevole ex dirigente Fininvest si era visto confermare dalla Corte d’appello la condanna a due anni di reclusione, graziati dall’indulto, con l’accusa di aver intascato fondi neri per 827 mila euro. In parte attraverso contratti di comodo intestati a sua moglie Luana; in parte ritirati di persona, in contanti, in luoghi indimenticabili come il parcheggio dell’autogrill di San Giuliano Milanese. Soldi sporchi, perché sottratti alle casse di una banca, la Popolare di Lodi, tra il 2001 e il 2005, quando a guidarla era Gianpiero Fiorani, che dopo l’arresto confessò anche quelle mazzette versate “in cambio dell’appoggio del politico”. In luglio la Cassazione ha riconfermato la colpevolezza del deputato, denunciando pure un suo tentativo di far saltare l’udienza finale, inventandosi un domicilio fittizio, nella speranza di salvarsi con la prescrizione, come era riuscito a fare già due volte, ai tempi di Tangentopoli. Tra un processo e l’altro, nel 2001 Brancher è diventato parlamentare, sottosegretario del premier Berlusconi e nel 2010 ministro per 17 giorni, giusto il tempo di avvalersi della legge sul legittimo impedimento, poi dichiarata incostituzionale. Ora è un onorevole pregiudicato. Per reati che dovrebbero sconsigliare di affidargli denaro pubblico: tecnicamente l’appropriazione indebita equivale a un furto aggravato, mentre l’accusa di ricettazione colpisce chi incassa un bottino rubato da altri ladri.

CORSA ALL’ORO
Nonostante questi precedenti penali e nuove accuse recentissime (caso Di Lernia), il decreto Berlusconi-Tremonti ha nominato Brancher presidente non solo dell’Odi, cioè dell’organismo che “fissa gli indirizzi” per distribuire i soldi ai Comuni, ma anche della “Commissione di approvazione dei progetti” (in sigla “Cap”), che valuta concretamente quali giunte beneficiare e con quanto denaro. La “Cap” ha solo quattro membri, per metà scelti a rotazione, ma in modo che il centrodestra abbia sempre una maggioranza di tre a uno. Della cabina di regia fanno parte almeno altri due amici di Brancher. L’immedesimazione tra il nuovo ente e l’onorevole condannato è tanto forte che decine di sindaci veneti e lombardi parlano direttamente di “fondo Brancher”, come se i 160 milioni da distribuire fossero suoi. E in tempi di crisi sempre più nera e tagli rovinosi per i Comuni, il tesoretto dell’Odi sta scatenando scene da assalto alla diligenza. Il termine per presentare i progetti di “sviluppo dei territori” scadeva il 30 giugno. Con buona pace delle promesse di evitare una pioggia clientelare di micro-finanziamenti, nella sede dell’Odi risultano “pervenute” almeno 179 buste chiuse, ognuna delle quali può contenere più progetti: 68 da Belluno, 60 da Brescia, 33 da Vicenza, altre 18 da Verona e Sondrio. I dati sono ufficiosi, perché l’Odi per ora non pubblicizza neanche i progetti in gara. Le domande, secondo le prime indiscrezioni, sono le più disparate: centraline energetiche, piste ciclabili, sistemazioni dei sentieri, funivie, strutture turistiche, incentivi all’agricoltura, opere idrauliche… Nel timore di perdere il treno targato Brancher, decine di piccoli comuni, anziché spedire le richieste per raccomandata o per e-mail certificata, hanno preferito la consegna a mano: camion e furgoni stipati di documenti che scendono dalle montagne strombazzando il clacson per arrivare in tempo a Verona, in Lungadige Capuleti 11, negli uffici che ospitano l’Odi e i suoi 15 dipendenti in prestito dal ministero dell’Economia.

L’Espresso 26.08.11