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E al Senato scoppia la rissa Lega insulta Schifani e Monti "Vergogna, pagliaccio", di Francesco Bei

Il capo del governo assiste terreo. Poi risponde “Scusate, valorizzo il Parlamento”. Il presidente del Senato sospende la seduta. Censura per il lumbard Montani. È la prova del fuoco di Mario Monti, la prima mischia d´aula dopo gli unanimismi delle prime settimane. A scatenare il circo è la Lega, con personaggi che fino a ieri erano ministri, come Roberto Calderoli, oppure la vicepresidente del Senato Rosy Mauro, e oggi giocano ad acchiapparella con i commessi, inalberando cartelli contro le tasse. «Vergogna», «Buuu», «Vattene». E il professore come reagisce? Resta zitto finché non smettono, a parlare per lui è la faccia. Terrea, come quella dei ministri Terzi e Moavero che gli siedono accanto. Volti che esprimono sconcerto e una distanza umana siderale rispetto a chi gli sta di fronte e urla.
I leghisti non demordono, insultano: «Sei un maggiordomo». Tanto che Schifani, duramente contestato, è costretto a sospendere la seduta: «Basta, è una pagliacciata!». Alla ripresa, quando il leghista Enrico Montani si guadagna una censura (ha dato del «buffone» a Schifani) e finalmente il presidente riesce a placare i padani, Monti riprende gelido e affonda il coltello senza pietà. Uno, mi avete chiamato voi: «E scusatemi se valorizzo il Parlamento». Due, siamo i primi a batterci in Europa, voi avete soltanto parlato: «È facile scagliarsi a casa nostra contro la supremazia di certi paesi, altra cosa è fare un lavoro pedagogico in Europa per convincere. Un lavoro che, in passato, non è stato nemmeno tentato». Tre, volete meno tasse? «Uno dei modi per arrivare non dico al “basta tasse” ma a “meno tasse” su chi produce e sulle famiglie è anche quello di avere una fiscalità europea estesa anche alla finanza». E mentre «il precedente governo aveva tenuto una posizione contraria alla Tobin tax, noi abbiamo segnalato che l´Italia è pronta a riconsiderare questa soluzione». Sempre chirurgicamente spietato per gli errori di chi l´ha preceduto. Specie per quanto riguarda l´Europa, dove Berlusconi viveva nell´isolamento totale e invece Monti si compiace del fatto che all´Italia adesso «è stato offerto di occupare un posto accanto alla Francia e alla Germania». Grazie a me, è ancora il sottotesto, siamo seduti nella sala comandi dell´Ue, con Berlusconi eravate sul predellino. Inoltre, confiderà Monti a un amico, «gli elettori del Nord in maggioranza sono con noi». Non stanno con Bossi.
Che fosse questo il nuovo “mood” di palazzo Chigi ne avevano avuto chiara percezione la notte precedente i deputati delle commissioni Bilancio e Finanze, sculacciati da Monti alla minima protesta. Come quando qualcuno si era azzardato a far notare che, per fare una manovra del genere, forse bastava la fantasia dei politici. «Non occorrevano i professori? Ma allora perché non le avete fatte voi queste cose?» Il sistema politico, ricorda, «era incartato in un bipolarismo ad alto conflitto: eravate paralizzati, sennò non saremmo arrivati noi». Un´analisi spietata sull´inadeguatezza della classe politica. Le liberalizzazioni? «Ho sentito considerazioni sulle insufficienti liberalizzazioni, fatte da noi in due settimane, espresse da una parte politica che è stata in maggioranza negli ultimi tre anni». Come a dire: voi dove eravate? «Io spero che torni presto il tempo in cui non avrete bisogno dei professori o dei tecnici perché sappiate voi eletti guardare abbastanza lontano per fare le cose che servono». «A noi – conclude pensando al falso ottimismo di chi c´era prima – è toccato parlare il linguaggio della verità». Né Monti accetta di essere considerato l´agente al servizio dello straniero. Perché «se l´Italia, negli ultimi tempi, ha perso qualche quota di troppo di sovranità è solo perché si è messa in una posizione di debolezza rispetto agli altri paesi: io non sarei stato lieto, fossi stato al governo, nel vedere Sarkozy e Merkel o la Bce che ci indicavano cosa fare».
Capita l´antifona, le reazioni sono altrettanto fredde. Non solo quelle del Carroccio. Che annuncia anche di disertare i lavori del Copasir «finché non saranno ripristinate le regole della democrazia». Anche Fabrizio Cicchitto nota il «tono altezzoso» e il «sarcasmo» del premier. E Gasparri ironizza sulla «imperizia di alcuni ministri che vedo spesso in affanno». La luna di miele con i partiti è già tramontata?

La Repubblica 15.12.11

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VERGOGNA IN CAMICIA VERDE di Pietro Spataro

La coerenza non è la virtù dei demagoghi, si sa. Ma la spirale perversa in cui si è avvitata la Lega non è solo un problema di coerenza ma una questione democratica. Gli anni al governo, fedeli al Cavaliere, avevano costretto i leghisti a indossare vestiti più consoni alle stanze ministeriali che ai prati di Pontida. Rotta l’alleanza, tornati all’opposizione e preoccupati di recuperare un consenso eroso, gli uomini di Bossi hanno ripresoi riti del passato, con un carico ulteriore di aggressività. Quel che è successo al Senato ne è la dimostrazione. Vedere, tra gli altri esagitati, due ex ministri contestare Monti con cartelli contro le tasse e contro la «manovra di rapina» è un
pessimo segno. Non è accettabile che ciò accada in un’aula parlamentare. E non è accettabile che voglia passare per paladino della giustizia sociale chi per otto anni è stato in un governo che ci ha ridotto così e ci ha costretto a una manovra dura: è una vergogna. Al Nord questa cosa la sanno bene. Bossi è ormai il malconcio comandante di un esercito di sbandati. Bisogna che venga fermato prima che sia troppo tardi. C’è ancora qualcuno in via Bellerio disposto a rinunciare ai sacri riti del Po e a impedire questa deriva pericolosa?

L’Unità 15.12.11