attualità, cultura, politica italiana

La rabbia di Berlusconi " Nuove regole per colpirmi", di Goffredo De Marchis

Adesso Berlusconi è disperato. Più di Monti. «Questa sì che è una legge ad personam, una ritorsione contro di me. Voglio vedere come si attirano gli investimenti stranieri in uno Stato che cambia le regole in corsa». Furibondo, il Cavaliere si sente messo all´angolo sulla materia che gli preme davvero: Mediaset, quindi il patrimonio. Ma da venerdì ha perso la golden share sul governo proprio nella sfera degli interessi personali. Il voto degli ordini del giorno contro il beauty contest che regalava le frequenze del digitale a Cologno Monzese, Rai e Telecom, ha dimostrato che esiste un´altra maggioranza: Pd, Idv, Lega e Udc.
Non servono i voti del Pdl per cambiare gli equilibri nel mercato televisivo. E le dichiarazioni di Corrado Passera fanno capire che l´esecutivo si prepara a lavorare con questi nuovi numeri per organizzare un´asta.
La principale vittima di una vera competizione per le frequenze, dicono a Palazzo Grazioli, è Mediaset. La Rai infatti non parteciperà all´asta. Troppo negativi i conti di Viale Mazzini. Semmai la tv pubblica ha canali in eccesso, una struttura composta da 11 canali tematici e 3 generalisti che appare sovradimensionata. Prima di comprare potrebbe decidere di vendere. «Siamo entrati nel beauty contest non per una ragione strategica, ma perché c´erano tutti i nostri competitori», spiega Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai con delega all´intrattenimento ma fino a pochi mesi fa responsabile del digitale. Di fronte a un´offerta gratuita la Rai non poteva tirarsi indietro. Ma sembra difficile che possa partecipare a una gara investendo risorse che non ha. Telecom può rinunciare perché il suo core business è la telefonia. A questo punto anche Mediaset sembra destinata al passo indietro. I suoi bilanci non permettono voli pindarici, la partecipazione a gare reali non fittizie. Con le frequenze gratis invece l´azienda di Berlusconi avrebbe avuto i vantaggi maggiori.
Sfuma infatti la possibilità, con un colpo solo, di bloccare l´ingresso di altri concorrenti, di sviluppare l´alta definizione con il multiplex di frequenze e soprattutto di avere in regalo un valore che tra cinque anni, un tempo breve per una grande azienda, si può rivendere a prezzi di mercato. È un salasso per il Cavaliere. Paolo Romani, l´ex ministro dello Sviluppo economico che aveva costruito il beauty contest, fa trapelare l´aria che tira ad Arcore. «Sono sconcertato per la parole di Passera – dice -. Come si fa a parlare di procedura intollerabile? Il governo fa un´analisi superficiale della situazione. E si ricordi che è sostenuto da un partito che ha un´idea precisa sul tema». Minacce? Maurizio Gasparri pronostica il fallimento dell´esecutivo: «Monti pensa di fare cassa con le frequenze? Auguri. Sarà sommerso dai ricorsi, che bloccheranno tutto per anni». Sicuramente, farà ricorso Mediaset cercando di mettere i bastoni fra le ruote dell´asta.
Se Berlusconi pensava di aver ottenuto garanzie per le sue aziende, adesso si deve ricredere. «Ma non servono garanzie – insiste Gasparri -. Si sono infilati in un ginepraio da cui non usciranno mai. E lo sanno». Sono questi gli umori della pancia berlusconiana, il loro modo per esprimere l´ira dell´ex premier. «Grande soddisfazione», esulta invece Paolo Gentiloni del Pd, uno dei firmatari degli ordini del giorno alla Camera: «Ora il mercato si apre a una vera competizione e il governo recupera piena autonomia sulle frequenze». Non è detto che tutti i sei multiplex vengano assegnati nel tradizionale campo televisivo. La tv classica è in crisi, il gettito potrebbe essere davvero minimo. Ma le frequenze possono essere utilizzate anche dalla televisione per telefonino e da Internet, settori in crescita. Allora il recupero di miliardi di euro è possibile.
Romani spera che il governo ci ripensi, che si conceda una pausa di riflessione. «Non credo che il ministro abbia approfondito bene l´argomento», dice. «In altri Paesi dell´Occidente le frequenze sono state assegnate gratuitamente», insiste Gasparri preannunciando battaglia. Ma è una certa concezione del mercato tv che viene messa in discussione dalla scelta di Passera. Potrebbe esserci un dopo Berlusconi anche nel mondo dell´impresa, non solo in politica. È la fine di un´epoca, la prima incrinatura del conflitto d´interessi. Per questo il Cavaliere è furioso. E un pò disperato.

La Repubblica 19.12.11

******

“Il ministro vuole una pausa di un anno e coinvolgere gli operatori telefonici”, di Giovanni Pons

Rai e Mediaset compensate con la trasformazione di spazi di telefonia in televisivi. Corrado Passera si accinge a mettere le mani nell´intricata materia televisiva. Da quel che si è potuto apprendere, a breve proporrà al governo uno stop all´attuale procedura di “Beauty Contest”, cioè quella che era stata impostata dal suo predecessore Paolo Romani. Una prima mossa volta a prendere un pò di tempo e capire come valorizzare al meglio una risorsa scarsa come le frequenze Tv senza regalare niente a nessuno. In ogni caso Passera si sta formando un´idea che va in qualche modo controcorrente al pensiero dominante, come è anche un pò nella sua natura. Secondo questa sua idea, infatti, non ha molto senso destinare altre frequenze al mercato televisivo, già sufficientemente affollato, ma sarebbe più interessante riconvertirle e assegnarle magari tra un anno agli operatori telefonici che stanno conoscendo un forte sviluppo della tecnologia in mobilità bisognosa di frequenze. Tra l´altro i “nuovi entranti” televisivi, se ve ne sono effettivamente, non sembra possano investire cifre grandiose, mentre è dimostrato che gli operatori telefonici possono mettere sul piatto ingenti risorse. «Dovremo trovare il modo giusto per usare al meglio queste cose che non è detto possano essere solo frequenze televisive ma potrebbero anche essere nuove tecnologie», ha detto ieri sera il ministro dello Sviluppo.
E dunque Passera, se il governo Monti lo seguirà, si accinge a uscire dall´impasse e dalle polemiche che hanno dominato la scena negli ultimi giorni, con un percorso che se portato a termine potrebbe accontentare tutti. Il primo passaggio, come detto, è lo stop all´attuale Beauty Contest che favoriva Berlusconi con un ripensamento dell´intera materia in modo da privilegiare lo sviluppo delle nuove tecnologie. I passaggi successivi, secondo alcuni esperti del settore, potrebbero essere i seguenti. Dare la possibilità sia a Rai sia a Mediaset di trasformare le proprie frequenze Dvb-h (quelle destinate alla telefonia mobile) in Dvb-t (televisive) sulla scia di ciò che il precedente governo si era già impegnato a fare per i cinesi di H3g, i quali hanno già appostato a bilancio il valore della frequenza trasformata. Con questa possibilità Rai e Mediaset arriverebbero così al tetto dei 5 multiplex a testa (ne hanno già quattro e ognuno dà diritto a trasmettere sei canali in digitale) e verrebbero così escluse da nuove aggiudicazioni. Quindi il ministero potrebbe fissare un prezzo di base d´asta minimo per eventuali nuovi entranti nel settore televisivo a cui assegnare quelle frequenze che oggi vengono congelate. In questo modo si verrebbe incontro alle richieste degli operatori più piccoli che desiderano entrare nel mercato del digitale in nome del pluralismo dell´informazione. Con questo passaggio, forse, si riuscirebbe anche a sanare la procedura d´infrazione con la Ue che era stata aperta nel lontano 2004 al momento del varo della Legge Gasparri che, nel passaggio dal sistema analogico a quello digitale, aveva favorito eccessivamente gli operatori “incumbent” rispetto ai nuovi entranti. Infine se queste frequenze non venissero assegnate in toto o perché non vi sono nuovi entranti o perché quelli che si presentano pagano troppo poco, le stesse potrebbero essere riconvertite per essere vendute in un momento successivo, tramite asta, agli operatori telefonici.
Certo, il sentiero è stretto e la materia scivolosa, Passera lo sa bene. Se da una parte la rinuncia al Beauty Contest fa contenti coloro che si sono sempre opposti a un nuovo regalo per le televisioni dell´ex presidente del Consiglio, dall´altro la trasformazione del Dvb-h in Dvb-t avrebbe comunque l´effetto di accrescere la capacità trasmissiva degli operatori più forti presenti sul mercato. E poi bisognerà vedere a quale livello sarà posta l´asticella per l´accesso alle frequenze dei nuovi entranti: Sandro Parenzo e Michele Santoro si sono detti disponibili a partecipare, e così potrebbero farlo altri gruppi stranieri diversi da Sky, ma è chiaro che l´impiego di risorse in un mercato già molto concentrato come quello televisivo rischia di essere antieconomico. Lo dimostra il caso di Dhalia Tv, liquidata con forti perdite perchè stritolata dalla dura concorrenza tra Mediaset e Sky.

La Repubblica 19.12.11