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"Dimezzato il decreto Profumo", di Mariagrazia Gerina"

Misure urgenti solo per far ripartire i concorsi universitari . Sul merito il governo pensa a un disegno di legge che riapra il confronto dentro e fuori il Parlamento. Indignato: «Non meritiamo il decreto Profumo». O anche, altrimenti propositivo: «Ce lo meritiamo tutti: il diritto allo studio». Gli studenti gli slogan per scendere in piazza li hanno già preparati. L’idea che il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo intenda promuovere «lo studente dell’anno» o la carta «IoMerito» ha subito acceso la loro fantasia. Il punto è se e quando l’oggetto delle loro annunciate contestazioni approderà a Palazzo Chigi. E come. Il Consiglio dei ministri che si sarebbe dovuto tenere oggi è stato anticipato a ieri sera. Ma di misure per promuovere il «merito» nella scuola, nell’università e nella ricerca non si è discusso. Il gran giorno è ancora una volta rinviato. Potrebbe essere venerdì. Forse. Il fatto è che, nel frattempo, quella che da alcuni era già stata battezzata «riforma Profumo» di ora in ora assomiglia sempre più a un rebus di difficile soluzione. La via d’uscita potrebbe essere «spacchettare» quanto era già pronto per essere infiocchettato in un unico decreto. Da una parte, dunque, su un binario più rapido, le misure davvero «urgenti». Quelle che riguardano l’università: ovvero, le norme per far ripartire i concorsi e bandire l’abilitazione nazionale. Misure assai concrete per sbloccare gli ingranaggi ancora fermi a un anno e mezzo dall’approvazione della riforma Gelmini. Dall’altra parte, invece, il cuore «ideologico» del pacchetto preparato a viale Trastevere. Ovvero le misure studiate per promuovere il merito. E dunque, appunto, lo studente dell’anno, le olimpiadi di matematica e di filosofia, la carta di credito «IoMerito», i fondi alle scuole più meritevoli. Ecco, questa parte del provvedimento preparato a viale Trastevere potrebbe essere sospinta su un altro binario. Quello di un disegno di legge, più aperto ad eventuali modifiche e a far nascere un dibattito dentro e fuori il parlamento. Come chiede anche la Flc Cgil che suggerisce al ministro di «aprire una discussione, senza forzature di sorta». Gli estremi del dibattito sono già fissati. Da una parte, il governo dice: merito. Dall’altra la Cgil invoca: non c’è merito senza equità. E respinge «l’idea che la sfida che abbiamo davanti come paese la si vince attraverso una mera competizione individuale». Così scrive il segretario della Flc Cgil Domenico Pantaleo, rispondendo alla lettera che Profumo aveva inviato l’altro ieri ai sindacati. Inclusività e valorizzazione delle capacità individuali devono stare insieme, ribadisce il sindacato della scuola e dell’università. E se il ministro promette premi agli studenti che si impegneranno di più, le organizzazioni studentesche (oltre che i sindacati) rispondono invocando: «Più investimenti sul diritto allo studio ». Il provvedimento che hanno letto sui giornali – chiosano in un comunicato gli studenti della Rete della conoscenza – «è profondamente ideologico e privo di contenuti reali». E chiedono una «netta inversione di tendenza». Il Pd , in realtà, ha già preparato una proposta per aumentare le borse di studio e aggiungere dei prestiti d’onore, a costo zero per le casse dello Stato. Apprezzata ma non ancora raccolta dal ministro. Mentre il dibattito sul merito proseuge, però – questa sembra l’intenzione del governo – le norme tecniche per far partire l’abilitazione nazionale e i concorsi potrebbero da subito essere approvate sotto forma di decreto legge. Forse già venerdì prossimo. Il condizionale è d’obbligo. Perché anche su come far ripartire i concorsi universitari l’accordo è tutt’altro che scontato. Ripristinata l’abilitazione nazionale, che stava particolarmente a cuore all’ex ministro Gelmini e al Pdl, resta da capire come verrà bandita e come verranno gestiti poi i concorsi per i candidati. L’idea che sta prendendo corpo in queste ore a viale Trastevere è far coincidere il più possibile il momento della verifica per l’abilitazione che spetterà alle varie commissioni nazionali divise per ambiti disciplinari e la fase dei concorsi veri e propri, che dovrebbero essere gestiti dalle stesse commissioni. Soluzione che richiama molto da vicino l’idea di ritornare al concorso nazionale. E che troverebbe contrario il Pd. Il confronto, per ora, è ancora aperto. Ma i tempi sono stretti. Tanto più se il governo resterà fermo nel proposito di procedere almeno su questo punto per decreto, già venerdì prossimo.

l’Unità 06.06.12