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Sul sistema nazionale di istruzione pubblica

Intervento in aula dell’On. Ghizzoni per le dichiarazioni di voto su mozioni in materia di scuole paritarie.

Signor Presidente, come Partito Democratico, riteniamo che non si possa affrontare il tema delle scuole paritarie senza fare riferimento alla politica scolastica attuata dal Governo Berlusconi in questo primo anno di legislatura e, in particolare, alla volontà di penalizzare il sistema nazionale di istruzione pubblica, mediante il depauperamento delle risorse finanziarie ed umane, attuato già con la famigerata manovra estiva, che ha sottratto 7 miliardi 800 milioni alle istituzioni scolastiche nel prossimo triennio.
È una scelta draconiana, rafforzata dalle ulteriori riduzioni dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico delle scuole, previste dalla legge finanziaria del 2009. Solo una massiccia dose di ipocrisia può spacciare tutto questo come un intervento di razionalizzazione. Le vostre scelte minano le basi dell’istruzione pubblica e, cosa ancora più grave, sono il primo passo per ridisegnare il profilo della società italiana, cancellandone i contorni ispirati ai principi costituzionali di libertà, solidarietà, equità ed uguaglianza, che proprio nella scuola pubblica, seppur faticosamente e lentamente, hanno trovato una concreta applicazione. Senza retorica ed osservando gli esiti del sistema nel suo complesso, possiamo affermare che la scuola italiana, pur fra mille problemi, è una scuola di buona qualità per tutti, indipendentemente dal censo, che ha sperimentato modelli didattici attenti tanto ai livelli quanto ai tempi dell’apprendimento, realmente inclusiva – basti pensare ai ragazzi in condizione di handicap – partecipata e aperta all’apporto educativo e culturale delle sue diverse componenti.
Conosciamo certo le zone d’ombra, le incertezze, l’esistenza di alcuni sprechi e le inefficienze. È una scuola che va cambiata e migliorata, tuttavia la scuola italiana, come si è configurata degli ultimi decenni, è una buona scuola, in grado di formare cittadini e di offrire loro opportunità di crescita, di generare senso di comunità e coesione sociale, nella quale l’eccellenza non è episodica.
Altri colleghi hanno parlato di emergenza educativa. Non vogliamo sottrarci a questo dibattito, ma prima occorre allontanare ogni approccio ideologico o peggio propagandistico, come è accaduto, per esempio, in occasione dell’introduzione del voto in condotta. Ciò di cui si sente realmente l’esigenza in ogni scuola è siglare un patto di corresponsabilità tra i soggetti coinvolti, famiglie, docenti e studenti, per condividere il progetto educativo e i contenuti del piano dell’offerta formativa. Per affrontare con rigore i problemi e le contraddizioni della società contemporanea, di cui il bullismo è testimonianza, occorre condividere, oltre agli obiettivi formativi, anche i valori e le regole fondamentali, incluse quelle disciplinari, per perseguire e praticare esperienze capaci di ridare senso alla vita individuale e collettiva degli studenti e promuovere una loro crescita equilibrata.
È questa la scuola che i vostri tagli stanno compromettendo, già a partire dal prossimo anno. Pertanto, la nostra mozione pone, come primo impegno, il ripristino delle somme decurtate, per continuare a garantire il buon funzionamento delle istituzioni scolastiche e la crescita della loro attività didattica, di istruzione, educativa, formativa e di ricerca. Il sistema della scuola pubblica, cui faccio riferimento, è il sistema integrato, sancito dalla legge n. 62 del 2000 e ispirato al principio di sussidiarietà. Esso è costituito dalle scuole statali, dalle scuole paritarie private e dagli enti locali. Noi riteniamo che occorra garantire a tutti gli alunni pari opportunità di studio. All’esercizio di tale diritto assolve la legge n. 62 del 2000, con la previsione di una scuola pubblica, sia essa statale o paritaria, che garantisce il libero accesso a tutti, che assicura il pluralismo degli orientamenti culturali, nonché la libertà di insegnamento.
È nei confronti di questo sistema che si è abbattuta la scure del Governo Berlusconi. In particolare, per le scuole paritarie e degli enti locali la decurtazione dei fondi è stata assai sensibile, come già era avvenuto nel corso della XIV legislatura, quando vennero tagliati 155 milioni annui, poi reintegrati dal successivo Governo Prodi per garantire il diritto allo studio e l’obbligo di istruzione.
Vale quindi la pena di ricordare che con la legge finanziaria per il 2009 sono state apportate alla scuole paritarie e degli enti locali riduzioni di risorse per circa 34 milioni di euro, ripristinati quasi completamente solo in questi ultimi giorni, così com’è il caso di rammentare che non sono stati ancora erogati 40 milioni di euro dovuti quali residui dei quattro dodicesimi del fondo previsto nel bilancio 2008 dal Governo Prodi.
È facile comprendere che tali decisioni determineranno l’incremento delle spese per le famiglie che scelgono queste scuole, scelta spesso obbligatoria in quei territori dove essa rappresenta l’unico presidio di educazione pubblica, come frequentemente accade per la scuola dell’infanzia.
Il diritto all’istruzione per centinaia di migliaia di bambini da tre a sei anni è garantito, infatti, dalle scuole dell’infanzia paritarie private e comunali. Di fronte alla domanda pressante delle famiglie e a una rete insufficiente, quando non assente, di scuole statali, moltissime amministrazioni locali e molte istituzioni private, confessionali e non, hanno attivato scuole dell’infanzia che esprimono punte di vera eccellenza nell’offerta educativa.
La riduzione delle risorse destinate alle scuole paritarie e degli enti locali significa, quindi, mettere a rischio il diritto all’istruzione per questi bambini.
A fronte di questi dati oggettivi, appare davvero demagogica la mozione presentata dalla maggioranza, che, nonostante le petizioni di principio, mai, e dico mai, ha fatto mancare il proprio convinto appoggio al Governo nell’approvazione di norme che hanno considerato il sistema scolastico, incluso quello delle scuole paritarie, un capitolo di spesa da decurtare.
Il Governo si impegni, pertanto, a ripristinare le risorse per le scuole paritarie e degli enti locali già varate dal Parlamento nella precedente legislatura, comprese quelle destinate al diritto allo studio in tutte le sue articolazioni, al contrasto della dispersione scolastica e quelle indirizzate alle sezioni primavera, un qualificato progetto educativo per la prima infanzia che soddisfa una precisa istanza sociale a vantaggio della conciliazione dei tempi di vita e del lavoro femminile.
Per salvaguardare la funzione sociale della scuola chiediamo che tali risorse siano destinate prioritariamente alle istituzioni che erogano il servizio senza fini di lucro. Riteniamo, inoltre, si debba proseguire sulla strada già tracciata dal Governo Prodi per la piena attuazione della legge n. 62 del 2000, con l’impegno, da un lato, a dare certezza delle risorse e dei tempi di erogazione, e, dall’altro, di valutare il servizio offerto dalle scuole paritarie.
Questa è la motivazione che ha ispirato, ad esempio, l’istituzione dell’anagrafe delle scuole paritarie. Il passo successivo, per il quale chiediamo al Governo un impegno preciso, è avviare una puntuale indagine ispettiva e un costante monitoraggio della corrispondenza delle scuole paritarie ai requisiti di qualità ed efficienza espressi dalla legge n. 62 del 2000, al fine di individuare i cosiddetti diplomifici, quegli istituti che non offrono un progetto educativo di qualità e adeguato agli ordinamenti e che violano nei contratti individuali di lavoro il contratto collettivo nazionale.
Da diversi mesi abbiamo interrogato il Governo sul problema dei «diplomifici» e ancora, purtroppo, attendiamo una risposta. Questo tempo trascorso invano non depone certo a favore delle reali intenzioni del Governo ad intervenire su tali situazioni illecite, responsabili di screditare l’intero sistema a danno degli alunni, delle famiglie e dei docenti.
Infine, chiediamo l’impegno a non praticare l’ipotesi della quota capitaria, evocata in altre mozioni, non solo per la ragione che l’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale ci impone di pensare piuttosto alla migliore definizione possibile dei livelli essenziali delle prestazioni, ma soprattutto perché essa non contribuisce a realizzare un vero sistema di pari opportunità o, per dirla con le parole dell’articolo 3 della Costituzione, non rimuove gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.
La quota capitaria, infatti, assegna le stesse risorse a studenti che si trovano in condizioni sociali ed economiche molto diverse, e quindi vincola la libertà di scelta della famiglia alla disponibilità del proprio censo.
In altre parole, la quota capitaria è strumento non equo, che, per citare ancora la Costituzione, non contribuisce al pieno sviluppo della persona umana.
Contribuire allo sviluppo della persona umana, dare uguali opportunità, rispettare il valore dell’uguaglianza sono i compiti più importanti del Sistema Nazionale di Istruzione. Il futuro del nostro Paese sta nella qualità umana e culturale dei bambini, dei giovani e dei ragazzi: sta a noi porci all’altezza di tale obiettivo; per questo motivo – ho concluso – ci saremmo aspettati un parere favorevole alla nostra mozione, soprattutto alla luce del giudizio positivo espresso sul dispositivo dell’Italia dei Valori, del quale condividiamo filosofia e spirito. Ma la differenza è che noi chiediamo un impegno concreto, non ci accontentiamo delle parole: chiediamo risorse per la scuola pubblica, statale e paritaria.

La mozione non è stata accolta.