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La dieta di Veltroni per i partiti “Meno soldi pubblici, più dai privati”

ROMA – Incentivare il finanziamento privato, trasparente e defiscalizzato, sul modello americano.

Tagliare invece i rimborsi elettorali, pubblici e a pioggia, che hanno ormai raggiunto la cifra monstre (solo per il Parlamento) di 425 milioni di euro spalmati su cinque anni. Walter Veltroni ha in mente l´affondo sui costi della politica, è pronto a “sparare” questa cartuccia nell´ultimo mese di campagna elettorale.

Non è un mistero per nessuno, neanche per il candidato premier del Pd, che dentro il 34,5 per cento di indecisi segnalato ieri dal sondaggio di Ilvo Diamanti, c´è una fetta consistente di “iscritti” all´antipolitica, anche in ragione delle incredibili spese per i partiti.

Il segretario del Pd ha commissionato a un gruppo di lavoro coordinato dal costituzionalista Stefano Ceccanti, dal braccio destro e candidato alle elezioni Walter Verini e dal ghost writer Claudio Novelli, uno studio scientifico sul gigantesco budget della politica, sugli sprechi e sui tagli che si possono fare.

Il progetto non è ancora concluso, ma sulla base dei dati ufficiali gli esperti veltroniani hanno calcolato che il finanziamento diretto ai partiti e ai loro rappresentanti costa ai contribuenti 900 milioni, di cui il grosso sono i rimborsi elettorali.

Le proposte di Veltroni puntano al taglio netto del 50 per cento. Si parte dalle linee programmatiche del Pd che al punto 11 parlano di riduzione dei costi della politica ma senza entrare nei dettagli. La prima voce del risparmio riguarda la parte strutturale del problema, cioè il numero dei parlamentari.

Questa riforma comporta un intervento sulla Costituzione che dovrebbe portare i deputati da 630 a 470 e i senatori da 315 a 100. Ma anche sul finanziamento ai partiti bisogna intervenire. Le forze politiche, secondo la “rivoluzione” immaginata dal loft, devono conquistarsi le risorse principalmente attraverso investitori privati.

Questo finanziamento dev´essere trasparente, pubblicato su Internet e quindi visibile a tutti e sarà defiscalizzato. Una quota minore rimarrebbe pubblica. Perché è necessario invertire drasticamente la tendenza. Anche oggi i privati finanziano i partiti, ma in minimissima parte. Diciamo che quel tipo di fonte si affianca ai soldi pubblici. Bisogna rovesciare questa proporzione.

È evidente che questo sistema assesterebbe un colpo alla frammentazione. Solo o soprattutto i partiti più grandi, radicati sul territorio sarebbero in grado di attrarre risorse private.
Agli altri, i soldi pubblici garantirebbero il diritto di avere una base di partenza per crescere. Ma in una logica di self restraint, cioè di autolimitazione della politica, il rimborso elettorale andrebbe solo a chi accede al Parlamento. Non basterà più l´1 per cento.

Nel progetto è previsto il taglio netto dei consiglieri comunali e provinciali con un risparmio calcolato, a regime, di 200 milioni di euro. Per il capitolo delle consulenze istituzionali, dei contratti che riguardano la politica, nazionale e locale, la parola d´ordine è trasparenza: su un sito unico dovrebbero essere pubblicati tutti i contratti, i compensi, i nomi dei collaboratori.

Anche i candidati Democratici di queste elezioni dovranno rendicontare le loro spese sul web. Più in piccolo la proposta è anche razionalizzare alcune strutture amministrative di Camera e Senato: vanno unificati il servizio studi e la biblioteca. Come succede al Congresso degli Stati uniti, dove deputati e senatori si rivolgono alla stessa struttura. La stampa di partito verrebbe ancora finanziata attraverso il canale pubblico, ma non basteranno più solo due parlamentari per accedere ai finanziamenti.

Adesso il progetto di Veltroni è trasformare questo studio in un disegno di legge da presentare agli elettori. E trovare la formula per passare dalle promesse ai fatti, per rendere subito concreta la battaglia del Pd contro i costi della politica